03 Ottobre 2023 - 18:36:50

L’intervento sugli spazi aperti è l’opera pubblica più significativa per
una città. A maggior ragione a L’Aquila dove, a quasi quindici anni dal
sisma del 2009, la ricostruzione degli spazi urbani costituisce un tema
di particolare rilievo, poiché essa dovrà restituire con linguaggio
armonico il profilo storico, architettonico e psicologico della città,
con l’impegno di raccontarla a chi la abiterà in futuro. Un argomento,
quello della ricostruzione dell’ambiente pubblico, che nel capoluogo
abruzzese è dunque oggi di straordinaria attualità, soprattutto alla
luce dei numerosi interventi sugli spazi di relazione che ultimamente
stanno interessando, con diverse fasi di maturazione, il centro storico
della città. Ecco perché L’Ordine degli Architetti della Provincia
dell’Aquila, dopo la partecipazione alla giornata di studi “Fare Spazio”
organizzata lo scorso 26 settembre dal DICEA dell’Università di L’Aquila
e dalla Fondazione Carispaq, ha scelto questo tema come proposta di
riflessione da sottoporre, nell’immediato futuro, alle realtà
professionali e culturali della Città e alle istituzioni locali.

Due sono gli obiettivi cui punta l’invito dell’Ordine: da una parte,
promuovere una visione autenticamente organica dello spazio pubblico e,
conseguentemente degli interventi di cui sarà oggetto; dall’altra,
incoraggiare un maggior coinvolgimento dei cittadini nella
trasformazione degli spazi collettivi, stimolando processi di
partecipazione attiva all’interno dei quali la cittadinanza possa
portare il proprio fondamentale contributo.

“Il compito principale del progetto architettonico di uno spazio
pubblico è, innanzitutto, quello di indagare la sua relazione con il
sistema cui appartiene ed effettuarne una lettura integrata,
multilivello, con le sue connessioni e le sue gerarchie, le sue funzioni
storiche e gli elementi simbolici (monumenti, portici, fontane), le sue
trasformazioni nel tempo e gli elementi che identificano una storia
comune – ha spiegato l’architetto Lorenzo Nardis, Consigliere
dell’Ordine. Intervenire su singoli elementi di un sistema complesso
come questo, senza prima definire una visione organica, costituisce un
rischio oggettivo, quello di perdere, di quel sistema, il carattere e la
riconoscibilità e, in definitiva, la sua essenza”.

Secondo l’Ordine, dunque, uno dei principali errori da scongiurare
sarebbe quello di considerare piazze e strade come semplici elementi
urbani conclusi rispetto al loro stesso contesto, mettendo in secondo
piano le reciproche e profonde relazioni che connettono l’uno con
l’altro gli spazi pubblici e che formano l’identità più profonda di una
città. Per evitare che questo accada, però, oltre alla necessaria
definizione di un’idea quanto più possibile organica dei luoghi urbani,
è necessario anche che la cittadinanza venga coinvolta nei processi di
trasformazione in corso, attraverso varie forme di partecipazione
all’interno delle quali la comunità sia messa in condizione di offrire
il proprio punto di vista.

“Per evitare il rischio che gli interventi sugli spazi aperti si
trasformino in semplici operazioni di arredo urbano, crediamo sia
necessario muoversi su due binari convergenti – ha precisato ancora
Lorenzo Nardis. Da una parte generare una visione organica del sistema
urbano, dall’altra promuovere una partecipazione dei cittadini alle
trasformazioni della città, soprattutto se si tratta di luoghi
identitari come gli spazi della collettività, di cui la comunità
custodisce i simboli e la storia. In tal modo si doterebbe il progetto
di una radice autentica, offrendo alla comunità un’occasione di
accrescere il proprio senso critico, civico e di affezione verso i
luoghi della città”.

Le istituzioni cittadine hanno dimostrato più volte di condividere con
l’Ordine l’opportunità di un approccio di questo tipo, ma al netto delle
ben comprensibili esigenze d’urgenza in cui spesso si trovano ad operare
gli enti locali e gli uffici pubblici, l’eventualità di porre in essere
operazioni di face changing a scapito di un progetto unitario dal valore
assai più strategico è sempre concreta. Ecco perché l’Ordine ha deciso,
con sincero spirito di collaborazione, di incoraggiare le
amministrazioni locali a un concreto confronto sui temi pubblici
rilevanti, come quello della ricostruzione degli spazi pubblici
dell’Aquila.

Nessun buon progetto è nemico della semplificazione, se una comunità non
si fa sorprendere sguarnita di idee chiare sui principali asset del
futuro della città e del territorio. Idee da raccogliere per tempo
valorizzando il confronto attivo con la cittadinanza e il coinvolgimento
delle professioni, dell’università, magari anche attraverso il concorso
di idee o di progettazione.

Nel solco dello spirito di collaborazione che da sempre lo anima,
l’Ordine degli Architetti P.P. e C. della Provincia dell’Aquila si
rende, oggi come ieri, disponibile a collaborare con le amministrazioni
locali e a sostenerle in questo ardito percorso.