13 Ottobre 2025 - 11:05:42

di Redazione

Non ne esce bene l’Abruzzo nell’analisi presentata questa mattina a Milano nel corso della Settimana per l’Energia e la Sostenibilità e che stila la situazione circa la reperibilità di lavoratori green, ovvero figure professionali con un’elevata attitudine al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale.

Secondo Confartigianato è particolarmente critica in alcune regioni in cui si supera la media nazionale di irreperibilità. Tra queste proprio l’Abruzzo che si piazza al quinto posto insieme alle Marche con una percentuale di lavoratori green introvabili che si attesta al 53%. A precedere l’Abruzzo ci sono regioni blasonate che però in termini di green job non se la passano bene. La prima regione infatti dove trovare un lavoratore con competenze con attitudini simili è davvero difficile è il Trentino-Alto Adige dove la quota di lavoratori green introvabili tocca il 58%, seguita da Umbria (56,8%), Friuli-Venezia Giulia (56,6%) e Valle d’Aosta (56,4%).

Dato decisamente particolare se si considera che escluso l’Abruzzo e l’Umbria si tratta della parte di paese che sotto questo profilo dovrebbe essere più performante anche se evidentemente questo lo è solo nell’immaginario collettivo.

Dalle regioni alle province dove il più alto tasso di irreperibilità di lavoratori green vede invece in testa la Provincia Autonoma di Trento (58,4%), seguita da Cuneo (58,3%), Bolzano (57,7%), Belluno, Perugia, Pordenone e Udine (tutte con il 57,2%), Biella (57,1%), Arezzo (57%), Lecco, Rovigo e Valle d’Aosta (tutte al 56,4%) chiude L’Aquila e Como con 56,3% e Macerata con il 56,1%. L’Abruzzo è fanalino di coda, in questo caso fortunatamente anche se c’è poco da gioire nella classifica che riguarda la difficolta delle micro e piccole imprese nel reperire manodopera green attestandoli al 59.3% e preceduta da Friuli-Venezia Giulia che addirittura tocca il 65,4%, il Trentino-Alto Adige con 64,1, l’Umbria, il Piemonte e Valle d’Aosta parimerito al 60,7% ed il Veneto con il 60,1%.

«Il rischio – avverte il presidente di Confartigianato Marco Granelli è di avere una transizione verde senza lavoratori green».

Secondo Confartigianato la situazione è ancora più allarmante per le micro e piccole imprese e per il settore artigiano. Lo scorso anno le piccole imprese hanno previsto l’assunzione di 1.616.460 lavoratori con competenze green, ma oltre la metà – il 55,6%, pari a 899.040 unità – sono stati di difficile reperimento. In particolare, nelle imprese artigiane, su 235.420 lavoratori green da assumere, ben 148.030 (il 62,9%) sono risultati introvabili.

Le regioni in cui le micro e piccole imprese segnalano le maggiori difficoltà nel reperire manodopera green sono Friuli-Venezia Giulia (65,4%), Trentino-Alto Adige (64,1%), Umbria (63,2%), Piemonte-Valle d’Aosta (60,7%), Veneto (60,1%) e Abruzzo (59,3%).   Secondo Granelli “Stiamo lasciando scoperti centinaia di migliaia di posti di lavoro che rappresentano un’opportunità straordinaria per i giovani e per la competitività del nostro Paese.

«La sostenibilità non è solo una scelta etica, ma un’opzione strategica di crescita economica, che oggi viene frenata dalla carenza di competenze E rilancia l’urgenza di un’alleanza stabile tra scuola, formazione tecnica e mondo del lavoro. «Serve una riforma della formazione tecnica e professionale che metta l’ambiente e l’efficienza energetica al centro dei programmi scolastici, rafforzando i percorsi di istruzione duale e di apprendistato».

Confartigianato rinnova anche l’appello a potenziare le politiche attive per il lavoro, con incentivi mirati all’assunzione di giovani formati su temi di efficienza energetica, energie rinnovabili, edilizia sostenibile, gestione dei rifiuti e digitalizzazione dei processi produttivi.