13 Gennaio 2024 - 08:26:18
di Redazione
Sono oltre 11 mila le firme raccolte per difendere la cancellazione della riserva del Borsacchio: 5971 firme su carta in due giorni di banchetto a Roseto degli Abruzzi ed in tre eventi infrasettimanali (600 dalla frazione di Cologna); 5590 firme sul sito della Riserva. Sono 191 le associazioni nazionali aderenti, due le interrogazioni annunciate in Parlamento e una petizione al Parlamento europeo, oltre alla proposta di legge annunciata in Regione per ripristinare la riserva da più gruppi.
Sono i numeri della grande mobilitazione a difesa della riserva del Borsacchio.
“Questi dati sono il risultato di una mobilitazione partita il 6 gennaio e per scelta abbiamo deciso di non aprire le famose piattaforme on line che moltiplicano e condividono appelli. Lo scopo era rimanere sul territorio e coinvolgere residenti o persone che vivono l’area – affermano le guide del Borsacchio in una nota – Oggi la cittadinanza di è stretta intorno la riserva Borsacchio. I cittadini si sono stretti intorno la riserva scendendo in piazza del comune a Roseto prima del Consiglio. Fra due ali di folla che sventolavano rami di ulivo una bambina ha consegnato le 11.000 firme al sindaco di Roseto. Le false notizie sono ormai cadute. E tutti ormai conoscono le reali motivazioni e sembra inutile oggi ribadire quello che ognuno può vedere oggettivamente anche solo passando in auto sulla strada e vedere ulivi, viti e terreni lavorati. Lo stesso presidente Marsilio ha dichiarato che è una scelta dolorosa ed eccessiva”.
“Ora per il bene della città e dello sviluppo e l’armonia di tutte le parti bisogna risolvere il problema che tutti hanno compreso – prosegue la nota – Il problema è che la riserva non è mai stata attivata. E tutte le parti hanno sofferto per questo. Sia piccole famiglie che l’ambiente. La legge è illegittima. Tutti lo sanno. L’iter assunto viola tutte le norme quadro del tema per la non convocazione dell’ente locale. Prima o poi questa norma verrà annullata ma cosa succederà nel frattempo? Chi lamentava di non poter costruire e vorrà farlo al primo progetto riceverà un ricorso da parte dell’enorme rete associativa creata e probabilmente dal comune. E l’intervento sarà bloccato e il Tar manderà in corte costituzionale . Stessa storia del parco Sirente velino. Le parti pro ambiente vedranno ancora una riserva bloccata e la natura continuerà a soffrire e restringersi. La città sarà bloccata, la riserva sarà bloccata e nessuna parte potrà fare nulla. Ora serve un atto di maturità da parte degli enti in campo. La riperimetrazione deve essere superata . Ripristinare i confini ed arrivare il Pan”.
Le guide del Borsacchio concludono spiegando che “Una riserva per agricoltori è un tesoro anche per creare turismo sostenibile. Associazione BB e TouringClub lo sanno bene e per questo aderiscono. Ora fermiamo questa follia. Roseto , l’Italia e l’Europa sono indignati . Dai conflitti si genera solo un effetto ci rimettono gli ultimi”.
Intanto un comitato di giuristi ha promosso un documento sul caso della Riserva naturale del Borsacchio. I firmatari hanno pensato il documento “non tanto come un appello, e assolutamente non come presa di posizione politica o di merito, ma come l’avvio di una iniziativa di riflessione e discussione scientifica, che, partendo dall’abnorme caso, indaghi e delinei i principi di diritto, sicuramente sovraregionale, della protezione naturalistica come azione scientificamente fondata di tutela integrale della Natura e del patrimonio naturale, e, come tale, sottratta agli interessi economici, politici, o di altra, a volte oscura, derivazione. Borsacchio è una piccolissima riserva, ma crea un caso che può diventare un pericoloso precedente per l’apertura di una stagione di caccia alla Natura in grande stile”. I firmatari sono Giampiero di Plinio, Rettore Università Telematica Leonardo da Vinci; Gianluca Bellomo, Università G. d’Annunzio, Chieti-Pescara; Luisa Cassetti, Università degli Studi di Perugia; Marta Ferrara, Università degli Studi di Teramo; Mario Fiorillo, Università degli Studi di Teramo; Alberto Lucarelli, Università degli Studi Federico II, Napoli; Fabrizio Politi, Università degli Studi di L’Aquila; Romano Orrù Università degli Studi di Teramo; Marcello Salerno, Università degli Studi A. Moro, Bari,
Il documento
Il Consiglio regionale dell’Abruzzo ha ridotto in modo drammatico – da 1110 a 24.7 ettari –
l’estensione della riserva naturale regionale guidata Borsacchio, che insiste sul comune di Roseto
degli Abruzzi. La modifica è stata varata di notte, sotto forma di emendamento inserito nella legge regionale distabilità per il 2024 (progetto di legge n. 379/2023. L’emendamento recante “modifiche all’art. 69, comma 2, della legge regionale 8 febbraio 2005, n. 6” è stato presentato in assemblea senza essere
dunque adeguatamente discusso in seno alla commissione consiliare competente.
