25 Novembre 2025 - 18:03:57

di Tommaso Cotellessa

Dal palco del Forum Risk Management in Sanità, in corso ad Arezzo fino al 28 novembre, il presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio torna a puntare l’attenzione sul tema dei criteri di ripartizione del Fondo sanitario nazionale 2025. Un tema sul quale il governatore abruzzese insiste da tempo, denunciando un sistema che – a suo avviso – penalizza i territori meno popolosi e caratterizzati da forte dispersione demografica.

«Le Regioni piccole e spopolate non possono coprire i costi della sanità con gli attuali criteri di ripartizione del fondo» afferma Marsilio, sottolineando l’iniquità di un modello che non tiene conto delle difficoltà strutturali dei territori meno densamente abitati. Per rendere l’idea, il presidente richiama un paragone emblematico: «I 1.300.000 abitanti della mia regione sono contenuti nella città di Milano, che è 60 volte più piccola come estensione territoriale e ha quindi una densità abitativa enormemente maggiore».

Un divario che si traduce in differenze operative sostanziali: «Dove c’è densità demografica è più semplice razionalizzare i costi e offrire servizi con meno personale, meno strutture e minori costi di base. Nei territori invece dove bisogna arrivare capillarmente, il costo aggiuntivo è inevitabile e deve essere riconosciuto».

Secondo Marsilio, un primo passo in avanti è stato fatto con il Fondo 2025, nel quale – seppur in forma limitata – compare per la prima volta un criterio correttivo che tiene conto della bassa densità abitativa. «Entra dalla porta di servizio, attraverso una piccola quota premiale, ma è comunque un segnale importante», osserva.

Molto più significativo, però, sarà quanto avverrà nel 2026: «L’impegno assunto tra le Regioni è che il Fondo sanitario del prossimo anno verrà ripartito tenendo conto anche di questo criterio, nella misura che stabiliremo. Un percorso reso possibile anche grazie al lavoro che alcuni Atenei stanno conducendo e continueranno a condurre nelle prossime settimane».

Il dibattito resta aperto, ma il segnale lanciato al Forum di Arezzo indica una direzione chiara: la richiesta di un modello di ripartizione più equo, capace di considerare non solo il numero degli abitanti, ma anche le caratteristiche territoriali, logistiche e sociali di ciascuna regione.