26 Giugno 2023 - 18:12:26
di Martina Colabianchi
Da ormai qualche giorno il Club Alpino Italiano (CAI) si è ritrovato protagonista delle affermazioni polemiche di alcuni esponenti della politica nazionale e, in particolare, della maggioranza di governo. Ad aprire il dibattito la messa in questione, da parte dell’associazione, delle tradizionali croci poste sulle cime delle montagne.
Interpretata da molti come volontà di rimuoverle, cori di voci si sono alzati a difesa di questo simbolo quasi universalmente riconosciuto mentre ad altri, invece, proprio la messa in discussione della reale validità universale dell’oggetto in questione ha suscitato diversi interrogativi, dando vita ad un costruttivo dibattito.
Sulla vicenda è intervenuto anche il consigliere comunale Lorenzo Rotellini che ha spiegato come, in realtà, la polemica nasca da un fraintendimento:
“Nel fine settimana si è sviluppata una polemica che ha coinvolto il Club Alpino Italiano (CAI), la principale associazione italiana dedicata all’alpinismo e alla montagna, e diversi esponenti politici di destra in seguito a un grande equivoco che riguarda le “croci di vetta” presenti su buona parte delle cime delle Alpi e degli Appennini. La ministra del Turismo Daniela Santanchè e il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini hanno montato una polemica opponendosi all’ipotesi che il CAI rimuovesse le croci dalle cime delle montagne: ipotesi che non solo è falsa, ma era stata anzi chiaramente esclusa dagli interessati. La Santanché, dovrebbe pensare però ai suoi milioni di debiti con il fisco e a pagare i TFR ai suoi dipendenti“.
“Giovedì 22 giugno c’è stato un convegno organizzato all’Università Cattolica di Milano, dove si parlava del libro “Croci di vetta in Appennino” di Ines Millesimi. Durante l’evento sono stati posti due interrogativi:
- La società attuale si può ancora rispecchiare nel simbolo della croce di vetta?
- Ha ancora senso innalzarne di nuove?
All’evento hanno partecipato anche esponenti della chiesa, e nessuno ha chiesto la rimozione delle croci già installate sulle vette italiane, simboli che hanno accompagnato gli scalatori da sempre, ma di ragionare sul collocamento di nuove croci“.
“L’usanza di erigere le croci sulle montagne con il significato moderno nacque alla fine del Settecento per celebrare e ricordare imprese alpinistiche e al tempo stesso dare una forma concreta a preghiere cattoliche. Da decenni tuttavia c’è un dibattito su queste installazioni: in parte perché la croce non è un simbolo laico e universale, che accomuna chiunque frequenti le montagne, ma solo delle religioni cristiane; e in parte per via della sempre maggiore attenzione al rispetto delle montagne come ambienti naturali, da preservare liberi da nuove infrastrutture e monumenti umani“.
“La destra ha deciso di strumentalizzare il dibattito, – ha concluso – senza sapere che il CAI si occupa della manutenzione delle croci di vetta che hanno subito danni a causa delle condizioni meteorologiche“.