20 Ottobre 2025 - 16:21:51

di Marco Giancarli

Dopo 6 anni di udienze, e a 8 dai fatti, si è chiuso con 10 assoluzioni per altrettanti imputati il maxi processo davanti al tribunale di Teramo, epilogo dell’inchiesta aperta nel 2017 quando scoppiò l’emergenza legata a un problema di potabilità dell’acqua del Gran Sasso, il cui uso venne bloccato per diversi giorni in 32 comuni del Teramano. Il giudice monocratico Claudia Di Valerio ha assolto tutti gli imputati, tra cui gli ex vertici dell’Istituto di fisica nucleare del Gran Sasso, Strada dei Parchi e Ruzzo Reti.

Ai dirigenti veniva contestata una serie di reati, che sintetizzavano l’inerzia nelle azioni necessarie a mettere in sicurezza le acque del Gran Sasso, nei pressi delle cui sorgenti convivono in un ‘condominio impossibile’ – come definito da molti tecnici -, sia i Laboratori dell’Infn che l’autostrada e la società acquedottistica Ruzzo che rifornisce il Teramano.

Una sentenza che Sdp definisce «netta, che sgombra definitivamente il campo dalle gravi accuse di aver sottovalutato il pericolo di inquinamento e riafferma che la concessionaria Strada dei Parchi e i suoi manager hanno sempre operato, nell’espletamento delle attività oggetto della concessione, nel più scrupoloso rispetto delle prescrizioni e della normativa in materia ambientale».

Sempre Sdp afferma come «questa sentenza, di cui si attendono le motivazioni, è coerente con l’assunto che Strada dei Parchi, pur avendo messo in atto nel corso degli anni tutti i possibili controlli e gli interventi per mitigare il rischio di incidenti, non ha mai avuto il potere di intervenire sulla sicurezza del sistema idrico del Gran Sasso con opere di impermeabilizzazione. Si tratta infatti di un’attività estranea alla convenzione con il Ministero concedente che non è mai rientrata nel perimetro delle sue responsabilità, come già chiarito al tempo della costruzione delle gallerie da un parere del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e ribadito in più occasioni, anche nel corso del procedimento giudiziario, dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti».

Non si è fatto attendere il commento del Wwf Abruzzo, parte civile in questo procedimento penale e che in una nota ha detto: «Una decisione che pone fine, dopo oltre otto anni di rinvii e ritardi, a un processo atteso da migliaia di cittadini e che riguardava la sicurezza di una delle risorse più preziose e fragili del nostro territorio. Pur in attesa di leggere le motivazioni della sentenza, il Wwf non nasconde la profonda amarezza per un verdetto che lascia senza risposte una comunità intera e getta un’ombra sull’effettiva capacità del nostro sistema di garantire la tutela ambientale».