30 Gennaio 2024 - 18:00:41
di Martina Colabianchi
Non si ferma la mobilitazione di CGIL e cittadini per chiedere maggiore attenzione per quel che riguarda la sanità nelle aree interne dell’Abruzzo e, più nello specifico, nei comuni dell’Alto Sangro.
Dopo oltre 2000 firme raccolte per chiedere il ripristino ed il potenziamento dei servizi sanitari di prossimità, la CGIL della Provincia dell’Aquila e il Comitato civico “Cittadini e Territorio Ponte Giovenco” annunciano una manifestazione davanti alla sede della Direzione della Asl 1 per il prossimo 1° febbraio.
“Le comunità che vivono nei territori dell’Alto Sangro e del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise chiedono certezze e continuità nell’erogazione dei servizi sanitari e non soluzioni tampone che hanno la durata di qualche settimana senza produrre sicurezza nel futuro – scrivono -. La mancanza di servizi, soprattutto sanitari, di prospettiva, di soluzioni concrete che valorizzino i territori e chi li abita ha raggiunto un limite non più sopportabile, soprattutto se le condizioni che subiscono ormai da troppo tempo derivano da una assenza di programmazione o peggio da una spasmodica ricerca di riduzione dei costi. La salute è un diritto fondamentale che si soddisfa attraverso la valorizzazione e la riaffermazione di un sistema sanitario pubblico, universale e gratuito per tutte e tutti, indipendentemente dal luogo in cui si è nati o si vive. La narrazione a cui siamo abituati del “va tutto bene” non fa più presa, le persone hanno bisogno di certezze, di sentirsi parte integrante di quel patto sociale che tiene uniti i territori attraverso un’egualitaria erogazione dei servizi“.
“Il 1 febbraio – continuano – terremo una manifestazione sotto la Direzione Generale della ASL; sarà un momento utile anche per la consegna delle firme raccolte, ma soprattutto sarà una mobilitazione per affermare che vivere nelle aree interne non può rappresentare un problema, ma deve trasformarsi in opportunità e questo può avvenire solo con l’ascolto e la comprensione dei bisogni delle persone, con la capacità di programmare gli interventi necessari a garantire il diritto alle cure e con la conoscenza del territorio, superando i ragionieristici interventi che guardano al benessere dei bilanci e non a quello delle nostre comunità“.
“Porteremo la nostra protesta nelle stanze dei decisori, affinché si confrontino con le esigenze vere che esprimono i territori, affinché si trovino le necessarie soluzioni per una comunità che oggi guarda al futuro con troppe incertezze e paure. Le aree interne devono diventare un luogo di sperimentazione di nuovi modelli idonei a potenziare i servizi sanitari, partendo dai bisogni sanitari insoddisfatti e questo può avvenire solo attraverso una partecipazione attiva di tutti gli attori coinvolti“, concludono.