09 Giugno 2023 - 17:12:33

di Tommaso Cotellessa

Le Consigliere comunali d’opposizione Simona Giannangeli, di “L’Aquila Coraggiosa, e Stefania Pezzopane, del Partito Democratico, sono intervenute sul tema della violenza sulle donne con particolare riferimento agli ultimi avvenimenti provenienti dalla cronaca locale e nazionale.

Le due donne in una lunga nota portano avanti un’intensa analisi sulla questione della percezione che si ha nel nostro paese del ruolo della donna, calcando in particolare la mano sulla narrazione che viene imposta dinanzi ad episodi di femminicidio. Una retorica che troppo spesso si imbelletta concentrandosi sulla vittima quasi dimenditcando il carnefice, correndo il richio di raccontare le donne quasi come una specie protetta che deve imparare a difendersi mentre il centro della questione si trova dall’altra parte, ovvero nel contrasto franco e netto alla violenza attuata dagli uomini contro le donne.

Riportiamo in versione integrale l’analisi delle Consigliere:

Alessandro Impagnatiello ha ucciso la compagna Giulia Tramontano. Si chiama femminicidio e così dovrebbe essere raccontato.
Invece si è puntato molto sul fatto che lei fosse incinta, circostanza che ha amplificato ovviamente le
reazioni di sdegno e di dolore ed ha permesso a questa notizia di durare
un po’ di più sui mezzi di comunicazione, nei salotti televisivi di esperti, nelle chiacchiere
delle persone.

Giulia era una donna ed è stata uccisa, ma non si parla di lei in quanto donna. Si parla e si scrive di lei quale futura madre, quale portatrice di un figlio in grembo. Ma Giulia era una giovane donna prima di tutto, che aveva compreso chi avesse di fronte.

Si è arrivati a scrivere e ad affermare che non dobbiamo andare all’ultimo incontro chiarificatore, che
dobbiamo proteggerci, che “occorre al paese un’opera di educazione profonda: dobbiamo insegnare
alle ragazze a salvarsi
” (La Stampa)

Come a dire gli uomini continueranno ad uccidervi, voi donne mettetevi in salvo da sole, spostando in questo modo la responsabilità da chi uccide a chi non si mette in salvo. Operazione gravissima, vergognosa e maschilista che si inserisce perfettamente nell’impianto culturale dominante che si rivolge a noi donne per insegnarci come non essere maltrattate, stuprate ed uccise.
Il corpo di Giulia, in costume da mare, con la pancia in evidenza, ha fatto il giro del mondo, è stato postato a ripetizione sui social, offerto in visione in televisione, ad uso e consumo di tutti.
Credo che questo sia un punto nodale da affrontare quando si parla di violenza maschile.

Non dovete usare i nostri corpi per raccontare che un uomo ha ucciso una di noi.

Una narrazione corretta e dignitosa della violenza maschile si fa usando i corpi degli uomini assassini,
maltrattanti e stupratori, questi corpi dovete offrire in visione ovunque, mostrate che sono uomini
normali, con vite normali, mostrate che sono uomini insospettabili, quelli che si possono incontrare ogni giorno.

Smettetela quindi di usare i nostri corpi, già abbondantemente utilizzati, manipolati, abusati, sbattuti ovunque senza rispetto alcuno in questo paese misogino e patriarcale. Smettetela di definirli mostri, perché così tutte e tutti si rassicurano, pensando che un uomo che uccide una donna o la maltratta o la stupra o la perseguita deve essere per forza folle, pazzo, malato.

Smettetela di inventarvi raptus di gelosia o di follia o, come nel caso di Impagnatiello, raptus causato
dallo stress per la sua doppia vita. Impagnatiello ha pensato e realizzato il suo piano con lucidità e
freddezza, si è liberato della compagna ormai scomoda e con l’aggravio di un figlio in arrivo.
Tutto il resto significa uccidere Giulia mille e mille altre volte ancora.

Dopo questo ennesimo femminicidio il Consiglio dei Ministri si è precipitato a varare l’ennesimo
disegno di legge scritto in tutta fretta per il contrasto alla violenza maschile.

La ministra della famiglia Roccella lo ha illustrato, parlando di rafforzamento delle misure cautelari,
di braccialetto elettronico, dell’obbligo di rispettare la distanza minima di sicurezza di avvicinamento
di 500 metri dalla donna, di velocizzazione dei tempi di applicazione delle misure cautelari.
Questo testo normativo contiene, in realtà, norme già previste nel cosiddetto Codice Rosso, in vigore
dal 2019 e mai applicate compiutamente.
Questo Governo, invece di improvvisare ddl inseguendo la pancia e gli umori di un paese che si interessa di un femminicidio per non più di un giorno, qualcuno in più come in questo caso perché la donna uccisa era incinta, dovrebbe mettere mano ad una modifica della procedura penale, laddove per esempio è previsto che gli autori di violenza contro le donne possano accedere ai riti speciali, in particolare al rito abbreviato.


Questo Governo dovrebbe rammentare che i braccialetti elettronici esistono, ma non vengono applicati, non funzionano, sono pochi.

Si potrebbero ridurre le spese militari ed investire nell’acquisto di detti congegni, nell’aumentare le
risorse del Fondo nazionale per il contrasto alla violenza maschile
, nel potenziare le risorse per i
Centri Antiviolenza e le casa rifugio
. Ecco quante cose potrebbe fare un governo intenzionato realmente e, non per mera propaganda populista, a contrastare efficacemente la violenza maschile.

Questa vicenda ci porta a quanto accaduto all’Aquila qualche giorno fa, quando un uomo in centro
città ha tentato di stuprare una giovane donna e l’ha riempita di botte al punto tale da mandarla in
ospedale con fratture multiple. Anche in questo caso ci sono state reazioni sdegnate, parole di
condanna, manifestazioni di solidarietà alla giovane donna.

Le consigliere di maggioranza del Comune dell’Aquila hanno condannato l’episodio e si sono dichiarate vicine alla donna, dimenticando però che hanno bocciato insieme ai loro colleghi l’emendamento al bilancio preventivo che avevo presentato nel mese di marzo in consiglio comunale per dotare il Centro Antiviolenza, operante all’Aquila da sedici anni con mille difficoltà, di risorse economiche in grado di rafforzarne l’azione.

Esprimere sdegno e solidarietà è certo cosa buona, ma è inutile e vano se non lo si accompagna a scelte concrete che sostengano le donne che sostengono le donne in questa città come ovunque.