20 Gennaio 2024 - 14:14:37

di Martina Colabianchi

Il Sito di Interesse Comunitario “Gran Sasso” diventa Zona Speciale di Conservazione secondo le norme comunitarie; vincono così le ragioni della Natura sulla propaganda insensata messa in campo in questi anni dalla stessa giunta Marsilio che ora è costretta a sventolare bandiera bianca. Un esito peraltro del tutto scontato per chi avesse un minimo di conoscenza delle norme varate nel lontano 1992 dall’Unione Europea con la Direttiva Habitat e la successiva evoluzione della materia anche in Abruzzo“.

Così la Stazione Ornitologica Abruzzese, in una nota, commenta la delibera, approvata dalla giunta regionale lo scorso 28 dicembre, che prevede la trasformazione del sistema montano del Gran Sasso da Sito di interesse comunitario (Sic) a Zona speciale di conservazione (Zsc).  

L’atto, nello specifico, impone che tutti gli interventi che si intendano realizzare nell’area vengano sottoposti a valutazioni di incidenza ambientale in modo molto più specifico.

La Giunta Marsilio – proseguono – appena insediata aveva messo in campo un’anacronistica, sconclusionata e surreale azione per tagliare i confini dei siti Natura2000 esponendo non solo la regione ma addirittura l’intero paese agli esiti di una onerosa procedura di infrazione comunitaria. Un’iniziativa a tratti tragicomica, come avevamo immediatamente stigmatizzato in una lettera inviata a Bruxelles, al Ministero e alla stessa regione in cui ripercorrevamo tutta la vicenda a partire dalla definizione, avvenuta nel 1995, dei perimetri dei Siti di Interesse Comunitario“.

“Per dire, la Giunta addirittura fondava la propria azione sul fatto che una lettera della… regione era irreperibile nei propri archivi (SIC! è proprio il caso di dire), dimenticando che già venti anni prima in maniera altrettanto improvvida anche la Giunta Pace regionale aveva provato a ritagliare i Siti Natura2000 assegnando alle province fondi per approfondire la materia, in un percorso partecipato da tutti gli attori in campo. Come finì quel percorso? Con l’individuazione di altri tre siti!”.

La decisione di oggi – continuano ancora – è l’ennesimo bagno di realtà per chi in questi anni ha sparso fumo negli occhi invece di impegnarsi per dare piena attuazione alle politiche comunitarie che prevedono anche una gestione attiva dei siti a favore della biodiversità e delle comunità locali, adottando quegli strumenti di compensazione rispetto ai vincoli previsti dalle norme europee. Nella lettera del 2020 ricordavamo, infatti, lo scandalo dei Piani di Gestione dei siti, la cui redazione è stata finanziata nel 2013 dalla stessa Regione con 3,5 milioni di euro di fondi europei. Documenti ricchi di informazioni e proposte operative rimasti nei cassetti, mai approvati“.

Ora non resta che redimersi e recuperare il tempo perduto per far fronte alla continua erosione di biodiversità che purtroppo caratterizza alcuni siti così importanti a scala europea, abbandonando velleità “sviluppiste” i cui limiti vediamo ogni giorno sulle montagne della regione colpite dagli effetti del riscaldamento globale“, concludono.

Tra impotenza e incompetenza”, questo il senso di quanto accaduto secondo Enrico Perilli, membro assemblea nazionale Sinistra Italiana e Pierluigi Iannarelli, segretario comunale Sinistra Italiana L’Aquila.

Il passaggio da Sic a Zsc avverrebbe, scrivono, “con enorme ritardo e sotto la scure dell’infrazione europea.
La normativa Habitat ha più di 25 anni e quanto accaduto era del tutto scontato e prevedibile
“.

“Ma l’ovvio in questa città viene negato come è negata la catastrofe del cambiamento climatico. Sembra di vivere in una realtà di metà novecento, si progettano impianti con soldi pubblici, si ignora il cambiamento climatico (incredibile!), si ignora che le stagioni sciistiche ormai durano 30 giorni (quelli di apertura reale, non quelli farlocchi…) nella migliore delle ipotesi, si ignora l’istituzione dei parchi e di tutte le misure di tutela e conservazione e soprattutto si ignora la nascita di nuove forme di turismo e di doverose forme di co-esistenza con l’ambiente”.

La “dissociazione temporale” che è stata imposta a questa città, – proseguono – alla quale hanno contribuito, per chiarezza, tanti cittadini e quasi tutti i partiti e quasi tutti gli amministratori (i tentativi maldestri di Lega e FDI seguono quelli del PD!) si chiude. Potremmo ricordare le grottesche raccolte di firme per i referendum che avrebbero cambiato la storia della città, le foto dei deputati e senatori di FDI al ministero dell’Ambiente ad annunciare rivoluzioni alle porte, i viaggi della speranza a Bruxelles dove “abbiamo fatto capire come stanno le cose”, nel frattempo le cose sono peggiorate e si è fermata anche la funivia!“.

