06 Novembre 2025 - 11:30:29
di Martina Colabianchi
In Abruzzo sono circa 2000 gli addetti del settore farmaceutico privato, in sciopero per chiedere una riapertura delle trattative che porti a un rinnovo contrattuale soddisfacente.
I sindacati e i lavoratori della regione hanno infatti aderito allo sciopero nazionale proclamato da Filcams Cgil CGIL, Fisascat Cisl e Uuiltucs Uil, con un presidio molto partecipato davanti al palazzo dell’Emiciclo, sede del Consiglio regionale.
Approfittando di una giornata ricca di commissioni, lavoratori e sindacati hanno chiesto di essere ascoltati dal presidente del Consiglio e dai gruppi consiliari per manifestare la volontà di vedere riconosciuti maggiori diritti.
La mobilitazione segue alla rottura della trattativa per il rinnovo del Contratto Nazionale di Lavoro, già scaduto lo scorso 31 agosto 2024.

«Il punto critico è l’aspetto salariale perché Federfarma vuole riconoscere solo 180 euro nel corso di tre anni, cifra che per noi non è assolutamente accettabile perché non va a coprire i costi dell’inflazione cresciuta nei tre anni trascorsi, e di quelli futuri – spiega Vincenzo Quaranta, segretario Filcams Cgil Teramo -. Ma qui si parla soprattutto di un’associazione datoriale che non rispetta queste figure, questi lavoratori che da sempre portano avanti le farmacie e che negli ultimi anni, soprattutto dal Covid in poi, con la farmacia dei servizi, hanno visto le loro mansioni incrementarsi, quindi fanno molti più servizi, molte più ore di lavoro senza un riconoscimento vero né delle professionalità, né dei diritti soprattutto per quanto riguarda la gestione del tempo vita-lavoro e sotto l’aspetto salariale. In pochi oggi si aspettavano di vedere farmacisti e farmaciste in piazza, ma ce l’abbiamo fatta».
I sindacati chiedono, quindi, che Federfarma si sieda di nuovo ad un tavolo rispettando le associazioni sindacali e i lavoratori che rappresentano. Il ruolo del farmacista è profondamente mutato negli ultimi anni, con una richiesta di maggiore professionalità e mansioni che si traducono in impegni e orari di lavoro sempre più gravosi per tutto il personale.

«Le problematiche più importanti sono sicuramente l’aumento delle mansioni e un contratto che non riconosce questo aumento – spiega Daniele Rao, farmacista -. C’è una vera e propria fuga dalla professione, per cui noi oggi siamo qui per salvare il nostro impiego e la storia del farmacista. A noi è riconosciuto un contratto di tipo commerciale per un lavoro che, sì, ha molto del commerciale, ma anche molta formazione dietro. Noi siamo personale laureato, qualificato, che ha investito il proprio tempo ed il proprio denaro per qualificarsi ed avere un certo tipo di riconoscimento. Ad oggi questo non c’è, chiediamo quindi l’adeguamento ad un contratto di tipo sanitario, anche perché siamo intesi come personale sanitario territoriale di prima necessità. Il Covid ce lo ha dimostrato, ma ancora non ci viene riconosciuto».
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