19 Gennaio 2024 - 16:57:21
di Martina Colabianchi
Il Centro Turistico del Gran Sasso e le sue criticità al centro delle Commissioni I e V che si sono riunite questa mattina.
Nello specifico, nel corso della I si è esaminato il report del controllo sul Centro relativo al primo semestre 2023 ed, inoltre, si sono condivisi i dati in merito allo stato della stessa società partecipata del Comune.
Una situazione finanziaria difficile quella in cui versa il Centro Turistico, che ha chiuso il 2022 con una perdita di 268 mila euro e con il bilancio del 2023 che, anche a causa della mancanza di neve nei mesi di dicembre e gennaio, non fa ben sperare.
La riapertura al pubblico della funivia del Gran Sasso dopo l’esposto che ne causò la chiusura e le prescrizioni imposte dal Ministero sono stati, invece, i temi al centro della V Commissione.
Le prescrizioni, secondo il presidente della Commissione Stefano Palumbo, “rendono possibile l’apertura e la prosecuzione della stagione invernale già penalizzata dall’assenza di neve, ma di fatto stabiliscono e sanciscono una pietra tombale sul Centro Turistico del Gran Sasso visto che dal 1° maggio del 2024 se ne prescrive la sospensione dell’esercizio con tutte le conseguenze che ne derivano su una società già in difficoltà dal punto di vista finanziario, con l’esercizio 2022 chiuso e in perdita con un passivo di oltre 200.000 euro, il 2023 seguirà senz’altro questo andamento e, di conseguenza, possiamo quasi essere certi che il 2024 pure chiuderà in perdita con tre esercizi che, per legge, vanno a definire le condizioni per il fallimento e la non continuità di esercizio di un’azienda a capitale pubblico“.
“La situazione è quindi davvero critica e richiede la massima attenzione e le discussioni necessarie per poter provare a scongiurare una prospettiva davvero tragica“, conclude.
Molto critico il gruppo consiliare de Il Passo Possibile, che accusa il Comune di assenza di visione strategica nei confronti della montagna.
“Una seduta grottesca quella della I commissione sulla gestione del C.T.G.S. che oltre che confermare le note e gravi responsabilità gestionali e di programmazione di Comune e la propria partecipata, parrebbe persino evidenziarne ulteriori.
Richiesta da tempo e fortemente voluta al PASSO POSSIBILE, nel preciso momento in cui era imprescindibile avere chiarimenti da Comune, Provincia e C.T.G.S. sul mancato rinnovo della Convenzione del parcheggio estivo a Campo Imperatore fra Provincia e C.T.G.S. a fronte di annate precedenti assolutamente confortanti e ciò comportando mancati introiti per euro 100.000 in tempi di difficoltà del C.T.G.S., molti dubbi sono sorti persino sull’iter autorizzativo a realizzare ab initio il parcheggio stesso, come è emerso a chiare lettere nel confronto.
Abbiamo assistito ad un generalizzato “scarico” di responsabilità fra gli Enti auditi al tavolo di oggi sul C.T.G.S., tanto che la minoranza avrebbe potuto persino non intervenire al dibattito: tanto è, una situazione surreale per chi vi ha assistito e per la città che subisce le conseguenze di questo pressappochismo da chi la governa.
Nel bearsi, (persino questo!) di aver ridotto il passivo del C.T.G.S. di 100.000 euro nell’approvato bilancio 2022 nel momento in cui il rosso rimane è di 270.000, viene fuori l’atteggiamento di questa Amministrazione che si deresponsabilizza dal ruolo, persino, come nel caso della Funivia, se può toccare la sicurezza delle persone, e in generale, torniamo a dirlo, quell’incapacità manifesta, in generale, di creare un futuro per la nostra montagna a fronte degli ingenti fondi a disposizione, su tutti i quasi 9 milioni di euro dei fondi Restart ancora colpevolmente inutilizzati da anni e su cui più volte IL PASSO POSSIBILE ha chiesto lumi.
Tema non toccato in Commissione come si ritiene di garantire presente e futuro al C.T.G.S. e con esso alla nostra amata montagna. Nulla sui fondi PNRR , circa 1.600.000 euro in dote al Comune (D.G.C. n. 3/2021) e ancora inutilizzati per gli interventi sul pericolo valanghivo nella zona di “Vena Rossa”.
Potremmo parlare anche di sottoservizi mai realmente considerati (non si sa nemmeno quale sia il gruppo di lavoro ad oggi), di un Albergo che ancora non vede la luce, dello stato dell’arte del Progetto Speciale Territoriale Scindarella-Monte Cristo, perché non ci si è attivati presso la Comunità del Parco per verificare lo stato di attuazione della predisposizione del relativo Piano di Sviluppo Economico e Sociale, cosa si sia fatto per destagionalizzazione della presenza turistica e conseguente riconversione green e digitale del territorio.
Si pensi solo che il Consiglio comunale dell’Aquila approvò nel febbraio 2020 una mozione relativa al Piano di sviluppo del Gran Sasso d’Italia, impegnando ” il sindaco e la giunta comunale ad attivare le procedure per la predisposizione dei progetti per le infrastrutture utili per una maggiore fruibilità ai fini turistici e ricettivi dell’area del Gran Sasso, così da attivare le necessarie istruttorie da parte degli enti preposti per la loro approvazione e a promuovere l’istituzione di un tavolo di confronto con l’ente Parco Gran Sasso e Monti della Laga e gli altri portatori di interesse per la definizione di poche ma chiare norme condivise, tali da rendere il Regolamento del Parco strumento agile di sicuro sostegno allo sviluppo economico e sociale del Gran Sasso”.
Dunque, un chiaro intento di mettere chiunque nella condizione di vivere le nostre montagne, ragionando su uno sviluppo sano, sostenibile, per la città, per il futuro dei nostri giovani, per coloro che in montagna vivono e lavorano, diventare, si disse allora, un “motivo di orgoglio, una fonte di reddito e di lavoro, un patrimonio naturalistico, ben gestito in modo sinergico da amministratori, imprenditori, associazioni di categoria ed Ente parco“.
Tutte parole rimaste proclami elettorali, e nulla più.
Nelle odierne Commissioni, ma in generale negli ultimi anni in cui in più di un occasione si è misurata a livello amministrativo e politico la capacità gestionale del Comune sul Gran Sasso, viene certificata in modo irreversibile la fine della sua partecipata C.T.G.S. e il fallimento di avere un’idea strategica e lungimirante sull’intero “prodotto” montagna, come risorsa turistica o attività economica, ma anche territoriale ed identitaria nel senso più appropriato del termine”.