30 Dicembre 2025 - 10:45:08

di Tommaso Cotellessa

Ancora un episodio di violenza nel carcere di Sulmona. Un detenuto, già noto per il suo atteggiamento irruento e per precedenti aggressioni ai danni del personale di polizia penitenziaria, ha nuovamente colpito un agente in servizio.

Il giovane detenuto campano si è scagliato contro il poliziotto fino a gettarlo a terra. A evitare conseguenze più gravi è stato il tempestivo intervento di un collega, che è riuscito a bloccare l’aggressore mentre stava per infierire con delle ginocchiate sull’agente già a terra.

Questa aggressione rappresenta solo l’ultimo episodio di una lunga scia di violenze che mette in luce la condizione estremamente critica vissuta all’interno delle carceri abruzzesi. Una situazione che costringe detenuti e lavoratori a vivere in uno stato di costante stress, compromettendo sia la funzione rieducativa della detenzione sia la dignità lavorativa e umana del personale della Polizia Penitenziaria.

Basti pensare che il detenuto protagonista dell’ultima aggressione era già sottoposto al regime del 14-bis, una sorveglianza particolare riservata a soggetti ritenuti pericolosi per l’ordine penitenziario. Nonostante ciò, nel giro di soli tre giorni, si è reso responsabile di ben due aggressioni nei confronti degli agenti in servizio.

Episodi di questo tipo impongono una seria riflessione sulle condizioni di scarsa umanità che si vivono all’interno di strutture che rischiano di trasformarsi in zone d’ombra, luoghi dove si accumulano i reietti della società e dove i lavoratori vengono sacrificati, esposti a un logoramento psicologico continuo.

In questo contesto si inserisce l’intervento della segreteria regionale dell’OSAPP, il sindacato di Polizia Penitenziaria, che denuncia un incremento della popolazione detenuta che in alcuni casi sfiora il doppio della capienza regolamentare, a fronte di una gravissima carenza di personale, tra le più alte a livello nazionale.

Limitandosi alla casa di reclusione di Sulmona, a fronte di un aumento dei detenuti di circa il 50%, l’incremento del personale di Polizia Penitenziaria si attesta formalmente intorno al 20%, ma nella realtà non supera il 10%. Un dato che non può non incidere sull’aumento e sulla gravità degli eventi critici che si susseguono quotidianamente.

Una problematica aggravata da un’amministrazione che appare sorda alle continue sollecitazioni provenienti dalle direzioni degli istituti e dalle organizzazioni sindacali. A ciò si aggiunge la sensazione che la politica, soprattutto a livello locale, eviti di esporsi, relegando gli istituti penitenziari ai margini dell’azione politica.

La casa di reclusione di Sulmona è, di fatto, una delle strutture più grandi d’Italia per tipologia di detenuti presenti e, insieme alla casa circondariale dell’Aquila, rappresenta un polo penitenziario di prim’ordine. Per questo motivo si ritiene necessario che la politica abruzzese si faccia carico di rappresentare, nelle sedi ministeriali e dipartimentali competenti, la richiesta di un contingente di personale adeguato ai gravosi compiti da svolgere.

Come sindacato di Polizia Penitenziaria, l’OSAPP continuerà a chiedere un incremento di almeno 50 unità presso la casa di reclusione di Sulmona e l’applicazione di pene esemplari e tempestive nei confronti dei detenuti responsabili di aggressioni all’interno degli istituti.