30 Ottobre 2025 - 10:36:04

di Redazione

Lo stabilimento della Marelli di Sulmona è stato al centro, lo scorso 21 ottobre di un nuovo tavolo al Ministero dell’Impresa e del Made in Italy (MIMIT) per un aggiornamento sulla procedura di ristrutturazione del debito (Chapter 11) intrapresa dall’azienda i nei mesi scorsi.

Lo comunica la Fiom Cgil della provincia dell’Aquila.

«La procedura prevede che entro gennaio 2026 il piano industriale complessivo di Marelli debba essere presentato alla Corte dello stato americano del Delaware dove è stata avviata la proceduta del Chapter 11, e l’azienda ha precisato che fino a quel momento nulla è dato sapere sugli effetti di questo piano sugli stabilimenti italiani – precisa il sindacato – Marelli ha ribadito che lo stabilimento peligno non può “aspirare” a produrre per clienti diversi da Stellantis perché a detta dell’azienda “non conviene esportare le traverse in lamierato”. Su questo punto vorremmo capire come fa, allora, a risultare conveniente produrre in India i bracci in lamierato per la ex Sevel e per la Polonia, quando potrebbero essere comodamente prodotti a Sulmona».

«Abbiamo inoltre dovuto registrare che è in atto un incredibile rimpallo di responsabilità tra Stellantis e Marelli riguardo allo stato e alle prospettive per lo stabilimento sulmonese della Marelli – sottolineano – E mentre si cerca di stabilire di chi sia la colpa della crisi dello stabilimento peligno, si passa da un incontro all’altro senza che venga avanti alcuna ipotesi di rilancio del sito, il cui declino invece progredisce senza interruzioni. Infatti l’azienda ha informato che non è possibile riportare all’interno dello stabilimento quelle produzioni che sono andate verso ditte esterne perché Stellantis avrebbe risposto negativamente a una richiesta di supporto, e, a domanda esplicita di conoscere i volumi relativi alla prosecuzione delle produzioni dei bracci in ghisa per il Ducato Messico, i rappresentanti Marelli hanno risposto che di questo si parlerà in altra sede, quando in sede locale sempre rappresentanti aziendali avevano detto che se ne sarebbe parlato in occasione dell’incontro presso il MIMIT. Ma quindi qual è la sede per ricevere risposte concrete?»

«Tutto questo la dice lunga sulle ombre fosche che si stanno addensando sulla più grande industria manifatturiera della valle peligna. Infine, visto che l’azienda è abilissima a infiocchettare alcune questioni, ci tocca fare chiarezza sul cosiddetto investimento sul “miglioramento del processo” messo in atto nello stabilimento Marelli di Sulmona. Il decantato investimento è consistito non già nell’ammodernamento, che chiediamo da tempo immemore, degli ormai datati impianti produttivi, ma nell’inserimento di una fase di cernita ad opera di una ditta esterna che, una volta che i pezzi sono stati prodotti nei suddetti vetusti impianti con tutti i costi annessi e connessi, è chiamata unicamente a scartare quelli difettosi prima dell’invio finale al cliente».

«Ma perché è stata fatta questa scelta invece di mettere mano in modo più lungimirante agli impianti e migliorarne l’efficienza e la qualità? Prendendo in parola l’azienda, ora ci aspettiamo una tempestiva convocazione in sede locale per fare chiarezza su volumi produttivi, tempi, investimenti relativi al Ducato Messico, e non accetteremo strumentali rimandi ad altri tavoli», concludono.