20 Novembre 2025 - 18:21:57
di Tommaso Cotellessa
Una richiesta di condanna a 3 anni e 10 mesi per omicidio colposo plurimo non aggravato. È quanto avanzato dal sostituto procuratore di Perugia, Paolo Barlucchi, nel processo d’appello bis sulla tragedia dell’hotel Rigopiano di Farindola, avvenuta il 18 gennaio 2017, quando una valanga travolse il resort causando la morte di 29 persone.
Al centro della richiesta della Procura c’è la presunta mancata elaborazione di un piano valanghe aggiornato. Secondo Barlucchi, la sua assenza avrebbe impedito di classificare l’area come zona a rischio, evitando così la presenza di clienti e dipendenti all’interno della struttura. Una classificazione corretta, sostiene il sostituto procuratore, avrebbe potuto impedire il disastro.
La nuova impostazione accusatoria riapre la posizione dei sei dipendenti della Protezione Civile regionale, già assolti in primo e secondo grado. La Cassazione aveva però annullato le precedenti decisioni, rimandando gli atti in appello per chiarire eventuali responsabilità in merito alla valutazione del rischio valanghe.
Nella requisitoria, Barlucchi ha citato ampi passaggi della sentenza della Suprema Corte, secondo cui «era possibile e anche dovuto» prevenire la tragedia. Gli Ermellini hanno ribadito che la prevenzione, definita «regina» per la tutela dell’incolumità pubblica, avrebbe richiesto l’identificazione tempestiva di Rigopiano come sito valanghivo. Una classificazione che — si legge nella sentenza — «avrebbe dovuto precedere di molto l’evento» e avrebbe potuto portare al divieto di accesso all’area o a un utilizzo limitato della struttura, ad esempio alle sole stagioni non invernali.
«Se solo si fosse ragionato, mettendo in fila gli elementi che la natura stava mostrando agli indagati, nulla di tutto questo sarebbe accaduto» ha dichiarato il procuratore. «In Italia l’ostacolo principale è la mentalità con cui affrontiamo la prevenzione, alla quale non crediamo fino in fondo. La legge deve essere adempiuta: se ci fosse stata la Clpv si sarebbe dovuto agire di conseguenza».
Per Barlucchi, la mancata classificazione valanghiva rappresenta l’elemento decisivo: «Se fosse stata fatta, non sarebbe successo quanto accaduto».
Il sostituto procuratore aveva già chiesto condanne anche per i due tecnici della Provincia di Pescara, per l’ex sindaco di Farindola e per un tecnico comunale. Tutti sono imputati per omicidio colposo nel processo d’appello bis.
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