12 Dicembre 2023 - 16:36:51

di Tommaso Cotellessa

Un medico di Sulmona è stato condannato per i reati peculato e concussione a sei anni e nove mesi di reclusione, con l’aggiunta dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici, dell’interdizione per cinque anni dall’esercizio della professione e al risarcimento da liquidare alle parti civili, oltre al pagamento delle spese processuali.

Al centro della condanna impartita dal Tribunale di Sulmona tre episodi risalenti all’anno 2021, quando il medico in più di una occasione avrebbe prestato cure domiciliari a pagamento abusando dei suoi poteri, inoltre da una perquisizione all’interno dell’abitazione dell’imputato, effettuata dai Carabinieri, sarebbe emerso che il medico si sarebbe appropriato di siringhe e medicinali all’interno del pronto soccorso dell’ospedale di Sulmona, per l’equivalente di 150 euro al fine di svolgere le prestazioni a domicilio.

Nel primo episodio preso in considerazione dall’accusa, l’uomo avrebbe avrebbe proposto a un anziano l’infusione a domicilio di un trattamento costituito da dieci flebo di un costoso farmaco per un corrispettivo di 1500 euro. Il paziente era affetto da dolori diffusi alle gambe, causati da stenosi, tanto da rendere necessario un duplice intervento. Il medico, recandosi a casa dell’uomo, lo avrebbe costretto a farsi consegnare la somma equivalente a un’infusione, con l’aggravante di aver approfittato della sua condizione di fragilità. Stessa denuncia era arrivata da un altro anziano che aveva contestato al medico le stesse condotte.

A questi episodi sui aggiunge l’accusa di appropriazione di medicinali e siringhe all’interno dell’ospedale di Sulmona al fine di erogare cure a domicilio ad una paziente oncologica in cambio di 230 euro.

Il castello accusatorio presentato all’interno del processo, per il quale la Procura aveva chiesto una condanna a nove anni e otto mesi, è stato confutato dai legali dell’imputato, Alessandro Margiotta e Alessandro Scelli, secondo i quali non vi sarebbe la concussione poiché il medico non agiva in qualità di pubblico ufficiale a casa dei pazienti né avrebbe usato violenza e minaccia. Inoltre secondo quanto sostenuto dagli avvocati non ci sarebbe stato alcun furto poiché l’uomo era in possesso dei farmaci che somministrava, nella cosiddetta borsa medica.