Ora, sarebbe eticamente corretto che tutti coloro che hanno realizzato fortune e carriere politiche su questo inganno, imponendoci una dissociazione temporale, chiedano scusa e smettano, quanto meno, di occuparsi del Gran Sasso“.

Ai nostri amici sviluppisti diciamo che il Gran Sasso è salvo, salvato dalle loro grinfie anacronistiche.
Da parte nostra siamo orgogliosi di avere sempre detto la verità ai nostri concittadini e di aver formulato proposte che guardano al futuro e non al passato remoto
“, concludono Perilli e Iannarelli.

“Non c’è nessun nuovo vincolo e non esiste nessuno stop allo sviluppo del Gran Sasso, anzi, dopo decenni di impasse e blocco generale questa Giunta regionale, tramite l’Assessorato cui sono preposto, ha ottenuto un grande risultato: per la prima volta dal 2004 viene attestato formalmente dal Ministero dell’Ambiente e dello Sviluppo Sostenibile (MASE) la possibilità di sviluppo del Comprensorio del Gran Sasso e, nel dettaglio, di quello relativo al bacino sciistico ‘Scindarella – Montecristo’. Altro blocco, come strumentalmente si ostina a sostenere un Centrosinistra in campagna elettorale e in vena di bugie”.

Lo chiarisce il vicepresidente della giunta regionale con delega all’Ambiente, Emanuele Imprudente, illustrando i dettagli della DGR n. 953 del 28/12/2023 ed intervenendo su articoli apparsi sulla stampa in data odierna.

I commenti riferiti da esponenti dell’opposizione in Regione denotano solo l’ultimo tentativo di affermare una presenza politica ormai liquefatta, dopo cinque anni di chiacchiere al governo della Regione dal 2014 al 2019 e altri cinque impalpabili all’opposizione in cui non hanno avuto nemmeno il tempo o l’interesse per fare un’azione politica conoscitiva o una proposta sul Gran Sasso”, continua Imprudente.

“Appena insediati nel 2019 abbiamo iniziato ad affrontare il tema dello sviluppo del Gran Sasso e delle connesse criticità legate ai vincoli ambientali, trovando inizialmente solo un muro insormontabile a livello centrale-ministeriale. Ma la caparbietà, la dedizione ed una mutata disponibilità con il nuovo hanno fatto in modo che le innumerevoli e costanti interlocuzioni a livello governativo, culminate in vari incontri presso il Ministero nello scorso anno, hanno portato all’enorme risultato: l’attestazione da parte del Ministero che ha dato il via libera alla possibilità di realizzare nuovi impianti di risalita e nuove piste da sci, con specifico richiamo al tema più sentito da parte degli sportivi e degli amanti della montagna abruzzese, cioè il collegamento Scindarella-Montecristo”, aggiunge.

Il vice presidente della giunta invita “tutti coloro che hanno un interesse autentico e genuino nei confronti del nostro Gran Sasso a leggere attentamente la DGR n. 953 del 28/12/2023 senza lasciarsi fuorviare da chi ha letto solo il titolo: è chiaro ed evidente il primo punto deliberato che evidenzia che nessun vincolo aggiuntivo viene introdotto con tale atto e le cosiddette misure generali di conservazione sono assolutamente immutate”.

“È altrettanto palese – precisa Imprudente – che si prende atto della nota del MASE del settembre scorso con la quale la Direzione Generale Patrimonio Naturalistico e Mare comunica, tra le altre cose, che “sulla base della ricostruzione documentale fornita da codesta Regione Abruzzo risulta che il Progetto Speciale Territoriale ‘Scindarella – Montecristo’, possa rientrare nel caso degli impianti di risalita e nuove piste da sci previsti negli strumenti di pianificazione generali e di settore vigenti alla data di emanazione del presente atto, e che, quindi, il citato Progetto Speciale Territoriale non rientra nella fattispecie dei divieti da porre per le ZPS”.

Il vice presidente sottolinea ancora che “I miei concittadini e gli elettori votandomi hanno voluto che diventassi un amministratore ed un amministratore è colui che opera e prende decisioni con responsabilità per il bene del suo territorio, non rimandando furbescamente ad altri tempi ed altri soggetti criticità e tematiche che implicano impegno e dedizione di anni”.

“Per questo possiamo vantare, senza tema di interpretazioni fuorvianti o ricostruzioni inconsistenti, un grande risultato. Adesso mi aspetto, però, che chi ha la competenza per stimolare e presentare le proposte progettuali, all’interno degli enti preposti, sia attivo e faccia la sua parte. È un primo passo. C’è ancora moltissimo da fare, ma finalmente un segnale positivo che deve riaccendere la speranza”, conclude il vice presidente della Giunta regionale con delega all’Ambiente.