28 Ottobre 2025 - 17:29:24

di Redazione

Preoccupa lo stato di salute e igiene di un gruppo di oltre venticinque richiedenti asilo che, da dieci giorni, dormono all’aperto nel capoluogo abruzzese.

Alcuni presentano ferite, irritazioni sulla pelle e prurito diffuso, sintomi riconducibili alla scabbia, ma nessuna diagnosi, in quanto non hanno accesso a visite mediche.

Tra loro c’è Usama, 24 anni, originario del Pakistan. Mostra una cicatrice sull’addome lunga circa 15 centimetri, conseguenza, secondo il suo racconto, di un’aggressione subita lungo la rotta balcanica. In Serbia alcune persone avrebbero tentato di rapinarlo; nella fuga è stato accoltellato, secondo quanto riferisce all’Ansa.

È stato medicato con punti di sutura e ha ripreso il viaggio. In Bosnia riferisce altre aggressioni e presenta segni compatibili con morsi di cani utilizzati nei controlli di frontiera. Accanto a lui ci sono Rashed e Hamza, 27 anni. Quest’ultimo dichiara di aver impiegato cinque anni per arrivare in Europa. Con loro anche Azil, 45 anni, che si muove con un bastone per problemi alla gamba. Il percorso complessivo di Usama sarebbe durato quasi sette anni attraversando Pakistan, Iran, Turchia, Grecia, Serbia, Bosnia, Croazia, Slovenia.

Nel gruppo c’è anche un giovane proveniente dalla Somalia, che mostra lesioni cutanee e, come gli altri, dorme all’aperto. «Abbiamo un problema nel nostro Paese. Siamo venuti qui per chiedere aiuto», afferma. Altri provengono dall’Afghanistan. Durante la notte non possono sostare davanti alla Prefettura: il personale di sicurezza li invita ad allontanarsi. La notte la passano nei parchi o in edifici abbandonati. Il numero dei migranti è destinato ad aumentare nel giro di qualche giorno, secondo quanto si è appreso.

L’associazione Fraterna Tau, cui fa capo la Mensa di Celestino nell’area di piazza d’Armi e che, in questi giorni, sta fornendo pasti e docce al gruppo di migranti richiedenti asilo arrivati in città, segnala l’assenza di un dormitorio pubblico nel capoluogo.

«Possiamo accoglierli durante il giorno, ma la notte non abbiamo più spazi. È un’esigenza che poniamo da anni», afferma Paolo Giorgi, presidente dell’associazione la cui sede è nella periferia ovest dell’Aquila, un punto peraltro impegnativo da raggiungere a piedi dal centro storico, dove si trova la sede del palazzo di Governo.

Secondo Giorgi, si tratta per lo più di migranti provenienti da paesi come Afghanistan e Pakistan, arrivati in Italia dopo lunghi spostamenti via terra attraverso la rotta balcanica.

«Sono migranti di terra. Viaggiano per anni attraversando diversi Paesi», spiega. Giorgi evidenzia anche un aumento progressivo del numero delle persone assistite: «Arrivano qui per passaparola. Sanno che a L’Aquila c’è una rete di associazioni che può aiutarli e una Questura che lavora in tempi brevi rispetto ad altre realtà nella penisola, ma senza un dormitorio pubblico la città non ha strumenti operativi per gestire situazioni come questa. Abbiamo proposto molte volte al Comune di metterci a disposizione alloggi del progetto Case per l’accoglienza. Lo faremmo gratuitamente».

Tra i primi a esprimere preoccupazione anche il giornalista Diodato Salvatore, che ha raccolto testimonianze e storie dei migranti. «La situazione è molto preoccupante»; ha dichiarato. Salvatore riferisce di aver contattato la Prefettura e la Caritas: «Mi hanno detto che i posti nei Cas sono esauriti al momento».