30 Ottobre 2025 - 10:33:29
di Tommaso Cotellessa
Micro telecamere piazzate all’interno di appartamenti come occhi puntati sugli ignari inquilini. È la vicenda inquietante emersa a L’Aquila, in un edificio situato nella periferia della città, dove diversi alloggi erano stati affittati a studenti universitari e ad allievi della Scuola ispettori e sovrintendenti della Guardia di Finanza.
Le microcamere con trasmettitore wireless, abilmente nascoste, erano state collocate in vari ambienti delle abitazioni, in alcuni casi persino nelle camere da letto.
A far emergere la vicenda è stata una studentessa fuori sede, che si è accorta di uno strano riflesso nello specchio del bagno: dietro di esso si celava una delle microcamere. Dopo la sua denuncia, presentata lo scorso 27 ottobre alla Squadra Volante, ne sono seguite altre due, portando la Procura della Repubblica ad aprire un fascicolo d’indagine per violazione della privacy.

Dopo un’attenta valutazione dei fatti raccontati dalla ragazza le forze dell’ordine hanno avviato immediatamente le indagini. Lunedì scorso gli agenti, su autorizzazione del magistrato di turno, hanno effettuato una perquisizione, anche informatica, a carico del proprietario di casa, un aquilano di 56 anni.
Le operazioni di perquisizione – come riferito dalla Polizia di Stato – hanno consentito di cristallizzare schiaccianti elementi probatori a carico dell’uomo, proprietario, oltre dell’appartamento in cui alloggiava la giovane, anche di tutti gli altri appartamenti ubicati nello stesso condominio.
L’analisi degli agenti ha fatto emergere che sul cellulare dell’uomo risultava installata un’applicazione che gli permetteva di gestire e visualizzare le telecamere installate nel bagno della ragazza e di numerose altre telecamere, installate negli altri appartamenti.
Pertanto la perquisizione è stata estesa a tutte le abitazioni dello stabile arrivando così ad individuare altre decine di micro telecamere celate nei bagni dei diversi appartamenti.
L’uomo è stato trovato in possesso di ulteriori telecamere, ancora negli imballaggi e pronte per essere installate. I dispositivi sono stati rinvenuti nell’autovettura, nell’abitazione e nel garage dell’uomo, unitamente ad ottantamila euro in contanti, presumibilmente proventi delle attività illecite.
Alla luce di quanto emerso, l’uomo è stato deferito all’Autorità Giudiziaria ai sensi dell’articolo 615 bis C.P. (interferenza illecita nella vita privata), anche se non si esclude che le successive risultanze investigative possano aggravare la posizione dello stesso.
L’attività investigativa procederà per accertare se le sistematiche illegali condotte dell’uomo, tese a procurarsi indebitamente immagini attinenti alla vita privata di soggetti inconsapevoli, siano state poste in atto in altre occasione e in anni passati, anche allo scopo di individuare la presenza di ulteriori vittime.
Un altro punto da chiarire riguarda l’uso delle immagini riprese: gli investigatori dovranno verificare se siano state semplicemente registrate o addirittura diffuse online, magari su social network o siti web, all’insaputa delle vittime.

Si tratta di un’indagine complessa che potrebbe coinvolgere non solo gli inquilini degli appartamenti, ma anche i loro ospiti, amici e conoscenti che nel tempo hanno frequentato le abitazioni finite sotto sorveglianza.
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