Associazione "Antonio Gramsci – Abruzzo" su morti sul lavoro di Casalbordino
15 Settembre 2023 - 10:51:14
Si può morire di guerra anche se non sei in guerra. La Esplodenti Sabino
spa è una società specializzata nel recupero di tutte le tipologie di
munizioni convenzionali, sistemi d’arma, razzi, missili, testate
belliche, bombe aeree, mine navali, bombe di profondità, mine.
Un arsenale di guerra che viene accumulato per finalità civili. Sembra
un ossimoro, ma così non è. Avere a che fare con la guerra per scopi
civili, non la depotenzia, non la ingentilisce, non la sottrae alla sua
funzione primaria, causare morti. In quella fabbrica, per quelle
finalità civile inseguite per profitto, sono morti operai. Ieri, così
come nel dicembre 2020. Morti nell’ipocrisia sconcertante ed
inaccettabile delle istituzioni, che si domandano come sia potuto
accadere. La vera domanda è come sia potuto accadere che la Esplodenti
Sabino abbia potuto riaprire dopo la strage del 2020, prima ancora che
il processo per quella strage iniziasse. Come sia potuto accadere che il
Comitato Valutazione di Impatto Ambientale regionale abbia deciso di
fermarsi al mero screening preliminare. Accade dunque, in questo Paese,
in questa regione, che una fabbrica che maneggia materiale esplosivo di
origini belliche, sotto processo per la morte di tre operai dilaniati
dall’esplosione di quel materiale nel dicembre 2020, torni a maneggiare
esplosivi, torni ad essere palcoscenico osceno e tragico di altre morti.
Quell’atteggiamento, accondiscende e compiacente, delle istituzioni che
hanno sottovalutato la pericolosità di quella produzione e consentito
che la Esplodenti Sabino tornasse a “recuperare armi per finalità
civili”, ha tutto il sapore di una partecipazione consapevole o
irresponsabile alle attività della fabbrica. Se la magistratura dovesse
accertare la fondatezza delle ipotesi di reato ipotizzate, quella
partecipazione consapevole o irresponsabile avrebbe una definizione
precisa, complicità.
spa è una società specializzata nel recupero di tutte le tipologie di
munizioni convenzionali, sistemi d’arma, razzi, missili, testate
belliche, bombe aeree, mine navali, bombe di profondità, mine.
Un arsenale di guerra che viene accumulato per finalità civili. Sembra
un ossimoro, ma così non è. Avere a che fare con la guerra per scopi
civili, non la depotenzia, non la ingentilisce, non la sottrae alla sua
funzione primaria, causare morti. In quella fabbrica, per quelle
finalità civile inseguite per profitto, sono morti operai. Ieri, così
come nel dicembre 2020. Morti nell’ipocrisia sconcertante ed
inaccettabile delle istituzioni, che si domandano come sia potuto
accadere. La vera domanda è come sia potuto accadere che la Esplodenti
Sabino abbia potuto riaprire dopo la strage del 2020, prima ancora che
il processo per quella strage iniziasse. Come sia potuto accadere che il
Comitato Valutazione di Impatto Ambientale regionale abbia deciso di
fermarsi al mero screening preliminare. Accade dunque, in questo Paese,
in questa regione, che una fabbrica che maneggia materiale esplosivo di
origini belliche, sotto processo per la morte di tre operai dilaniati
dall’esplosione di quel materiale nel dicembre 2020, torni a maneggiare
esplosivi, torni ad essere palcoscenico osceno e tragico di altre morti.
Quell’atteggiamento, accondiscende e compiacente, delle istituzioni che
hanno sottovalutato la pericolosità di quella produzione e consentito
che la Esplodenti Sabino tornasse a “recuperare armi per finalità
civili”, ha tutto il sapore di una partecipazione consapevole o
irresponsabile alle attività della fabbrica. Se la magistratura dovesse
accertare la fondatezza delle ipotesi di reato ipotizzate, quella
partecipazione consapevole o irresponsabile avrebbe una definizione
precisa, complicità.