14 Febbraio 2024 - 17:53:45

di Redazione

“Tutte le allerte valanga sono state ignorate. Con questa sentenza muore la prevenzione in Italia. Che la facciamo a fare? Ho provato molta confusione. Non hanno reso giustizia. Sono molto amareggiato perché non sono stati puniti i maggiori responsabili”.

Sono le parole di Egidio Bonifazi, padre di Emanuele, 31enne addetto alla reception dell’hotel Rigopiano, morto nella struttura di Farindola travolta dalla valanga il 17 gennaio 2017 insieme ad altre 28 persone.

Al termine del processo d’appello la Corte di L’Aquila ha deciso per otto condanne e 22 assoluzioni.

“Ci aspettavamo di più. La condanna della Regione e della Provincia. Non penso che sia una cosa normale tirare dentro un tecnico comunale e l’ex prefetto per depistaggio. Andavano condannati altri personaggi. Se oggi avessero preso tutti l’ergastolo a me non cambiava nulla. Potevo guardare la foto di mio figlio e dire ho fatto il mio dovere per darti giustizia”, il commento di Alessio Feniello, padre di Stefano, giovane 28enne morto nell’hotel. “Non siamo assolutamente soddisfatti – ha aggiunto – E’ una sentenza che ci meritiamo perché siamo stati dei pecoroni- La condanna del prefetto è stato un contentino che ci hanno dato. Ricorreremo in Cassazione. Questa non è una sentenza, è una pagliacciata. Soldi non ne volevo, ma solo che tutti andassero in galera. La prima vittoria sarebbe stata per noi pretendere la sospensione di tutti i responsabili della sciagura, invece abbiamo permesso che quelle persone coprissero il ruolo fino all’ultimo giorno. Alcuni sono stati anche promossi. Noi ci siamo fidati della magistratura. Quando ho gridato non mi sono vergognato, ho fatto nomi e cognomi e li farò finché campo. Non ho paura di andare in galera. Mi hanno arrestato il 18 gennaio. La mia famiglia l’hanno uccisa quel giorno”.

“Soddisfatti è una parola grossa diciamo che rispetto alla sentenza dell’anno scorso dove ci si aspettava tanto e non abbiamo ottenuto quasi nulla, quest’anno almeno una figura così importante è rientrata dentro La nostra perseveranza in questo anno e e negli anni scorsi sicuramente è servita a qualcosa”, ha affermato un altro familiare.

Nella tragedia di Rigopiano “c’erano fatti che gridavano vendetta, come il non avere agito, nonostante le segnalazioni giunte tre giorni prima, ed anzi avere finto di avere fatto il proprio dovere, cercando poi di nascondere le proprie responsabilità”.

Lo ha detto l’avvocato Giovanni Ranalli che rappresenta i familiari di una delle vittime, Alessandro Riccetti, trentatreenne di Terni che lavorava nell’hotel di Farindola come receptionist.

Riferendosi alla sentenza, l’avvocato Ranalli ha parlato di “una bella giornata”. “Perché – ha affermato – non solo c’è la conferma delle condanne inflitte in primo grado, ma anche ulteriori, fra cui quelle dell’allora prefetto di Pescara Provolo e dell’ex capo di gabinetto della prefettura Bianco, anche per la mancata apertura della ‘cabina di regia’ necessaria per procedere alle operazioni di soccorso”.

La mia assistita e anche io come avvocato pensiamo che invece l’impianto accusatorio della Procura abbia retto, anche perché sono state condannate altre persone in virtù dell’appello sia della Procura che di alcune parti civili e quindi sono state condannate altre persone quali il dirigente amministrativo del Comune di Farindola e anche Provolo condannato per il reato di falso– ha concluso l’avvocato di parte civile Vania della VignaNoi abbiamo visto che l’accusa ha retto  e che ci sono stati dei notevoli passi avanti. Questo processo arriverà in Corte di cassazione al più presto”.