01 Novembre 2025 - 16:58:02
di Tommaso Cotellessa
Prima l’appello lanciato su Facebook poi l’iniziativa di piazza. Così è nata la mobilitazione per chiedere la ricostruzione di Palazzo Carli, già sede dell’Università dell’Aquila, la prima d’Abruzzo, esempio dei grandi edifici della cultura ridotti ancora ad oggi, a 16 anni dal sisma, ad un cumulo di macerie.
A sollecitare un’azione pubblica che riportasse all’attenzione delle cronache lo stato di abbandono in cui verte lo storico edificio è stato l’ex rettore dell’Università degli Studi dell’Aquila Ferdinando Di Orio, il quale aveva affidato ai social la sua proposta di un flash mob dinanzi al palazzo che si affaccia su piazza Vincenzo Rivera, in pieno centro storico. Una proposta che è stata accolta con entusiasmo e piena disponibilità da un gruppo di persone che questa mattina si sono recate sul posto per chiedere la ricostruzione e la valorizzazione di un luogo di estrema importanza per la cultura cittadina.
Nel corso del flash mob il professor Di Orio ha ricostruito la storia di questo straordinario palazzo e evidenziando l’alto valore che ha avuto per la storia aquilana.
Gli attivisti hanno poi deciso di costituire un vero e proprio comitato di cittadini pronti a porre in essere tutte le iniziative necessarie a richiedere il restauro di quella che può essere considerata la culla dell’istituzione più importante della città, la grande Università dell’Aquila.
L’obiettivo è quello di segnalare alle istituzioni l’importanza di ricostruire e riconsegnare a cittadine e cittadini, alle giovani generazioni i luoghi della storia locale.
«Il centro storico dell’Aquila deve riappropriarsi dei luoghi pubblici, spazi da sempre della cultura e della conoscenza, scuole ed università, spazi delle istituzioni che hanno fatto grande la nostra Città. Abbandonare alla decadenza ed alla dimenticanza queste vestigia del passato contribuisce al triste ridimensionamento del nostro Capoluogo di Regione che recentemente con il declassamento dell’Ufficio delle Dogane a vantaggio di Pescara, ha subito un duro colpo dal governo Meloni».
«Se saremo davvero capitale della cultura 2026 – prosegue la nota – non dipenderà da qualche spettacolo in più, ma dipenderà soprattutto dal saper offrire una identità culturale forte e radicata nei suoi luoghi e spazi».
I cittadini assicurano, inoltre, che quello di questa mattina rappresenta solamente il primo di una serie di iniziative volte a sollecitare tutte le istituzioni a riconsegnare alla città gli spazi storici e simbolici della città, a partire da Palazzo Carli.
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