26 Gennaio 2024 - 15:20:27

di Redazione

Potrebbe essere il Cardinale Giuseppe Petrocchi che sarà arcivescovo metropolita dell’Aquila fino al prossimo 19 agosto, ad aprire la porta Santa in occasione della prossima Perdonanza Celestiniana.

L’invito al cardinale è stato fatto dall’arcivescovo coadiutore Mons. Antonio D’Angelo, che diventerà il suo successore dopo il 19 agosto, in occasione dell’incontro formativo di questa mattina presso l’Istituto superiore di Scienze religiose di L’Aquila per la ricorrenza di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, cui hanno preso parte anche il presidente dell’Odg Abruzzo, Stefano Pallotta e don Claudio Tracanna.

Positiva la risposta del Cardinale Petrocchi all’invito rivolto da Monsignor D’Angelo che dovrebbe invece chiudere la porta Santa.

Nel corso dell’incontro in cui si è parlato di “Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana“, si è annunciata la richiesta formale di inserire L’Aquila e la Perdonanza nei percorsi del Giubileo 2025 e l’imminente fine dei lavori della nuova chiesa di Cansatessa e l’avvio del cantiere di quella di Pile.

“Il Papa ci ha dato un messaggio molto ricco sull’intelligenza artificiale, sia nei contenuti che nelle prospettive – ha detto Petrocchi – Un intervento sapiente su cui occorre meditare. E’ fondamentale capire che non si tratta di intelligenza ma di strumentalità a servizio dell’intelligenza che è prerogativa umana, perché il pensiero teso alla verità e la volontà di bene sono identità dell’uomo e non degli strumenti che crea. Si tratta di assicurarsi che questi mezzi che hanno grandissime potenzialità possano essere messi in campo a servizio di una cultura che promuova una crescita integrale e integrata di tutti e di ciascuno, occorre perciò vigilare. La dimensione che bisogna tutelare sempre è proprio quella etica”.

“Noi di rivoluzioni ne abbiamo affrontate diverse negli ultimi anni – ha detto Pallotta – L’intelligenza artificiale è la sfida delle sfide, perché dobbiamo assolutamente convivere con questa nuova tecnologia che io credo, se interpretata nella maniera giusta, solleverà i giornalisti da quelle funzioni che sono quelle più propriamente relative all’elaborazione dei dati, statistiche e quant’altro. Rimane intatto il criterio fondamentale della nostra professione che è quello della critica delle fonti della capacità del giornalista di sapere distinguere le fonti giuste rispetto a quelle sbagliate, la capacità di saper contestualizzare le notizie e di saperle spiegare. I fatti non parlano da soli e vanno interpretati, quindi la capacità di attribuire significato ai fatti, una macchina, un algoritmo non può assolutamente farlo. Allora bisogna dare una interpretazione giusta a questa rivoluzione che pone dei problemi etici perché il lettore ha il diritto di sapere se quello che legge è stato scritto da una machina o da una persona”.