06 Novembre 2025 - 19:40:05

di Vanni Biordi

Il Servizio Idrico Integrato abruzzese si avvia verso una svolta potenzialmente epocale.

Le Commissioni consiliari regionali Bilancio e Territorio si sono riunite in seduta congiunta per l’esame del Progetto di Legge di iniziativa del Presidente del Consiglio, Lorenzo Sospiri, e della Vicepresidente, Marianna Scoccia, volto a modificare la fondamentale legge regionale del 12 aprile 2011, la numero 9, “Norme in materia di Servizio Idrico Integrato della Regione Abruzzo”. Un’iniziativa che interviene in un settore fondamentale, da anni al centro di dibattiti e critiche per l’eccessiva frammentazione della gestione e le persistenti criticità sulla rete, specialmente in termini di dispersioni idriche e investimenti.

La proposta di legge mira a una drastica riorganizzazione del Servizio Idrico. La sua portata è riassunta nell’obiettivo di passare dagli attuali sei, o più, soggetti gestori, a seconda delle diverse interpretazioni e suddivisioni precedenti, a una formula di gestione più snella. Anche se l’Abruzzo è formalmente costituito come Ambito Territoriale Ottimale Unico Regionale sin dal 2011, la gestione è rimasta nei fatti divisa in una pluralità di sub-ambiti, spesso coincidenti con le singole province o loro porzioni, affidata a diverse Aziende Speciali per il Servizio Idrico.

Il DDL Sospiri-Scoccia interviene con l’intento di razionalizzare la governance, prevedendo la ridefinizione dei confini di questi sub-ambiti, secondo alcune anticipazioni, si mirerebbe a due grandi aree gestionali, o comunque la chiara indicazione verso una forte concentrazione dei soggetti operativi. Un processo che, se attuato, rappresenterebbe un passo decisivo verso una gestione unitaria ed efficiente dell’intero ciclo dell’acqua, dalla captazione alla depurazione.

Al centro della discussione in Commissione l’attesa audizione del Presidente di ERSI Abruzzo, l’Ente Regionale per il Servizio Idrico Integrato. L’ERSI, organismo tecnico e di controllo, gioca un ruolo chiave, in quanto è l’ente demandato alla regolazione tariffaria, alla pianificazione degli investimenti e alla vigilanza sulla qualità e l’efficienza del servizio.
Il contributo dell’ERSI è fondamentale per due ragioni:

L’Ente dovrà fornire una valutazione sulla sostenibilità finanziaria e sulla fattibilità tecnica del nuovo assetto. La riduzione dei gestori non è solo un atto politico-amministrativo, ma una complessa operazione che richiede la fusione o l’accorpamento di bilanci, asset e personale, garantendo al contempo che non vengano pregiudicati i servizi, specialmente nelle aree interne e montane.
Sarà la Giunta Regionale, su proposta tecnica proprio dell’ERSI, a definire i criteri fisici, demografici e tecnici per la delimitazione dei nuovi sub-ambiti. Una decisione delicatissima che dovrà bilanciare economie di scala, maggiore efficienza, e prossimità territoriale, cioè una migliore conoscenza e gestione della rete locale.

La posta in gioco è altissima. L’Abruzzo, regione ricca di risorse idriche, sconta un tasso di perdite in rete tra i più elevati d’Italia. Il successo della riforma si misurerà sulla capacità del nuovo modello di attrarre e spendere in modo efficace i fondi disponibili, in primis quelli del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che stanziano risorse ingenti proprio per la digitalizzazione e la riduzione delle perdite.
Il PDL, secondo quanto emerso, prevede anche l’introduzione di termini stringenti per la ridefinizione operativa e l’adeguamento statutario degli enti, con l’assegnazione di poteri sostitutivi in capo al Presidente della Giunta in caso di inerzia. Un segnale chiaro della volontà politica di accelerare i tempi e superare le resistenze che hanno spesso rallentato i processi di riorganizzazione in passato.
L’esame congiunto delle Commissioni Bilancio e Territorio sottolinea la duplice natura della riforma. Di fatto è un provvedimento che incide sull’assetto territoriale ma che ha un impatto diretto sulla finanza pubblica e, non meno importante, sulle tariffe che i cittadini dovranno pagare per un servizio di qualità. La strada è tracciata, ma il dibattito si preannuncia acceso e ricco di risvolti politici e tecnici. Il futuro dell’acqua in Abruzzo passa da questa aula.

L’iniziativa Sospiri-Scoccia affronta il tema più spinoso per l’Abruzzo: la gestione di un bene primario, l’acqua. L’attuale frammentazione, con diverse autorità in campo, non è solo una palla al piede burocratica, ma un freno concreto agli investimenti strutturali e una causa non secondaria di inefficienze e, in ultima analisi, di spreco della risorsa.

La mossa di concentrare la gestione, probabilmente riducendo i gestori a due grandi utility, una per l’area costiera/settentrionale e una per l’area interna/meridionale, per esempio, sebbene i dettagli debbano essere formalizzati, è logica da un punto di vista industriale. Solo attraverso le economie di scala e una maggiore capacità di indebitamento, e quindi di investimento, si potrà davvero mettere mano al dramma delle condotte colabrodo.
Il rischio, però, è che il processo di accorpamento diventi una mera operazione finanziaria o politica, perdendo di vista la dimensione sociale. È essenziale che l’ERSI, nel definire i nuovi ambiti, garantisca la tutela delle comunità locali e, soprattutto, che gli ingenti investimenti promessi si traducano in una diminuzione delle perdite e in una stabilità tariffaria a beneficio dei cittadini, e non solo in un consolidamento di potere per pochi soggetti.

L’acqua è politica nel senso più alto del termine: una scelta sul futuro del territorio e un banco di prova sulla capacità di governo della Regione. Non si perda questa occasione per mera inerzia o calcoli di bottega.