04 Settembre 2023 - 19:21:34

di Martina Colabianchi

La terribile vicenda di Amarena, la mamma orsa simbolo d’Abruzzo uccisa con un colpo di fucile a San Benedetto dei Marsi, oltre a provocare sgomento e indignazione ha anche dato, o meglio, ridato vita ad un acceso dibattito circa la gestione degli orsi e le loro “frequentazioni” di ambienti antropizzati.

Si è espresso oggi, nel merito, il presidente del Parco naturale Adamello Brenta Walter Ferrazza che, in una nota, si è con durezza scagliato contro l’avvicinarsi dei plantigradi agli umani, molto frequente in Abruzzo:

“Fatemi dire una banalità che forse oggi è stata dimenticata: gli animali selvatici sono animali selvatici. Ciò sicuramente vale a maggior ragione per i grandi predatori, che non sono e non devono essere ‘instagrammabili’. Sono animali che dovrebbero rimanere nei loro habitat, lontano dall’uomo e dalle sue attività. Incoraggiare la prossimità e volerli umanizzare è una forzatura che porta alle peggiori conseguenze“.

Per quanto riguarda la nostra Amarena, Ferrazza la definisce “un animale, suo malgrado, diventato una fonte di attrazione debitamente documentata sui social network: una situazione che di per sé ha qualcosa che non va, qualcosa di sbagliato. Quello che siamo obbligati a fare, – continua – come territorio che, assieme a quello abruzzese, vede al suo interno una colonia ursina, è quindi di invitare, ancora una volta, tutte le persone che hanno davvero a cuore la questione ambientale, a non creare nuovi conflitti. La risposta, di fronte ad episodi come questo, dev’essere sempre ragionata, razionale, pacata e fondata sulla conoscenza scientifica. Non è possibile davvero più tollerare alcun estremismo contro l’uomo e l’orso. Affidiamoci a scienza e conoscenza“.

Il commento pungente di Ferrazza arriva proprio nel giorno in cui un altro borgo abruzzese, Scanno, è rimbalzato nelle cronache per un singolare evento: un’orsa di ben 25 anni è entrata in un hotel, ha addentato una torta e poi, in tutta tranquillità, ha lasciato il posto indisturbata. Il proprietario dell’hotel, per nulla spaventato, ha subito chiamato il direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, Luciano Sammarone, per chiedere supporto affinché l’episodio non si ripetesse. Come spiega Sommarone, è stato sufficiente montare un recinto elettrificato davanti alla struttura per scongiurare nuove visite di quella vecchia orsa, di nome Gemma, nota frequentatrice del paese.

Ci sono posti dove gli orsi entrano anche nelle cucine, mangiano la torta, e nessuno li tocca, e ci sono posti dove gli orsi entrano nei giardini e qualcuno gli spara. Si chiama educazione, convivenza, civiltà, accettazione di un animale, che è l’orso bruno marsicano, unico e solo sulla faccia del pianeta“. Questo il commento di Sommarone a margine della vicenda e che sembra quasi una risposta involontaria a quanto affermato dal presidente del Parco naturale Adamello Brenta. “Scanno convive da circa 25 anni con l’orsa Gemma. Non è mai successo niente, perché l’orsa dovrebbe cambiare modo di fare? Se non la si vuole dentro, basta chiudere la porta. Se 30 anni fa non succedeva di incontrare l’orsa in paese era perché quando l’orso si avvicinava in paese gli sparavano“, continua il direttore rispondendo a quanti a Scanno affermano che, fino a 30 anni fa, i plantigradi non si avvicinavano al centro abitato.

Allora che facciamo, se uno va in montagna e viene sbranato da un lupo, ha fatto bene il lupo? Non è mai accaduto, ma che cos’è, la legge del taglione?“, questa la conclusione di Sommarone che, anche questa volta, sembrerebbe quasi riferirsi al “modello trentino” e a quanto accaduto con l’orsa JJ4, responsabile della morte del giovane runner Andrea Papi lo scorso aprile e per la quale il presidente della Provincia Autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, aveva firmato un’ordinanza di abbattimento poi rigettata dal Tar.

Insomma, due regioni diverse, due modelli diversi: da una parte un tentativo di convivenza pacifica con l’orso marsicano, specie protetta e amata dagli abruzzesi che ne rispettano la libertà di movimento; dall’altra, un tentativo di tenere ben separati animali selvatici e uomini tentando di azzerare, così, il rischio di incorrere in situazioni pericolose anche se, come dimostrato dalla tragedia di Trento, questo non è sempre possibile.

Uno scontro tra i due modelli, o meglio, tra due modalità di rapportarsi con l’orso è ben visibile da un’immagine, a detta dei creatori “satirica”, pubblicata da una pagina Facebook trentina e recante la scritta “ARRORSICINI” come eloquente descrizione di ciò che mostra: degli arrosticini con, al posto della carne, tanti orsetti “infilzati” dagli stecchi. L’immagine non è piaciuta all’associazione AIDAA, che così ha commentato:

“È proprio vero che la mamma dei cretini, in questo caso dei cretini trentini, è sempre incinta, quel post è offensivo innanzitutto per il popolo abruzzese e per tutti coloro che soffrono per la morte di questa meravigliosa creatura che era l’orsa Amarena. Sono dei cretini e come tali non meritano altro che il nostro disprezzo più profondo per il loro operato e per la loro stolta ignoranza”.