21 Dicembre 2025 - 15:39:58
di Beatrice Tomassi
Quale è il ruolo dell’arte negli spazi condivisi? E cosa significa parlare di arte pubblica?
Tra tradizione e contemporaneità, sono le domande a cui ha voluto rispondere l’incontro “Arte pubblica. Muri, pareti, digitale: le opere tra sociale e privato”, che si è svolto al Teatro dell’Accademia di Belle Arti dell’Aquila.
L’iniziativa, curata dai professori Franco Fiorillo e Luca Nannipieri, ha coinvolto studenti di tutti i corsi dell’Abaq, trasformando il teatro in un luogo di confronto aperto sui linguaggi dell’arte pubblica e sulle sue trasformazioni nel tempo.
Da sempre l’essere umano ha utilizzato gli spazi condivisi per esprimere simboli, codici, racconti e visioni. Dalle pitture parietali ai bassorilievi, dalle iscrizioni marmoree ai manifesti, dalle iconografie devozionali ai murales, fino alle immagini digitali e alle rappresentazioni virtuali, l’arte ha continuamente trasformato i luoghi, adattandosi ai mutamenti della società, della tecnologia e dell’architettura.
Ed ecco che interrogarsi sull’arte pubblica significa chiedersi come questa possa ancora dialogare con le comunità.
«L’arte ha sempre toccato ciò che è pubblico e condiviso – ha spiegato il professor Nannipieri – ciò che è profondamente umano e anche ciò che è fatto per essere per una collettività, e allora spazi urbani, spazi periferici e sotterranei questo ha sempre fatto l’arte fin dai primordi: dalle caverne fino al nostro mondo digitale che sembra un altro mondo parallelo ma in verità ha logiche molto simili a quello che si sviluppa quando si fa una rotatoria e ci si mette in mezzo una statua o quando si affresca una chiesa. In questo seminario abbiamo approfondito proprio queste logiche».
A rendere l’appuntamento ancora più articolato sono state le proiezioni e le letture di Gemma Maria La Cecilia, che ha dato voce a pensieri di artisti, filosofi, scrittori, architetti e figure contemporanee che hanno indagato il rapporto tra arte e spazio urbano.
Un rapporto che attraversa i secoli restando svolgendo sempre nella contemporaneità, perché come, come ha spiegato il professor Fiorilli, «L’arte è specchio della propria contemporaneità, quindi è consona a tutto ciò che avviene e legge perfettamente quello che sta accadendo anzi deve esserne il manifesto intellettuale e quindi è cambiata di pari passo con l’umanità, insomma si sta evolvendo».
L’incontro non è stato solo una vera e propria lezione, quanto piuttosto un momento capace stimolare nuove visioni sul modo in cui l’arte contribuisce, oggi, a ridefinire il nostro modo di vedere e abitare il mondo.
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