12 Febbraio 2024 - 18:26:33

di Tommaso Cotellessa

Il colpo di mano per lo spostamento a Pescara della sede di Confindustria regionale, da sempre presente a L’Aquila nella iconica sede storica a righe di Pile, ha provocato l’indignazione dell’ ANCE L’Aquila, costola autonoma degli edili dentro l’associazione degli industriali, che tramite la sua rappresentanza regionale prende parte al Consiglio di Presidenza confindustriale che dovrà esprimersi sul voto il prossimo 16 febbraio.

ANCE L’Aquila, infatti, tramite il suo Presidente Gianni Frattale, ha preso una decisa posizione parlando di “assoluto affronto alla dignità del capoluogo di regione che per vocazione è deputato ad ospitare enti ed organizzazioni, garantendo così neutralità di azione a garanzia di tutti i territori,  in una logica di rispetto e riconoscimento reciproco”.

Una prassi questa dal forte contenuto simbolico, oltre che di funzione, che per Frattale oggi viene tradita a causa di un eccesso di arroganza, ma che si rivela sbagliata sotto l’aspetto del metodo, del merito e dello scopo.

Maldestra nel metodo perché lo spostamento della sede viene inserita senza alcun ragionamento e condivisione preliminari tra le modifiche dello Statuto da approvare tra quattro giorni, senza aver meritato nemmeno un punto all’ordine del giorno di precedenti Consigli di Presidenza. Il metodo è lo stesso con cui nei mesi scorsi si è presentata al nostro sistema la fusione delle confindustrie di Chieti, Pescara e Teramo, avvenuta con metodi carbonari e mai condivisa o preannunciata. Offensiva nel merito perché umilia ancora una volta L’Aquila nel suo ruolo di capoluogo, scelta elettiva in tutta Italia per le sedi della rappresentanza regionale di Confindustria. Il grido allo scippo ormai è macchiettistico, come lo è il mai sopito istinto di prevaricazione territoriale della costa sulle zone interne che evoca i tempi sbiaditi dei sampietrini. E’ ridicolo che ancora oggi i territori si affrontino a colpi di sgarbi istituzionali senza capire che o l’Abruzzo si immagina come potenziale unitario di risorse per lo sviluppo o è destinato a restare sud nelle impegnative sfide economiche delle macro-aree. Infine è insensata e gratuita nello scopo, a meno che non si voglia immaginare che l’iniziativa punti in futuro a “conquistare”, parola che rientra nella logica predatoria finora adottata, la nostra Camera di Commercio Gran Sasso d’Italia di recente costituita tra L’Aquila e Teramo.”

Questo il durissimo intervento di Frattale che ha concluso la nota dichiarando:

Mi viene il dubbio, mai abbastanza macchinoso a questo punto, dato l’arrivismo sconsiderato della dirigenza che ha ordito questo disegno machiavellico, che la prossima rappresentanza di Confindustria Medio Adriatico dentro l’istituto camerale possa essere incarnata da un rappresentante di Pescara, magari anche eletto alla presidenza. I sogni egemonici della costa sarebbero finalmente realtà e L’Aquila e le zone interne il feudo di montagna”.

Ma sulle novità che riguardano Confindustria Frattale non è l’unico ad avere da ridire, infatti il presidente di Confindustria L’Aquila Abruzzo Interno, Riccardo Podda, ha inviato, nei giorni scorsi, una lettera al vice presidente nazionale di Confindustria, Alberto Marenghi, alla luce della convocazione, per il prossimo 16 febbraio, del Consiglio di presidenza di Confindustria Abruzzo, che prevede all’ordine del giorno l’approvazione del nuovo Statuto dell’associazione, nella quale si legge:

Siamo sempre stati disponibili ad aprire un confronto serio e concreto sulla regionalizzazione di Confindustria Abruzzo e fin dal 2016, ma oggi ci vediamo costretti a richiedere la presenza di Confindustria nazionale al tavolo di lavoro, quale garante del corretto processo di revisione organizzativa. In un eventuale nuovo assetto organizzativo, infatti, il territorio aquilano ha assoluta necessità di essere tutelato anche solo per la concretizzazione delle opere post sisma e per gli investimenti Pnrr”.

Nel massimo rispetto istituzionale“, evidenzia Podda, “ho inteso porre l’attenzione su uno statuto che, così com’è stato predisposto, risulta per i miei associati e per il territorio da noi rappresentato irricevibile e sul quale non c’è stata alcuna preventiva analisi congiunta e soprattutto condivisione. Nei fatti Confindustria L’Aquila Abruzzo Interno è stata sempre favorevole ad arrivare ad una configurazione unica regionale, e siamo in attesa di una convocazione, ma è necessario ripristinare subito il giusto percorso di dialogo e confronto sul nuovo Statuto di Confindustria Abruzzo, che porti ad un risultato finale soddisfacente per tutti e non di una parte solamente come oggi facilmente leggibile”.

Secondo la bozza di testo statutario si prevede, tra l’altro, lo spostamento della sede legale di Confindustria Abruzzo dall’Aquila a Pescara, ed è proprio qui che Podda interviene sul tema alzato da Frattale.

Dopo oltre 50 anni di storia e tradizione, la sede legale di Confindustria Abruzzo verrebbe trasferita dal capoluogo di Regione, a Pescara“, prosegue infatti Podda, “così venendo a mancare la direzione e la presenza concreta della rappresentanza confindustriale dove sono allocati i centri decisionali del territorio regionale. Altro elemento che ci è stato proposto è la connessione della “governance” con la “consistenza organizzativa” delle organizzazioni territoriali la quale stranamente, non è mai stata fondamento per giustificare una sede legale diversa da quella del capoluogo di Regione. Se, infatti, fosse realizzata, costituirebbe un caso unico nel panorama nazionale di Confindustria, teso alla marginalizzazione sia del capoluogo che delle aree interne abruzzesi”.

Ulteriore elemento presente nella bozza di Statuto è il meccanismo di rotazione della Presidenza regionale, che verrebbe affidata per ben sei anni consecutivi a Confindustria Medio Adriatico e soli due anni a Confindustria L’Aquila Abruzzo Interno, “rendendo” per Podda “irrilevante questa presenza nella sua azione progettuale a lungo termine da connettere, invece, ai tempi della consiliatura regionale, come è di assoluta evidenza, il documento proposto umilia il fondamento stesso dello spirito associativo che proprio in Confindustria tende ad armonizzare le ricchezze territoriali, combinando insieme l’esperienza delle grandi aziende con quelle di dimensioni più contenute in una virtuosa collaborazione di filiera.

Pur considerando quindi la maggiore consistenza organizzativa espressa da Confindustria Abruzzo Medio Adriatico”, ha concluso Podda, “è indispensabile creare le condizioni affinché Confindustria Abruzzo, animata oggi da sole due associazioni, sia in grado di operare correttamente e di valorizzare, con equilibrio, contesti territoriali oggettivamente differenti, quali le aree interne da un lato e le aree costiere dall’altro, garantendone comunque la rispettiva rappresentanza ed efficacia”.