24 Gennaio 2024 - 10:44:27

di Tommaso Cotellessa

Così come il Titanic si andò a schiantare contro un gigantesco iceberg, il vascello della destra aquilana è andato a cozzare contro il Gran Sasso.

Questa è l’immagine per mezzo della quale il coordinatore regionale di Demos Abruzzo Alfonso D’Alfonso attacca il centrodestra aquilano ed abruzzese sul tema della gestione del Gran Sasso e delle politiche della montagna, denunciando “anni e anni di demagogie, feroci contrapposizioni, annunci di rivisitazioni dei perimetri sottoposti a vincoli, promesse di grandi investimenti in impianti e infrastrutture con conseguente aumento dei volumi d’affari degli operatori hanno avuto un mesto epilogo

L’affondo dell’esponente di Demos prosegue menzionando l’approvazione, da parte della giunta regionale presieduta dall’On. Marsilio su proposta del vicepresidente e assessore all’agricoltura e ai parchi Imprudente, della trasformazione del SIC del Gran Sasso e Valle del Tirino in Zona di Conservazione Speciale. Tale decisione per D’Alfonso non rappresenta altro che l‘immobilismo del centrodestra. Si legge infatti nella nota “dopo fiumi di parole al vento, pur stando al governo del comune dell’Aquila da sette anni e della regione Abruzzo per un lustro la destra abruzzese non ha mosso un dito per avviare la tanto auspicata riperimetrazione del SIC come approvato nel 2005. Anzi, i nostri amministratori hanno messo le loro facce su di un regime vincolistico più stringente del Sic, di cui sono ancora da capire gli effetti sulle attività esistenti.

“Dal 2005 a oggi sono passati  ben 19 anni e tutte le amministrazioni che si sono succedute, sia comunali che regionali, non sono andate oltre gli annunci circa la riperimetrazione del Sic, ma la destra attuale dell’infrastrutturazione pesante del Gran Sasso e della drastica riduzione di territori sottoposti a vincoli conservativi ne aveva fatto un mantra fino al 28/12/23 quando si è intestata l’approvazione del massimo livello vincolistico previsto dalla normativa Europea.

Nel proseguire D’Alfonso pone l’accento su la condizione di precarietà e di difficoltà in cui sono imbrigliati tutti gli operatori che hanno investito sul territorio in agricoltura d’eccellenza e turismo di qualità, a causa della confusione creata.

“È bene che si mettano immediatamente attorno un tavolo tutti coloro che hanno responsabilità politiche, competenze, ruoli riconosciuti e rappresentanti reali delle imprese” incalza il coordinatore regionale “per scrivere tutti insieme i regolamenti attuativi con particolare attenzione alle attività economiche compatibili e in che modo svolgerle. Non va perso tempo perché già si paga un inverno senza neve e buona parte del turismo estivo si svolge all’interno della ZCS. È arrivato il momento di mettere la parola fine tra chi sostiene il turismo esperienziale e chi lo sci alpino.

“Atteso che bisogna garantire (cosa non scontata) che gli impianti di risalita esistenti funzionino al meglio e che il prossimo anno ci sia neve (anche questa è una vera incognita), vanno sostenute le imprese turistiche nate esclusivamente per lavorare con lo sci alpino nella riconversione per dare servizi a una nuova e diversa clientela. Quando dico sostenere intendo metterle in condizione di rimanere aperti, sostenendo anche i costi di gestione per un minimo di due anni e di poter affrontare le ristrutturazioni sia in conto capitale che, per una piccola parte rimanente, in conto interesse. Dico questo, perché è certo, che molte strutture, se non si attuano interventi straordinari dal prossimo inverno saranno destinate a rimanere chiuse.” così conclude D’Alfonso.