06 Novembre 2025 - 19:44:00
di Vanni Biordi
Fra SUV e due ruote: una scia di sangue e lamiere che collega Lanciano, Pescara e L’Aquila. La distrazione, primo imputato, disegna un quadro sociale inquietante.
La giornata di ieri in Abruzzo ha avuto il sapore amaro del bollettino di guerra. Nessun conflitto armato, ma una guerra quotidiana sulla strada, combattuta a colpi di distrazione, eccesso di sicurezza e, troppo spesso, con conseguenze drammatiche.
La sequenza di incidenti registrati fra la costa e l’entroterra, da Lanciano a L’Aquila passando per Pescara e Spoltore, non è una semplice coincidenza statistica, ma il sintomo di una patologia sociale della guida che richiede un’analisi urgente e impietosa. Le notizie si susseguono in un macabro fil rouge.
A Lanciano, un uomo anziano di 87 anni è stato investito mentre svoltava a sinistra, coinvolto in uno scontro con un SUV in via Per Treglio. Non è un caso isolato. Pochi minuti dopo, a Pescara, tra via Socrate e via dei Peligni, una ragazza in sella a uno scooter ha avuto la peggio nell’impatto con un’auto.
L’entroterra aquilano non è immune. A Pianola, due veicoli si sono scontrati all’incrocio tra la SR 615 e la SP35bis, con un’auto che si è ribaltata sul fianco, rendendo necessario l’intervento dei Vigili del fuoco. A Cansatessa, sempre nell’aquilano, un motociclista è finito al pronto soccorso dopo essersi scontrato con un’auto che si immetteva sulla statale SS80. Infine, un’altra vittima “debole” della strada: una donna investita da un SUV in via Marconi a L’Aquila, mentre attraversava la strada all’altezza della farmacia Romanelli.
L’ultimo episodio in ordine di tempo, ma forse il più emblematico, arriva da Spoltore, in viale Europa, uno scontro tra una Jeep Renegade, in fase di svolta a sinistra, e una moto sopraggiungente in sorpasso. La dinamica, che ha visto il mezzo a due ruote scaraventato contro una recinzione, è purtroppo tristemente nota.
Questi episodi isolati, messi in fila, disegnano una tendenza. I dati ISTAT e ACI per l’Abruzzo non lasciano spazio a interpretazioni benevole: l’incidentalità è in crescita.
Nel 2024, le statistiche regionali confermano la drammaticità del fenomeno con l’incremento di sinistri, feriti e vittime che diventa un segnale d’allarme che non può più essere ignorato. L’analisi delle circostanze presunte d’incidente è schiacciante, la guida distratta è la principale causa di incidenti seguita dal mancato rispetto dei segnali e dall’eccesso di velocità.
La guida distratta, in particolare, è diventata la vera epidemia silente delle nostre strade. Si traduce nella consultazione dello smartphone, nella distrazione da parte dei passeggeri, in una generale minore attenzione verso l’ambiente circostante. A farne le spese sono soprattutto gli utenti vulnerabili come anziani, pedoni, ciclisti e motociclisti. Il trend dei sinistri vede un coinvolgimento significativo della cosiddetta “mobilità dolce”, tipo bici e monopattini, ma soprattutto delle categorie più fragili come gli over 65, particolarmente esposti agli investimenti.
In questo contesto, il crescente utilizzo di SUV e veicoli di grandi dimensioni in un tessuto urbano spesso non adeguato acuisce il problema. La maggiore altezza e robustezza di questi mezzi, pur garantendo sicurezza ai loro occupanti, riducono la visibilità e aumentano l’aggressività potenziale dell’impatto con i soggetti più deboli. Non si tratta di demonizzare una categoria di veicoli, ma di sottolineare come la loro diffusione imponga una maggiore, e spesso assente, cautela nella guida in città.
Il vero problema, al di là delle statistiche e delle dinamiche specifiche, risiede in un’assenza quasi totale di coscienza stradale da parte di troppi automobilisti. L’automobile, per molti, non è più un mezzo di trasporto che richiede attenzione e rispetto delle regole, ma una bolla protettiva, troppo spesso un SUV o una vettura di grossa cilindrata, che illude il conducente di essere al riparo dalle conseguenze delle proprie azioni.
Chi guida oggi sembra aver scambiato il volante per la poltrona di casa, concedendosi la libertà di gestire chiamate, messaggi, social network o semplici divagazioni mentali. La guida distratta non è più una negligenza occasionale; è un atteggiamento cronico.
Il paradosso è che mentre la tecnologia veicolare avanza con sistemi di assistenza alla guida sempre più sofisticati, la mente del guidatore regredisce, delegando alla macchina la responsabilità della sicurezza. Quanti incidenti come lo scontro fra il SUV e l’anziano ciclista a Lanciano, o l’investimento del pedone a L’Aquila, potrebbero essere evitati se non ci fosse di mezzo un messaggio su uno schermo o un cambio di stazione radio?
La svolta a sinistra senza guardare, l’immissione in strada senza dare la precedenza, il mancato rispetto della distanza di sicurezza non sono fatalità, ma la conseguenza diretta di occhi che non vedono perché fissi altrove, o di menti che non sono presenti alla guida.
Servirebbe una presa di coscienza collettiva che vada oltre l’inasprimento delle sanzioni. È necessaria un’educazione civica e stradale che ristabilisca il senso di responsabilità, l’asfalto non è solo gomma e benzina, ma è lo spazio condiviso con un anziano in bicicletta, con una ragazza in scooter, con un pedone che ha il sacrosanto diritto di attraversare indenne.
Finché la cultura dell’automobilista non si evolverà da un modello di egoismo del mezzo pesante a un modello di rispetto della strada, continueremo a leggere questi bollettini che non raccontano altro che l’ennesima, evitabile, sconfitta della civiltà. La distrazione è un lusso che, sulla strada, ci costa troppo caro in termini di vite umane. E l’Abruzzo, in questa giornata di ordinaria follia, ne è l’amara, costante riprova.
LAQTV Live