12 Ottobre 2025 - 10:45:48
di Tommaso Cotellessa
C’è un’Italia che vive sospesa “a metà tra il cielo e la terra”: è quella delle montagne, 4.176 comuni che coprono quasi la metà del territorio nazionale. Custodi di paesaggi unici, culture antiche e biodiversità straordinaria, queste comunità rappresentano il cuore più fragile e autentico del Paese.
Eppure, per questa metà d’Italia, la Legge 12 settembre 2025, n. 131 a – «Disposizioni per il riconoscimento e la promozione delle zone montane» – a detta degli esponenti di Sinistra Italiana, rischia di essere, secondo molti osservatori, l’ennesima occasione mancata.
Il provvedimento nasce con dalla volontà di sostenere lo sviluppo delle aree montane attraverso un Fondo da 200 milioni di euro annui per il triennio 2025-2027. Sulla carta, una misura ambiziosa; ma per gli esponenti di Sinistra Italiana – AVS, si tratta dello stesso fondo istituito nel 2022, privo di qualsiasi incremento.
La novità introdotta dalla legge – fanno notare – anzi, rischia di ridurne l’efficacia: i fondi vengono suddivisi tra agevolazioni fiscali e risorse per le Regioni, che si troveranno quindi con meno disponibilità rispetto al passato.
«È un provvedimento che promette sviluppo ma nega le urgenze del nostro tempo – scrivono in una nota Fabrizio Giustizieri, segretario provinciale di Sinistra Italiana, e Francesco Cerasoli, membro della segreteria provinciale – Nessuna delle richieste di incremento è stata accolta, e ancora una volta la montagna italiana viene sostenuta con le briciole».
La critica principale riguarda la mancanza di una visione ambientale. Le aree montane stanno subendo in modo diretto e drammatico gli effetti della crisi climatica: scioglimento accelerato dei ghiacciai, riduzione della neve, siccità e dissesto idrogeologico. Nonostante ciò, la legge non prevede alcun piano di adattamento climatico, né interventi per la gestione delle acque o per la prevenzione dei rischi naturali.
Assenti anche riferimenti a strumenti ormai consolidati come le green communities, i contratti di foresta e di fiume, o le associazioni fondiarie, fondamentali per una gestione sostenibile e condivisa dei territori.
“La montagna è la prima vittima della crisi climatica, ma il governo continua a ignorarlo”, denuncia Sinistra Italiana, accusando l’esecutivo di “ostinato negazionismo climatico”.
Sul piano istituzionale, la legge non rafforza le comunità montane, già indebolite dalla scomparsa delle Province. La CIPRA (Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi) ha segnalato il mancato coinvolgimento delle comunità locali nella stesura del testo, un segnale che, secondo i critici, conferma la distanza tra centro e periferia.
Preoccupazioni emergono anche sul fronte dei servizi pubblici: l’articolo 8 apre infatti alla gestione privata dei servizi per l’infanzia, affidandoli al cosiddetto “sistema integrato” – laico o religioso. «Un’altra rinuncia al ruolo del pubblico nella costruzione di comunità resilienti» commentano da Sinistra Italiana.
Molto contestate anche le modifiche in materia di caccia. L’articolo 15 abroga il divieto di caccia lungo i valichi montani, introdotto nel 1992 per proteggere gli uccelli migratori nei loro passaggi più delicati.
«Dopo 33 anni, si potrà di nuovo sparare nei corridoi migratori alpini e appenninici», denunciano le 46 associazioni ambientaliste che avevano chiesto invano di stralciare la norma.
L’articolo 13, inoltre, introduce la possibilità di abbattimento dei lupi attraverso piani venatori regionali, una misura che, oltre a mancare di solide basi scientifiche, contraddice il principio di tutela dei grandi carnivori previsto dalle direttive europee.
«Il lupo svolge un ruolo fondamentale nell’equilibrio degli ecosistemi – ricordano gli esponenti di Sinistra Italiana – ma si preferisce ignorarlo per inseguire un consenso di breve periodo».
Paradossalmente, proprio mentre la politica sembra distogliere lo sguardo, le montagne italiane stanno vivendo un timido ritorno della popolazione: nel 2024 i comuni montani hanno registrato un saldo migratorio positivo di 100 mila persone.
Un segnale di speranza che, secondo Sinistra Italiana, la legge avrebbe dovuto cogliere per costruire politiche di lungo respiro, orientate alla giustizia territoriale e ambientale.
«La montagna non è un oggetto da amministrare né una vetrina turistica – conclude Giustizieri – È un luogo vivo, fragile, dove il futuro del Paese si misura nella capacità di trattenere le persone. Serve una visione che unisca sostenibilità, cooperazione e saperi locali. Questa legge, purtroppo, non la offre».
E citando lo scrittore Paolo Cognetti, Sinistra Italiana chiude con un invito alla riflessione:
«La montagna non è solo nevi e dirupi, creste, torrenti, laghi, pascoli.
La montagna è un modo di vivere la vita. Un passo davanti all’altro, silenzio, tempo e misura».