09 Ottobre 2025 - 18:57:09

di Martina Colabianchi

Ripartirà domani, nella corte d’Appello di Perugia, il processo per la strage di Rigopiano, l’hotel travolto il 18 gennaio del 2017 da una valanga che causò la morte di 29 persone. In programma alle 9 il processo
richiesto dai giudici della Cassazione che lo scorso 3 dicembre hanno parzialmente accolto l’impianto accusatorio della Procura Generale in riforma a quelle che erano state le sentenze di primo e secondo grado.

Il nuovo processo riguarderà dieci imputati, in particolare sei funzionari della Regione accusati di disastro
colposo. Gli altri quattro imputati, tra cui l’ex sindaco di Farindola, sono accusati di omicidio colposo, reato che, però, è ormai prossimo alla prescrizione. L’elemento nuovo, per questo procedimento, è quello della prevenzione. Secondo i giudici della Cassazione, i funzionari regionali avrebbero dovuto applicare la legge che li obbliga a redigere la carta localizzazione pericolo valanghe. Un documento che, sostengono i giudici, avrebbe potuto scongiurare sicuramente la tragedia, in quanto l’hotel sarebbe stato con ogni probabilità chiuso durante i mesi invernali.

Se la carta fosse stata applicata, secondo gli ermellini, l’hotel sarebbe potuto essere classificato come
a rischio valanghe, cosa che avrebbe comportato il divieto di accedervi oppure di utilizzare le strutture in esso presenti, «ovvero scrissero nelle motivazioni della sentenza – ne avrebbe imposto un uso disciplinato (limitato, per esempio, alle stagioni non invernali)».

Da qui la rimodulazione alla sentenza di secondo grado con la richiesta di un nuovo processo. I sei dirigenti coinvolti sono Carlo Giovani, Carlo Visca, Sabatino Belmaggio, Vincenzo Antenucci, Emidio Primavera e Pierluigi Caputi. A giudizio, ma per altri reati, anche l’ex sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, per il quale era stata annullata la sentenza di condanna, il tecnico comunale Enrico Colangeli e i due funzionari della Provincia di Pescara Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio.

Riguardo agli altri imputati, la Cassazione ha confermato l’assoluzione dell’ex prefetto Francesco Provolo e di un dirigente della Prefettura, Leonardo Bianco, dall’accusa di depistaggio, confermando la condanna per i delitti di omissione di atti d’ufficio e falso ideologico e confermato le condanne per l’ex gestore dell’hotel e per il geometra che aveva redatto la relazione allegata al permesso per la ristrutturazione dell’albergo stesso per i reati di falsità ideologica.