24 Ottobre 2025 - 13:33:12
di Tommaso Cotellessa
Una cerimonia all’insegna della legalità, dell’abnegazione, della trasmissione di nobili valori e della speranza verso il futuro, questi i principi che hanno animato la cerimonia di consegna del 33esimo Premio Nazionale Paolo Borsellino, accolta in una cornice degna dei valori sopracitati, ovvero l’Auditorium della Guardia di Finanza dell’Aquila.
Un’occasione per riconoscere l’impegno e il coraggio di chi ogni giorno si batte e si spende per la legalità attraverso il proprio lavoro, la propria vocazione e la propria vita, ma anche un veicolo per traformare questo impegno in una testimonianza da tramandare alle generazioni future. Tanti i giovani che hanno affollato l’auditorium avendo così l’opportunità di incontrare e ascoltare le numerose figure premiate.

Fra i premiati figurano illustri personalità che si battono nel quotidiano per mantenere la legalità nel nostro paese, fra questi: il comandante generale della Guardia di Finanza, Andre De Gennaro, in prima linea nella lotta alla criminalità economica e al narcotraffico; il direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza Vittorio Rizzi, noto per aver risolto il celebre cold case del delitto dell’Olgiata; il capo della Protezione Civile e commissario straordinario del Governo, Fabio Ciciliano, che ha coordinato numerose emergenze nazionali e internazionali; il Prefetto di Roma ed ex capo della Polizia, Lamberto Giannini, esperto in antiterrorismo; il questore di Roma e dirigente generale della Pubblica Sicurezza, Roberto Massucci, che vanta una lunga carriera dedicata alla sicurezza e alla gestione dei grandi eventi; e ancora il procuratore capo della Repubblica di Bologna, Paolo Guido, magistrato esperto nella lotta alla criminalità organizzata; il procuratore di Vercelli, Ilaria Calò, che ha coordinato l’operazione “Alba Nuova”; ma anche il procuratore capo della Repubblica di Viterbo, Mario Palazzi, che ha coordinato operazioni decisive contro la criminalità organizzata autoctona romana. Fra i premiati anche il sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, Annamaria Frustaci, che ai nostri microfoni ha sottolineato l’importanza di questo rinascimento sottolineandone l’alto valore: «È un riconoscimento che spinge a dare il massimo per meritarlo. Viviamo un momento molto delicato, in particolare per le giovani generazioni, è dunque importante fornire esempi positivi che invitino a raccogliere il messaggio di Paolo Borsellino e realizzare i suoi propositi»
Oltre ai premi specificamente dedicati all’impegno sul fronte della legalità, intesa in senso stretto, le onorificenze sono state riconosciute anche a figure in in diversi ambiti hanno contribuito a diffondere una cultura della legalità.

Sul versante dell’economia è stato premiato il professore e presidente della Fondazione Pescarabruzzo, Nicola Mattoscio, che è stato premiato «per la sua lunga carriera accademica, contraddistinta da rigore scientifico e da contributi originali alla ricerca economica, e per aver promosso con la Fondazione Pescarabruzzo numerose iniziative di sostegno e solidarietà ai più bisognosi – tra cui la Cittadella dell’Accoglienza, il Campus per Studenti Jacques Delors e la Settimana della Solidarietà – oltre che per l’instancabile impegno nella diffusione della cultura, della formazione e della responsabilità sociale».
Nell’ambito del lavoro il premio è stato conferito a PierPaolo Bombardieri, segretario Generale della Uil, per il suo impegno è rivolto alla promozione di un lavoro dignitoso, alla tutela dei diritti dei lavoratori e allo sviluppo economico sostenibile
Attenzione è stata riservata anche al tema della cultura, con l’assegnazione del Premio Borsellino al sacerdote, filosofo e docente universitario Don Luigi Epicoco, il quale ha commentato questo riconoscimento definendolo come un invito a non abbassare mai il tiro nel proprio ambito di azione. «Una persona come Paolo Borsellino ci invita sempre non alle parole vuote ma alla testimonianza» ha dichiarato Epicoco.
Fra i premiati anche l’associazione antimafia per il consumo critico antiracket AddioPizzo, così come il presidente del Parlamento della Legalità internazionale, Nicolò Mannino, e Daniel Sorza, un giovane che attraverso i suoi scatti valorizza l’atteggiamento di gratitudine nei confronti delle forze dell’ordine.

Non poteva mancare una categoria dedicata al giornalismo e a quelle figure che attraverso la dignità dell’informazione si spendono per la legalità. Per questo motivo il premio è stato consegnato anche a Attilio Bolzoni, giornalista e scrittore che ha raccontato per oltre 40 anni la mafia siciliana e la lotta dello Stato, seguendo da vicino le vicende di Falcone e Borsellino; ma anche a Gaia Tortora, vicedirettrice del TG La7 e conduttrice di Omnibus da sempre impegnata nella comunicazione d’inchiesta e nella riflessione civile.
La giornalista è stata premiata dal presidente del Consiglio regionale Lorenzo Sospiri, che ha detto: «È un vero onore e una grande emozione essere qui oggi. Il Premio nazionale Paolo Borsellino è stato riconosciuto con legge regionale, perché volevamo divenisse patrimonio della Regione. Ogni anno il Premio cresce, per l’Abruzzo oggi è una giornata molto importante ed è per noi un grande onore avervi con noi e contribuire alla riuscita di queste giornate dedicate alla cultura della legalità».
Fra i giornalisti premiati anche la caporedattrice e anchor di Sky TG24, Tonia Cartolano, che ha raccontato i più drammatici eventi nazionali – dal terremoto in Abruzzo al crollo del ponte Morandi – e le crisi internazionali più delicate, tra Afghanistan, Libano, Kosovo e Libia.
Un premio è stato anche conferito a Bruno D’Alfonso, figlio dell’appuntato dei Carabinieri Giovanni D’Alfonso, ucciso dalle Brigate Rosse nel 1975, che è riuscito a far riaprire il caso, portando all’individuazione del presunto responsabile.
Ospite d’onore dell’evento è stato Manfredi Borsellino, figlio del giudice Paolo Borsellino, che si è fatto portatore di una viva eredità morale lasciata da Borsellino. Un’eredità che chiama ognuno di noi a camminare, alzarsi in piedi e rendersi degni di esserne portatori.
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