14 Luglio 2023 - 15:50:58
di Martina Colabianchi
Secondo l’ultimo rapporto Censis sugli atenei statali italiani, l’Università degli Studi dell’Aquila sarebbe all’ultimo posto tra i medi atenei. Lo scarso risultato sta facendo, in queste ore, molto discutere e certamente spinge a porsi delle domande sui servizi che UnivAq è in grado di offrire a studenti e studentesse.
Sulla questione si è espresso, in una nota, il gruppo consiliare del Partito Democratico nelle persone di Stefano Albano, Stefania Pezzopane e Stefano Palumbo, chiamando direttamente in causa l’amministrazione comunale.
“In queste ore, – si legge – sta facendo parecchio discutere la pubblicazione della classifica Censis delle Università italiane che vede gli atenei abruzzesi in difficoltà; UnivAq, in particolare, figura all’ultimo posto tra i medi atenei. Va detto che le università abruzzesi stanno scontando una congiuntura particolarmente negativa per gli atenei del Sud, che, come ha denunciato recentemente Anvur, hanno perso migliaia di iscritti, con punte del 30% proprio nella nostra Regione. Tuttavia, il caso dell’Università dell’Aquila ha delle specificità che chiamano in causa, direttamente, oltre alla Regione Abruzzo anche l’amministrazione comunale che, oltre gli sterili annunci sulla città della formazione e della conoscenza, poco sta facendo per rendere L’Aquila una città davvero attrattiva per le studentesse e gli studenti universitari“.
“Una responsabilità gravissima, che rischia di minare uno degli assi su cui si è immaginato il rilancio del territorio. Anche su questo, così come sullo stato disastroso in cui versa la sanità nell’aquilano, il silenzio del sindaco Biondi è assordante“.
“Come tutti sanno, – proseguono – la classifica generale Censis – che raggruppa gli atenei a seconda delle dimensioni – è il risultato di una valutazione che tiene conto di vari indicatori: occupabilità, internazionalizzazione, comunicazione e servizi digitali, servizi e borse; ebbene, come si evince dall’analisi dei dati analitici, UnivAq fa registrare i risultati peggiori soprattutto relativamente agli indicatori dei servizi, delle borse di studio e in particolar modo delle strutture, categoria in cui è tristemente ultima: ciò è sconcertante, a 14 anni dal terremoto“.
“È noto a tutti che UnivAQ è ancora molto lontana dal rientrare in pieno ed effettivo possesso di tutte le sue sedi, perché sono fermi da anni i progetti di recupero di Palazzo Carli, dell’edificio storico di ingegneria e dell’ex convento a Roio, della sede di via Forcella, del vecchio padiglione del S. Salvatore, acquistato dall’ateneo dopo il terremoto. Parliamo di progetti la cui stazione appaltante è il Provveditorato interregionale alle opere pubbliche. Su questo, l’amministrazione comunale non può restare silente: anzi, dovrebbe farsi parte attiva nello sciogliere i nodi che ancora impediscono l’avvio dei lavori. È chiaro che l’attuale situazione ha effetti a cascata anche sui servizi, per esempio sulla disponibilità di aule per la didattica, aule studio, laboratori e biblioteche per gli studenti: se sedi come Palazzo Carli o il vecchio edificio di Ingegneria fossero stati recuperati, è evidente che l’ateneo avrebbe a disposizione più spazi da destinare a quei servizi e a quelle funzioni“.
“Ci chiediamo, tra l’altro, che fine abbia fatto il collegio di merito ‘Ferrante d’Aragona’ che, ad oltre due anni dalla firma dello statuto, e nonostante i soliti annunci del sindaco Biondi, ancora non è attivo e chissà quando lo sarà”.
“Per non parlare poi delle borse di studio, diretta competenza della Regione: sappiamo tutti qual è la situazione che regna dentro l’Adsu, occupata militarmente dalla destra. Le recenti dimissioni dal cda della consigliera Sara Cecala e soprattutto le motivazioni alla base della sua scelta, dipingono un quadro gravissimo, di ritardi, guerre interne tra la presidente Morgante e la nuova direttrice generale Paola Di Salvatore, mancata erogazione delle borse. Va ricordato come a luglio i ragazzi della casa dello studente verranno sfrattati dalla Campomizzi e mandati nelle palazzine Ater di Cansatessa, una zona periferica, mal collegata e priva di servizi. Inoltre, nonostante gli annunci, ancora non c’è un vero progetto sulla casa dello studente e ancora non vengono completati i lavori nell’edificio dove risiedono la mensa e il bar del polo di Coppito (manca ancora tutto il primo piano). Per non parlare del polifunzionale del Canada, rimasto chiuso per mesi anche dopo la fine della fase acuta della pandemia perché la stessa Adsu non aveva mai provveduto a effettuare la manutenzione della struttura”.
“È appena il caso di ricordare, inoltre, – continuano i consiglieri – quanto sia difficile, per uno studente universitario, specie se è un fuori sede, muoversi per raggiungere le sedi universitarie con i mezzi pubblici. E questi ultimi sono materia di diretta competenza comunale. Così come è responsabilità dell’amministrazione l’assenza in centro storico di aule lettura, biblioteche, centri di produzione e fruizione culturale, cinema e così via, che renderebbero la città maggiormente attrattiva per chi voglia frequentare l’università“.
“Ora, crediamo sia tempo di una profonda riflessione: se L’Aquila vuole davvero puntare sulla sua vocazione all’alta formazione e alla conoscenza, mettendo a sistema le Istituzioni di cui può fregiarsi – Università, GSSI, Laboratori Nazionali del Gran Sasso, oltre a Conservatorio, Accademia di Belle arti, Centro sperimentale di cinematografia – è necessario invertire la tendenza, aprendo un tavolo di confronto e concertazione con i portatori di interesse“.
“Biondi lasci stare il ruolo di opinionista tv e conferenziere in giro per l’Abruzzo – concludono – e torni ad occuparsi della città: non può pensare di continuare a fare il sindaco a distanza, coprendo la sua assenza con gli eventi del cartellone estivo. Ci sono questioni dirimenti che vanno affrontate: ora, o sarà troppo tardi“.