21 Novembre 2023 - 10:32:13

di Martina Colabianchi

È atteso stamattina a L’Aquila il ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità Eugenia Roccella che, accolta dal sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi e dall’assessore Ersilia Lancia, darà il via alla campagna di diffusione del 1522, numero verde nazionale contro violenza e stalking, sui mezzi di trasporto.

La visita del ministro, le cui opinioni sono state più volte aspramente criticate dalle opposizioni, non è accolta favorevolmente dall’associazione FuoriGenere che, in una nota, spiega le ragioni della contrarietà alla visita e annuncia la sua presenza alla manifestazione che si terrà a Roma proprio il 25 novembre.

Tra pochi giorni all’Aquila partirà il programma “Non è solo il 25 novembre– scrivono – che vede la partecipazione di Eugenia Roccella, ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, che in ordine sparso è: contraria alla pillola abortiva Ru486, contraria alle unioni civili, contraria alle adozioni per le coppie omosessuali, contraria alla transizione e alle terapie ormonali, contraria a riconoscere come discriminazione l’omolesbobitransfobia in nome di una supposta “libertà di espressione”, contraria all’eutanasia, contraria al divorzio in tempi brevi, contraria alla contraccezione gratuita e all’educazione sessuale nelle scuole, contraria al diritto all’aborto (definito “il lato oscuro della maternità”)“.

“La violenza di genere non può essere affrontata come un’emergenza perché è strutturale e sistemica. Siamo convintƏ che chi ostacola, a partire dalle istituzioni, l’educazione sessuo-affettiva nelle scuole e altrove sia complice del perpetuarsi di questo fenomeno. Il taglio dei fondi a sostegno dei Centri Antiviolenza è un’ulteriore prova della corresponsabilità da parte delle istituzioni nel non garantire e addirittura sottrarre strumenti essenziali al contrasto alla violenza di genere. Di fatto i femminicidi andrebbero considerati omicidi di stato!”.

Quello di Giulia Cecchettin – proseguono – è solo il più recente dei più di cento femminicidi in Italia del 2023, per la precisione 103 secondo dati aggiornati all’8 novembre. Nonostante le cause di questo fenomeno siano profondamente radicate nel sistema culturale maschilista in cui siamo immersƏ, le politiche attuate nel nostro Paese rimangono insufficienti e, anzi, in netto calo. L’attuale governo ha tagliato i fondi per le iniziative sulla violenza di genere del 70% e per recuperare il divario tra i 17 milioni stanziati nel 2022 e i soli 5 del 2023, la proposta che il ministro della giustizia ha avanzato negli ultimi giorni è un fascicolo per individuare i comportamenti al limite, che potrebbero rappresentare per le donne la premonizione di un possibile abuso. Una misura che, oltre a continuare a colpevolizzare le potenziali persone che subiscono violenza invece che concentrarsi sulle responsabilità di chi la agisce, sembra ignorare le reali proporzioni del fenomeno, che necessiterebbe di un intervento organico sul piano sia sociale che culturale. Con un taglio così ingente ai fondi è infatti impossibile parlare di piani concretamente efficaci. Nel corso della propria vita, una donna su tre, ovvero circa 736 milioni in tutto il mondo, subisce violenza fisica o sessuale da parte di un uomo. Investire sulla prevenzione dovrebbe dunque rientrare negli obblighi deontologici della politica ed è grave che il nostro governo stia agendo in direzione contraria“.

“Alla luce di tutto ciò, ci chiediamo dunque cosa intende la nostra amministrazione comunale quando l’obiettivo di sensibilizzare la cittadinanza al contrasto alla violenza di genere prevede l’invito di una ministra che appartiene a forze di destra e conservatrici, in aperta complicità con i gruppi anti-gender e anti-scelta che continuamente sferrano attacchi contro l’educazione alle differenze, all’affettività, alla sessualità e al consenso nelle scuole, l’unico strumento che ci permette di sradicare fin dalla prima infanzia gli stereotipi di genere e le dinamiche di abuso, sopraffazione e potere che stanno alla base della violenza di genere”.

Diciamo NO – continuano – a questo programma lava-coscienze e in generale a tutte le politiche e le retoriche che dietro una facciata di opposizione alla violenza, nei fatti ne riproduce e avalla le basi in ogni ambito della vita tramite il controllo, la repressione e l’aumento delle misure di sicurezza che tuttavia non hanno portato in questi anni a nessun tipo di cambiamento“.

“Vogliamo che ci si impegni ogni giorno e non solo nella ricorrenza, per occuparci di crescere generazioni che conoscano bene il rispetto, il consenso, la libertà di scelta, l’autodeterminazione, la tolleranza, la capacità di liberarsi da tutte le sovrastrutture imposte dalla società maschilista e misogina nella quale cresciamo. Ogni volta che ci dicono di stare zitte, ogni volta che ci dicono che non contiamo niente, ogni volta che minimizzano la potenza delle nostre rivendicazioni, ogni volta che ci dicono che “difenderci”, “evitare l’ultimo appuntamento”, “non esagerare” sono le uniche scelte che abbiamo”.

Il 25 NOVEMBRE alle ore 14.30 (Circo Massimo, Roma) scendiamo in piazza anche per Giulia Cecchettin e per tutte le donne, le persone trans* e non binarie e le libere soggettività schiacciate dalla violenza patriarcale in tutti gli ambiti della vita: dalla scuola, alla famiglia, alle relazioni interpersonali, agli ospedali, ai tribunali, alle politiche pubbliche“, conclude l’associazione FuoriGenere.