20 Gennaio 2024 - 15:19:14
di Redazione
Nell’anno del 70esimo anniversario del ritrovamento del Mammut, arrivano al Munda importanti donazioni, parzialmente inedite sul fossile trovato nella fornace Santarelli a Madonna della Strada a Scoppito.
Le donazioni sono state ufficializzate oggi nel corso di una conferenza stampa, alla presenza dell direttrice del Munda Federica Zalabra.
Le donazioni sono state fatte dalle famiglie Pietrosanti e Santarelli. Le eredi dell’ingegner Mario Santarelli, Cecilia ed Eugenia, proprietarie della cava attiva fino agli anni ‘70, hanno donato 23 foto originali scattate nel momento della scoperta e stampate dallo studio Ludovico Carli dell’Aquila.
La narrazione ufficiale, riportata su testi scientifici pubblicati dall’Istituto di Paleontologia dell’Università di
Roma che seguì i lavori, cita testualmente: “durante un saggio di perforazione per ricerca di acqua, si è
trovato lo scheletro dell’elefante…”
Più precisamente, nelle parole degli operai della cava, raccolte anni fa dalla famiglia Santarelli, emerge una ricostruzione più dettagliata “Le macchine di scavo avevano superato di molto il sito del ritrovamento e operavano più avanti perché il deposito di argilla era esaurito. Rimanevano gli strati sottostanti di sabbie, raccolte a braccia e badile, usate per separare i mattoni appena trafilati di argilla fresca, umida, che venivano poi impilati sui carrelli destinati all’essiccazione. Appunto un badile si imbatté in qualcosa di duro, un cucuzzolo biancastro che non voleva saperne di fuoriuscire dalla sabbia e impegnava lo scavo sempre più profondo. A poco a poco veniva fuori la zanna…”
Al Munda sono stati donati, inoltre, 6 foto originali e parzialmente inedite oltre a due volumi della professoressa Angiola Maria Maccagno “l’Elephas Meridionalis Nesti di Contrada Madonna della
Strada, Scoppito” , 1962 e “Relazione sulla tecnica di scavo, restauro e montaggio dell’elefante fossile rinvenuto presso L’Aquila” , 1958. Questa seconda donazione proviene invece dalla famiglia Pietrosanti.
Il nonno di Claudio Pietrosanti, Antonio Ferri, fu incaricato del recupero e restauro delle ossa fossilizzate dalla Maccagno, direttrice dell’Istituto di Geologia e Paleontologia dell’Università di Roma.
“Mio nonno – ha raccontato – svolgeva lavori di palificazione nel deserto libico e a Bengasi, dove abitava, conobbe il professor Carlo Petrocchi, direttore del museo di Scienze naturali di Tripoli. Fu proprio quest’ultimo a segnalarlo alla Maccagno quando, rimpatriato come profugo in Italia fu incaricato, come consulente esterno, al recupero nella cava Santarelli e poi al restauro delle ossa dal 1954 al 1959″, anno in cui il Mammut venne portato nel Bastione Est del Castello Cinquecentesco ed esposto infine al pubblico nel 1960.
“Si tratta di due importantissime donazioni -ha detto la Zalabra – In primo luogo perché riconoscono il ruolo del museo come custode, non solo del Mammut, ma di tutta la documentazione intorno ad esso, e poi perché si tratta di donazioni che vengono fatte nel 70esimo anno dalla scoperta del Mammut. Questo per noi sarà un anno di grandi celebrazioni e questi materiali fotografici saranno inseriti all’interno di una mostra che sarà allestita all’interno del bastione e quindi saranno utili per una narrazione che finora è stata fatta solo attraverso i pannelli. Ora, invece, il visitatore potrà ripercorrere visivamente attraverso queste foto straordinarie sia i luoghi, sia i protagonisti”.