29 Settembre 2025 - 10:12:40

di Tommaso Cotellessa

La musica è arte, non è intrattenimento.

Questa è la frase lanciata nella serata di ieri dai lavoratori del Teatro La Fenice di Venezia, sostenuti da un vasto pubblico di studentesse e studenti. L’occasione è stata l’evento organizzato dall’Esu, l’organo per la tutela del diritto allo studio di Venezia, assieme al Teatro La Fenice per le studentesse e gli studenti universitari di Venezia.

La Fenice è giovane“, questo il titolo dell’evento che è stato caratterizzato dalle musiche di Gustav Mahler dirette dal Maestro Giuseppe Mengoli. La Fenice, però, oltre a dimostrarsi giovane, si è dimostrata anche coraggiosa. Subito prima di dare il via al concerto, infatti, le lavoratrici e i lavoratori del teatro hanno dato lettura di un comunicato delle rappresentanze sindacali per chiedere la revoca della nomina, arbitraria e improvvisa, di Beatrice Venezi alla direzione del teatro. Una nomina decisa senza alcun confronto, che appare dettata più da logiche politiche e dal tentativo di imporre la tanto agognata egemonia culturale della destra, che da esclusive motivazioni di merito.

Sia ben chiaro, nessuno vuol dire che Venezi non sia all’altezza dell’incarico, né che non sia una notevole professionista. L’impressione è però quella, già percepita tante volte, di assistere al ripetersi di quel comportamento un po’ cameratesco dettato dalla rivalsa e dalla voglia di esercitare il potere. Dinanzi a comportamenti del genere c’è chi dice no. Lo hanno fatto i musicisti dell’orchestra, che hanno ribadito come la musica non abbia colore, genere né età. Perché la musica è arte, non intrattenimento. Niente più di questo gesto e di questa presa di posizione può rendere esplicito quello che qualche settimana fa provavo a scrivere sulle colonne di questo giornale. La cultura non è intrattenimento, è molto di più. Non è occupare posti, ma è confronto, identità condivisa, è una comunità che si riconosce nei suoi caratteri e su di essi dissente, discute e si confronta.

Quando tutto questo non avviene, bisogna vigilare e far sì che non si trasformi tutto in un pubblico imbambolato dinanzi a uno schermo. Ieri ero alla Fenice. Ho ascoltato la lettura del comunicato dei lavoratori, il grido di un contestatore e poi l’applauso scrosciante delle studentesse e degli studenti. Ho visto volare centinaia di volantini a sostegno dell’arte in quanto arte, libera e indipendente. Il mio pensiero è andato alla città dell’Aquila, al nostro anno mirabilis, quello che ci aspetta. Sarebbe bello che, da Capitale della Cultura, L’Aquila volasse come una Fenice, difendendo la sua identità, costruendosi sul libero confronto, alimentando la propria cultura a partire dal dissenso.

Solo così si potrà dar vita ad un progetto che segni la rinascita di una comunità e ne rappresenti l’essenza, l’alternativa sarebbe uno zapping di eventi di cui essere semplici spettatori, il sottofondo anonimo di una città inanimata. Sono certo che non sarà così, per questo parliamone e confrontiamo. Un’orchestra unita che dà il meglio di sé per dar vita ad un concerto strepitoso, questo è ciò che ho visto a Venezia questo ciò che desidero per L’Aquila.