06 Dicembre 2025 - 11:56:08
di Tommaso Cotellessa
La Uil Abruzzo esprime forte preoccupazione dopo la pubblicazione del Rapporto Censis 2025, che fotografa una situazione complessa e articolata a livello nazionale, con ripercussioni evidenti anche sul territorio regionale. Il segretario generale Michele Lombardo e Massimo Longaretti, componente della segreteria regionale con delega al sociale, analizzano i dati mettendo in luce criticità che toccano direttamente il tessuto sociale abruzzese.
Secondo la Uil, uno dei segnali più preoccupanti riguarda la condizione economica delle famiglie. Un recente dato — riferito al 2024 ma discusso nel contesto del Rapporto 2025 — indica che il 10,1% delle famiglie abruzzesi vive in povertà relativa, con redditi e consumi significativamente inferiori alla media nazionale.
Pur collocandosi al di sotto della media del Sud, il dato descrive un fenomeno tutt’altro che marginale. «Una fetta consistente della popolazione resta ai margini del benessere, con effetti potenzialmente destabilizzanti sulla coesione sociale», sottolineano Lombardo e Longaretti.
Il Rapporto Censis 2025 evidenzia a livello nazionale una triplice emergenza che coinvolge sanità, demografia e protezione sociale. Tendenze che, secondo la Uil, trovano riscontro anche in Abruzzo.
Il 78,5% degli italiani teme di non poter contare su servizi adeguati in caso di non autosufficienza e il 72,3% giudica insufficienti gli aiuti dello Stato di fronte a fenomeni climatici estremi. Una sfiducia crescente che tocca anche le famiglie abruzzesi e che si intreccia con un altro nodo critico: la condizione del personale sanitario.
Medici e infermieri lavorano spesso in strutture sotto organico, una problematica che affligge il 65,9% delle realtà nazionali e che rispecchia la situazione regionale. «Operatori sotto assedio, percepiti come capri espiatori e costretti a lavorare in condizioni difficili», denuncia la Uil.
I trend nazionali messi in evidenza dal Censis si manifestano in Abruzzo con differenze nette tra costa e aree interne. La regione appare “a due velocità”.
Pescara si conferma la provincia più dinamica della regione, al 40° posto per Pil pro capite, vitalità economica e densità abitativa.
Chieti, stabile al 62° posto, mostra crescita di ricchezza e consumi, un buon equilibrio dei servizi e indicatori ambientali nella media.
L’Aquila, al 69° posto, migliora in sicurezza sociale grazie agli investimenti post-ricostruzione, ma registra un peggioramento della sicurezza generale (-3%).
Teramo, al 71° posto, è la provincia che soffre di più: debolezza nei settori lavoro, affari, ambiente e servizi, pur con progressi negli ambiti turistico e culturale.
Un elemento ulteriormente critico riguarda la vitalità imprenditoriale: nel primo semestre 2025 l’Aquila registra un calo del 3% delle unità attive, Teramo del 2,8%. Nei piccoli comuni delle aree interne, le famiglie monoreddito sfiorano il 38%, un dato definito “allarmante”.
Accanto all’invecchiamento della popolazione, l’Abruzzo deve fare i conti con un’altra piaga: l’emigrazione giovanile. Nelle aree interne sempre più giovani lasciano la regione per studio o lavoro, diretti verso il Centro-Nord. Un fenomeno che genera, secondo la Uil, un «doppio svuotamento: demografico e produttivo», con effetti pesanti sulle comunità locali.
Da qui l’appello del sindacato a rendere più attrattive le università abruzzesi attraverso borse di studio, investimenti infrastrutturali, migliori servizi e politiche che favoriscano l’occupabilità giovanile.
Lombardo e Longaretti concludono ribadendo la disponibilità della Uil Abruzzo a un confronto concreto sulle priorità sociali ed economiche della regione: «Serve un impegno collettivo per contrastare povertà, spopolamento e disuguaglianze che oggi minano il futuro dell’Abruzzo. Il nostro sindacato è pronto a fare la sua parte»
Un richiamo forte, in un momento in cui i dati del Censis tracciano una fotografia chiara: l’Abruzzo cresce, ma non tutti crescono allo stesso ritmo.
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