Consigliere Di Marco su discarica Villa Carmine

07 Novembre 2025 - 12:46:08

“La lettura delle prime informazioni inerenti alla discarica di Villa
Carmine a Montesilvano e alla nuova inchiesta giudiziaria, nel cui
merito non entriamo, lascia emergere un dato politico indiscutibile: ciò
che viene contestato non è semplicemente la presenza di una discarica
peraltro chiusa dal 1994, da 31 anni, ma è la politica dell’attendismo,
del rinvio, del governo Marsilio. È la filosofia della convocazione a un
capezzale di squadre di superesperti, o presunti tali, per trascorrere
cinque anni a decidere cosa fare, pur disponendo delle risorse
necessarie non per pensare, ma per

agire, come i fondi Masterplan ereditati dal Governo D’Alfonso.
L’inchiesta è la clamorosa contestazione della pigrizia delle carte”,
così il consigliere regionale Antonio Di Marco, vicepresidente della
Commissione Ambiente e Territorio.

“Non è spirito di contraddizione a prescindere, ma è la chiarezza
documentale a smentire il Presidente Marsilio che dal 2019 a oggi non ha
sbloccato i lavori per la bonifica della discarica, in caso contrario
oggi non ci sarebbe un’inchiesta, e ora farebbe bene a tirarsi le
orecchie piuttosto che lanciarsi in inutili arringhe difensive e
recriminare su un’indagine che sarebbe arrivata alla vigilia di una gara
che ‘sarebbe sostanzialmente pronta per la pubblicazione’, quindi una
gara che a conti fatti comunque ancora non c’è – sottolinea Di Marco – .
Eppure il suo impegno nel merito risale addirittura al 2018, campagna
elettorale regionale, validato dal Presidente del Consiglio dei Ministri
Giorgia Meloni, una promessa che gli fece guadagnare punti e fiducia.
Dopo sette anni l’indagine giudiziaria e, ironica combinazione, la
Guardia Costiera-Direzione Marittima, hanno certificato che quella del
Presidente Marsilio era una promessa da marinaio. Eppure quando
l’attuale governo di centrodestra si è insediato in Regione ha trovato
già le carte pronte: c’erano diverse proposte di intervento lasciate dal
governo precedente e dal Commissario dell’epoca, che aveva lasciato
l’incarico nel 2016, con la responsabilità trasferita prima a un
custode- funzionario del Comune di Montesilvano e poi riassorbita dalla
Regione Abruzzo e affidata all’Arap.

Il primo intervento già realizzato dal precedente Commissario era stata
la realizzazione di un canale di drenaggio esterno alla discarica utile
proprio a raccogliere l’eventuale percolato che, a fronte di condizioni
meteo avverse, sarebbe potuto arrivare da monte, finendo in un fosso.
Già nel 2016 era pronta la procedura per la caratterizzazione della
discarica, inizialmente bloccata dalla prima inchiesta, ma le carte sono
rimaste lì, disponibili, valide, immediatamente utilizzabili. E allora
arrivano le domande che, come Vicepresidente della Commissione Ambiente
e Territorio, chiederò di poter sottoporre direttamente al Presidente
Marsilio:

1. Cosa ha impedito, dal 2019 a oggi, di avviare la bonifica della
discarica di Villa Carmine a Montesilvano? A fronte della disponibilità
del fondo Masterplan-giunta D’Alfonso, creato appositamente per la
bonifica dei siti inquinati, perché non sono partite le procedure? Non
regge la scusa dell’insufficienza del fondo iniziale, che comunque si
poteva rimpinguare in qualunque momento, ma intanto era un dovere
iniziare;

2. Tra gli uffici si parla di una procedura impantanata sulle ipotesi di
intervento: da un lato la rimozione dei 300mila metri cubi di rifiuti
presenti, dall’altra la bonifica dell’area senza toccare i rifiuti
stessi, quindi incapsulamento dell’intero blocco discarica. A oggi qual
è l’ipotesi di intervento che si intendeva mandare a gara? O la gara
riguarda solo la fase di caratterizzazione, che significherebbe spostare
ancora più in là l’asticella delle opere necessarie?

3. È stata predisposta una indagine ambientale sulla condizione della
parte a monte della discarica, o tutti gli studi e i confronti si sono
concentrati sulla parte a valle, dove paradossalmente la situazione
potrebbe essere meno grave?

Chiederò di portare tali argomentazioni in Commissione Ambiente, perché
è altrettanto chiaro che l’inchiesta in corso non può diventare l’alibi
per fermare le procedure. Vale la pena ricordare che la giunta D’Alfonso
trovò sul proprio tavolo 3 diverse procedure di infrazione europea
inerenti alle problematiche ambientali regionali-gestione rifiuti
ereditate dai precedenti governi; tutte e tre sono state superate
creando una struttura che ha lavorato pancia a terra, senza determinare
alcun esborso per la Regione in termini sanzionatori”.