11 Febbraio 2024 - 18:58:55

di Martina Colabianchi

“Queste notizie non avremmo voluto più sentirle ma nonostante anni di mobilitazione della  nostra associazione contro la violenza verso il personale sanitario, siamo ancora all’anno zero. Questi fatti di cronaca non fanno più notizia, tale è l’abitudine ad ascoltarli. L’Italia è attraversata da nord a sud da un’ondata di violenza verso le strutture e gli uomini ma soprattutto le donne del SSN.

Sono queste le parole con le quali il Segretario Aziendale ANAAO-ASSOMED della Asl1 Dott. Loreto Lombardi è intervenuto per commentare la grave aggressione avvenuta sabato da parte di un paziente ai danni di una psichiatra dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila.

La psichiatra sessantenne, che oltre alla professione di medico è anche docente universitaria presso il dipartimento Discab dell’Università dell’Aquila, ha riportato una grave frattura scomposta al femore, per la quale sarà sottoposta a intervento chirurgico presso il reparto di ortopedia con una prognosi di 90 giorni.

L’aggressore, un 35enne risultato positivo a cocaina e cannabis, è ora ricoverato al reparto di Psichiatria dell’ospedale San Salvatore.

“Le aggressioni verso i professionisti sanitari sono le più vergognose ed ignobili perché perpetrate nei confronti di persone che lottano, nonostante le gravi difficoltà in cui versa il nostro SSN, per salvare vite e migliorare la qualità della vita di tutti noi.” Così ha proseguito Lombardi, mostrando tutta la sua indignazione per quanto avvenuto.

“Tali atti devono essere stigmatizzati da tutti e non soltanto dagli addetti ai lavori. Io credo che ormai la violenza verso di noi si sia insinuata in tutte quelle persone che sopraffatte dai problemi sociali ed economici, scaricano la loro aggressività contro chi gli è a portata di mano. Siamo profondamente solidali e vicini a tutti i colleghi e soprattutto colleghe che sono ogni giorno in prima linea, mi riferisco soprattutto ai reparti e servizi che gestiscono le emergenze. Oggi – conclude – ancora di più chiediamo con forza la riapertura del posto di Polizia h 24 e più personale per poter gestire situazioni di questo genere.

Definisce “gravissimo e sintomatico” quanto avvenuto la consigliera comunale Simona Giannangeli, che ricorda come sul tema “della tutela della salute e dello stato pietoso in cui versa il sistema sanitario dell’Asl1″ avesse già presentato un ordine del giorno nel dicembre 2022 “in un consiglio comunale straordinario da me richiesto, dove il Direttore Generale Asl1 è stato in grado di affermare che non esistono criticità, né carenze né disservizi nel sistema sanitario di cui è responsabile“.

Giannangeli ricorda un suo ordine del giorno presentato, e poi bocciato dalla maggioranza, nel quale si sottolineavano le condizioni ormai allarmanti e pericolose” del pronto soccorso dell’Aquila a causa della carenza di personale e degli spazi ristretti in cui tanti pazienti si trovano a sostenere lunghissime attese. A questo si aggiunge la rilevanza dell’ordine del giorno sulla salute mentale presentato di recente e la cui necessità tornerebbe in primo piano proprio a causa di quest’ultimo grave fatto di cronaca.

“Quanto accaduto, prima che ci si precipiti ad invocare eserciti, soldati, telecamere, prima insomma che se ne faccia una questione esclusiva di ordine pubblico, certamente più facile da liquidare, deve diventare momento per ripensare come si affrontano le devianze coniugate al benessere sociale, per riorganizzare i servizi territoriali dove tanto disagio affluisce, ma fa fatica a trovare risposte, per mancanza di interventi adeguati. Più un luogo soffre di disorganizzazione cronica, più potranno verificarsi episodi di violenza che richiedono un esame attento ed accurato”.

Questa vicenda, insieme a tante altre (non da ultimo l’attacco hacker) impone le dimissioni immediate dei vertici dell’Asl1“, conclude Giannangeli.

A farne anche una questione di ordine pubblico è il segretario provinciale di Confsal, Marcello Vivarelli, che punta sulla necessità di “ripristinare immediatamente il posto di polizia h24, perché ormai siamo al far west“.

Ad aggravare la situazione – continua il sindacalista –, il fatto che l’aggressore sia stato trasferito nel reparto di Psichiatria dell’ospedale, che gestisce le situazioni ‘ordinarie’, e non nella Rems di Barete. È quest’ultimo, infatti, il luogo destinato a casi come quello in questione. Ciò significa che adesso il personale medico, sanitario e della sicurezza del reparto di Psichiatria dovrà affrontare l’ennesima situazione emergenziale col rischio concreto di ulteriori aggressioni. Grazie all’impegno di questa sigla sindacale e della Direzione strategica della Asl 1 di Avezzano-Sulmona-L’Aquila che ha ascoltato il nostro grido di allarme, si è riusciti ad aumentare il livello di sicurezza del reparto grazie all’installazione di vetri anti-sfondamento“.

Inoltre, mi chiedo come mai non sia intervenuto il magistrato in un caso del genere, che, ribadisco, è assolutamente gravissimo“. Così conclude Vivarelli, esprimendo massima solidarietà nei confronti del personale medico e della sicurezza, e chiedendo l’intervento del Prefetto dell’Aquila.

Anche la Fp Cgil, i Medici e Dirigenti Sanitari Abruzzo Molise Abruzzo Molise e dell’Aquila esprimono solidarietà alla dottoressa aggredita nel reparto di Pronto Soccorso dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila.

Il frequente ripetersi di atti di violenza nei confronti di operatrici e operatori sanitari pone, nuovamente, il tema della sicurezza sul lavoro come una priorità non più differibile soprattutto nei dipartimenti di Emergenza-Urgenza (Pronto soccorso e 118) e di Salute mentale. Non è vero che ci sono situazioni non prevedibili e non evitabili. Le situazioni al limite, come quella accaduta, rappresentano la quotidianità per chi opera in ambiente ospedaliero, per questo occorre predisporre tutte le azioni utili a garantire la sicurezza di chi opera, a qualsiasi titolo, nella Sanità, per questo occorre più personale che possa gestire situazioni conflittuali come quella accaduta, per questo occorre un posto fisso di polizia in ogni plesso ospedaliero, per questo occorre una formazione mirata ad amministrare situazioni che mettano a rischio l’incolumità delle operatrici e operatori sanitari, perché non è più tollerabile che chi lavora per la salute degli altri metta in pericolo la propria. Il fatalismo non fa bene alla salute e sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori! I protocolli, poi, relativi al comportamento da tenere in caso di aggressione, non possono essere considerati quali mero adempimento ma devono trovare applicazione sostanziale nella routine della gestione del Servizio Sanitario Nazionale, in tutte le sue articolazioni, prevedendo unità lavorative in misura adeguata e che siano specializzate e formate a tal fine.

La nostra Organizzazione Sindacale si farà promotrice di iniziative di sensibilizzazione verso le istituzioni e la cittadinanza affinché tali episodi violenti non debbano più ripetersi.

Investire nella Sanità pubblica al fine di garantire il diritto alla salute del cittadino, vuol dire anche garantire la sicurezza di chi opera a tal fine.