Le conseguenze. L’esclusione di una estesa porzione di territorio dalla riserva regionale consentirà
lo svolgimento di interventi che la norma istitutiva del Borsacchio vieta in modo espresso (art. 69,
comma 19, l. r. n. 6 del 2005) proprio a protezione degli elementi naturalistici presenti sul territorio.
Le attività d’ora in poi legittime vanno dalla costruzione di nuovi edifici all’apertura di strade,
passando per il danneggiamento, la raccolta delle specie vegetali spontanee e l’introduzione di
specie non autoctone. Le criticità. La decisione del Consiglio regionale suscita più di una perplessità di ordine giuridico.
Ci limitiamo a segnalarne sei tra quelle principali. La prima: le modalità e le tempistiche quanto meno discutibili adottate dalla maggioranza consiliare
appaiono prive delle garanzie minime di trasparenza e democraticità che dovrebbero caratterizzare
tutti i processi decisionali. La seconda: la decisione del Consiglio di limitare l’estensione della riserva costituisce un atto
unilaterale, che la Regione ha assunto in carenza di un preventivo confronto con gli enti locali.
Questo modus operandi appare illegittimo, in quanto contrario ai principi che ispirano la legge
quadro n. 394 del 1991 sulle aree naturali protette, che costituisce parametro normativo interposto
in quanto espressione della competenza esclusiva dello Stato in materia di tutela dell’ambiente,
dell’ecosistema e dei beni culturali (art. 117, comma 2, lett. s)) non derogabile in peius dalle
Regioni. La terza: l’inserimento di una norma dai “potenti” effetti naturalistici all’interno della legge di
stabilità, che ha invece natura finanziaria per l’ordinamento regionale, inficia l’articolato
complessivo del vizio di eterogeneità sostanziale. Si è insomma molto lontani da una “buona
legge”, come confermano i costanti richiami del Presidente della Repubblica e della Corte
costituzionale al rispetto del requisito di omogeneità normativa, che il Consiglio regionale
dell’Abruzzo ha evidentemente ignorato. La quarta: al tempo della semplificazione normativa e dello snellimento dei processi amministrativi, il Consiglio regionale con un solo emendamento notturno vanifica 18 anni di sforzi, anche economici, necessari alla redazione del Piano di assetto naturalistico (Pan) della riserva, che a gennaio 2024 sarebbe giunto ad approvazione e che è, a oggi, evidentemente inutilizzabile. La quinta: la riperimetrazione dell’area del Borsacchio, comprimendo la vocazione naturalistica di una parte del territorio abruzzese, è costituzionalmente illegittima, in quanto contrasta in modo evidente con gli obblighi di tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi anche
nell’interesse delle future generazioni, che la nostra Costituzione impone a tutte le articolazioni
della Repubblica, comprese quelle di livello regionale (art. 9, comma 2, Cost.). La sesta: le modifiche all’art. 69, comma 2, della l. r. n. 6/2005, appaiono in contrasto con il diritto europeo (art. 117, comma 1, Cost.) e, segnatamente, con la proposta di regolamento Nature Restoration Law (COM(2022)304) sul ripristino degli ecosistemi, che è in corso di adozione nel quadro della strategia europea di biodiversità per il 2030 e del Green Deal. Il legislatore regionale sembra infatti andare in direzione opposta rispetto alle indicazioni di potenziamento e ripristino degli ecosistemi contenute nella proposta di regolamento.
Per queste ed altre ragioni, nell’invitare il decisore regionale a riconsiderare la problematica e
auspicabilmente e a valutare percorsi alternativi e legittimi, desideriamo – invitando all’adesione
tutti gli studiosi interessati – avviare una iniziativa di riflessione e discussione scientifica, che,
partendo dal caso di specie, indaghi e delinei i principi di diritto interno e sovranazionale, che
legittimano in senso procedurale e sostanziale ogni intervento sul sistema delle aree naturali
protette, come azione scientificamente fondata di tutela il più possibile integrale dei frammenti di
patrimonio naturale che ancora resistono all’intervento umano, tenendo anche conto che se
Borsacchio è una piccolissima riserva, è ragionevole la preoccupazione che possa diventare un
pericoloso precedente. In questa prospettiva, l’iniziativa ha anche il senso di offrire sia alle comunità e associazioni interessate che ai Pubblici Poteri i risultati dell’approfondimento scientifico, anche per contribuire alla ricerca di possibili e ulteriori soluzioni tecniche, in un’ottica di leale collaborazione e pieno
rispetto istituzionale.