10 Ottobre 2025 - 12:33:06
di Tommaso Cotellessa
È iniziato oggi, davanti alla Corte d’Appello di Perugia, il processo d’appello bis per la strage di Rigopiano, nella quale, il 18 gennaio 2017, persero la vita 29 persone travolte da una valanga che distrusse l’hotel alle pendici del Gran Sasso.
La prima udienza è stata dedicata alla ricostruzione dei fatti e dell’iter giudiziario. Dopo la relazione introduttiva del giudice, che ha ripercorso le fasi della tragedia e i precedenti gradi di giudizio, la Corte ha fissato la prossima tappa del processo al 17 novembre, data in cui è prevista la requisitoria del sostituto procuratore generale Paolo Berlucchi. In quella sede potranno essere presentate eventuali istanze delle parti, che al momento non risultano depositate.
L’appello bis, disposto dalla Corte di Cassazione il 3 dicembre scorso, coinvolge dieci imputati. Sei di loro – Carlo Giovani, Carlo Visca, Sabatino Belmaggio, Vincenzo Antenucci, Emidio Primavera e Pierluigi Caputi – sono funzionari della Regione Abruzzo accusati di disastro colposo. Gli altri quattro imputati, tra cui l’ex sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, rispondono di omicidio colposo, reato tuttavia prossimo alla prescrizione.
La decisione della Cassazione, che ha parzialmente accolto le richieste della Procura generale, ha introdotto un elemento centrale di novità nel procedimento: la mancata prevenzione. Secondo i giudici supremi, i funzionari regionali avrebbero dovuto redigere la Carta di localizzazione del pericolo valanghe, documento previsto dalla normativa, che – se applicato – avrebbe potuto evitare la tragedia.
Gli ermellini hanno infatti sottolineato che, qualora l’hotel fosse stato correttamente classificato come struttura a rischio valanghe, ne sarebbe derivata la chiusura durante i mesi invernali o un utilizzo limitato a determinate stagioni, prevenendo così la permanenza di ospiti e personale nel periodo in cui si verificò la valanga.
Oltre ai sei dirigenti regionali, sono imputati anche il tecnico comunale Enrico Colangeli e i due funzionari della Provincia di Pescara Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio. Per l’ex sindaco Lacchetta, la sentenza di condanna di secondo grado era stata annullata con rinvio.
La Cassazione ha invece confermato l’assoluzione dell’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo e del dirigente Leonardo Bianco dall’accusa di depistaggio, confermando tuttavia le condanne per omissione di atti d’ufficio e falso ideologico nei confronti dell’ex gestore dell’hotel e del geometra che aveva redatto la relazione allegata al permesso di ristrutturazione della struttura.
Grande emozione e partecipazione anche oggi in aula: i familiari delle vittime, come in ogni udienza, erano presenti numerosi, indossando magliette con i volti dei loro cari scomparsi in quella che resta una delle pagine più dolorose della storia recente dell’Abruzzo.
Il processo proseguirà nelle prossime settimane, con l’attesa requisitoria del 17 novembre e, successivamente, con la decisione della Corte. L’auspicio dei familiari è che, dopo otto anni di attesa, si possa finalmente fare piena luce sulle responsabilità e rendere giustizia alle 29 vittime di Rigopiano.
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