14 Novembre 2025 - 08:14:44

di Redazione

Anche Uds L’Aquila sarà in piazza questa mattina per lo sciopero studentesco nazionale “Un’altra scuola, un altro mondo è possibile”.

«È sempre più importante ricordare, che un nuovo modello di scuola è possibile – dichiara Saz Mazza, coordinatore dell’ Unione degli Studenti L’Aquila – soprattutto in un momento storico colmo di riforme sempre più repressive. Il 14 novembre in piazza lo ricorderemo alla presidente Meloni, al Ministro Valditara e a tutte le istituzioni del nostro Paese».

Il corteo dell’Unione degli Studenti L’Aquila inizierà alla fontana luminosa, luogo in cui convergeranno studenti da ogni scuola.

«Quando scenderemo in piazza non passeremo inosservati – dichiara Morgan Roberto Santilli responsabile dell’organizzazione dell’Uds L’Aquila – Le istituzioni non potranno girarsi dall’altra parte di fronte a centinaia di studenti che scioperano per chiedere un altro mondo, un’altra scuola. Con la giornata di oggi puntiamo ad abbattere la narrazione che questo governo e quelli precedenti hanno portato avanti: la repressione verso le manifestazioni e la necessità di perdere speranza nel cambiamento. Dimostreremo che un’altra scuola, un altro mondo è possibile».

Anche Ugs Abruzzo aderisce allo sciopero.

«Pubblica, laica e solidale. Parole che ormai sembrano riecheggiare lontanamente. Le scuole e le università pubbliche, guidate dai ministri Valditara e Bernini, sono ormai state svendute a discapito delle private che godono di immensi finanziamenti. Lo sciopero di oggi, 14 novembre 2025, a cui come UGS Abruzzo ci uniamo, rappresenta la voce di tanti e tante che lottano per richiedere che l’istruzione pubblica venga adeguatamente finanziata. Il disastro a cui stiamo assistendo in questi ultimi anni è vergognoso: il fondo per le private è arrivato a toccare quota 750 milioni, nel silenzio generale e con la complicità di Valditara. La presa in giro da parte della ministra Bernini va a celebrare ancora una volta il sistema universitario che non aiuta la componente studentesca ma che, piuttosto, la mette in ginocchio, aggravando ancor di più la salute mentale. Iscriversi all’università è vero che è facoltativo ma è anche vero che ad oggi, per trovare lavoro in Italia o nel mondo, senza laurea, è impossibile», scrive Ugs in una nota.

«Il governo non può continuare ad ignorare e a far finta che vada tutto bene perché noi saremo in prima fila a denunciare la falsa narrazione che i ministri e la presidente del consiglio cercano di portare avanti. Il diritto allo studio non può e non dev’essere sottofinanziato. Servono interventi strutturali ed efficaci sul diritto allo studio, sul piano di edilizia scolastica, sul famigerato tema del rapporto scuola-lavoro. Un genitore deve stare tranquillo nel mandare a scuola il proprio figlio senza che stia con l’ansia che possa arrivare una chiamata per avvertire che nella scuola frequentata da suo figlio è crollato un pezzo di pavimento. Non si scherza e non si scommette sulla pelle degli studenti e studentesse», aggiunge la nota. 

«Chiediamo che la frequenza dei luoghi del sapere torni ad essere rispettata come luogo di formazione per un domani prospero e dignitoso. Non vogliamo scuole che diventino caserme come vorrebbe il ministro. Non vogliamo una scuola che si arruola pur sostenendo i valori e il rispetto per chi difende la sicurezza. Vogliamo che nelle scuole venga rispettato il diritto alla libertà di espressione e a tal proposito esprimiamo vicinanza alle scuole e alla componente studentesca che nei giorni scorsi sono stati attaccati da gruppi squadristi e di matrice fascista. Vogliamo che i ricercatori e le ricercatrici abbiano una prospettiva di vita solida qui in Italia, che il loro salario sia adeguato, che gli venga data la possibilità di avere una vita piena e dignitosa come garantito dalla Costituzione. Siamo tutti e tutte stanchi e stanche di accontentarci delle briciole che vengono stanziate nella legge di bilancio. Mentre le scuole cadono a pezzi, mentre migliaia di studenti e studentesse non possono prendere la borsa di studio, il Governo ha trovato tantissimi soldi da investire ma non sull’istruzione. Sulla guerra. Siamo in un’economia di guerra. Non ci sono piani per il diritto allo studio, per contrastare la crisi abitativa o per abbattere le disuguaglianze sociali. Sono stati tagliati 220 milioni che il governo Meloni a scuole e università nell’ultimo anno mentre 29 miliardi di euro sono i fondi che il governo Meloni ha destinato alla militarizzazione e alla difesa nel 2024 ma nel 2025 è aumentata ancora. Questo è un governo che sta reprimendo il dissenso minacciando bocciature e sospensioni se si manifesta contro le loro politiche. Questo stesso governo ora vuol nominare un membro nei CDA degli Atenei italiani per avere ancora più controllo».

«Cara Presidente, cari ministri, noi non vogliamo sopravvivere, noi vogliamo vivere in un paese che sceglie di cambiare rotta, che rompe il silenzio di fronte a scelte scellerate, che si schiera al fianco di docenti che non hanno un salario dignitoso. Noi, cara presidente e cari ministri, non ci gireremo mai dall’altra parte. Per questo sosteniamo ampliamente la legge di iniziativa popolare di AVS sulla riduzione del numero di studenti e studentesse per classe. Crediamo in un’istruzione di qualità. La vogliamo e ce la prenderemo», conclude la nota.