17 Dicembre 2025 - 12:26:25

di Martina Colabianchi

Il Partito Democratico Abruzzo, per voce del segretario regionale Daniele Marinelli, del capogruppo in Consiglio regionale Silvio Paolucci e dei consiglieri regionali Antonio Di Marco, Dino Pepe, Pierpaolo Pietrucci, Antonio Blasioli e Sandro Mariani e della delegata agli Enti locali della segreteria regionale, Manola Di Pasquale, annuncia la presentazione di una risoluzione in Consiglio regionale per impegnare formalmente il Governo dell’Abruzzo a contrastare i nuovi criteri di classificazione dei Comuni montani annunciati dal ministro Roberto Calderoli.

Sarebbero più di 50 i Comuni abruzzesi che rischiano di perdere i fondi statali perché sotto i 600 metri di altitudine.

«Non può passare sotto silenzio – dichiarano – il tentativo di far rientrare dalla finestra quella che è, nei fatti, una immotivata eutanasia dei piccoli centri, già respinta quando si è provato a inserirla nel Piano strategico nazionale del ministro Foti. Oggi quel disegno riemerge sotto altra forma, con criteri che rischiano di squalificare centinaia di Comuni montani e delle aree interne, colpendo in modo particolare l’Appennino e quindi l’Abruzzo. Il PD Abruzzo condivide e rilancia le forti preoccupazioni espresse dal presidente di ALI Abruzzo, che ha parlato di una “deriva pericolosa” e di un metodo sbagliato, fondato esclusivamente su parametri fisici come altimetria e pendenza. Un’impostazione – sottolineano Marinelli, Paolucci e i consiglieri Pd – che penalizza strutturalmente i territori appenninici rispetto a quelli alpini e rischia di tradursi in meno risorse, meno servizi e meno opportunità per le aree interne del Centro-Sud».

«Il punto politico è chiaro: invece di allentare i vincoli per sostenere i territori più fragili, cosa che come opposizione abbiamo più volte chiesto al Governo regionale, si scelgono criteri che li escludono ulteriormente. È l’esatto contrario di ciò di cui l’Abruzzo ha bisogno. Le aree interne e montane non vanno accompagnate al declino, ma messe nelle condizioni di vivere, attrarre e crescere».

«È necessario, inoltre, un intervento politico chiaro e immediato per correggere i criteri applicativi della Legge 131/2025, introducendo elementi di flessibilità che tengano conto delle specificità delle regioni appenniniche e delle aree interne. Servono criteri – sottolinea il Pd Abruzzo – che misurino il disagio reale, l’effettiva accessibilità ai servizi, la fragilità infrastrutturale e sociale dei territori, e non parametri statistici avulsi dal contesto. Senza queste correzioni, il rischio concreto è quello di sancire l’abbandono istituzionale di intere comunità. La risoluzione del Partito Democratico chiederà alla Giunta regionale di assumere una posizione netta nei confronti del Governo nazionale, di difendere i Comuni montani abruzzesi e di sostenere una visione alternativa: standard di servizi adeguati anche in deroga ai parametri ordinari, scuola, sanità e trasporti garantiti, fiscalità di vantaggio, rafforzamento amministrativo dei piccoli Comuni, politiche di fusione e gestione associata, valorizzazione delle filiere locali, dell’agricoltura multifunzionale e del patrimonio culturale e paesaggistico».

«Come Partito Democratico – concludono – non ci limiteremo a un atto consiliare. Lavoreremo alla convocazione degli Stati generali delle aree interne e montane abruzzesi, per aprire una fase di ascolto, confronto e condivisione con sindaci, amministratori, associazioni, forze sociali e cittadini, finalizzata alla costruzione di una proposta concreta, seria e credibile. L’Abruzzo non può accettare che una parte del proprio territorio venga sacrificata in nome di criteri burocratici. Salvare i Comuni montani significa salvare la storia, la cultura, il paesaggio e il futuro della regione. Su questo terreno la politica è chiamata ad assumersi fino in fondo la propria responsabilità».