21 Febbraio 2024 - 11:02:29
di Vanni Biordi
La Corte d’Appello dell’Aquila ha condannato l’Inps a riconoscere le maggiorazioni amianto e a ricostruire la posizione contributiva di Luigi Vitullo, morto a 54 anni di mesotelioma pleurico epitelioide a causa dell’esposizione professionale alla fibra.
Ad assistere come legale la famiglia di Vitullo è stato il presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto (Ona), Ezio Bonanni.
Un’ esposizione accertata. Le perizie tecniche-ambientali del Ctu confermano che Vitullo, durante la sua attività lavorativa dal 1976 al 1987 in diverse aziende della provincia di Chieti, è stato esposto direttamente e indirettamente a polveri e fibre di amianto. Tra le sue mansioni, la manipolazione di lastre di cemento amianto in condizioni di rischio.
Un compito particolarmente rischioso era la manipolazione di lastre di cemento amianto soggette a usura e spesso abbandonate nel cantiere. Nonostante il divieto di utilizzo introdotto dalla legge 257/92, Vitullo e i colleghi fino a metà degli anni ’90 hanno usato strumenti di protezione realizzati in amianto. Tutti gli operai, non informati dei rischi per la salute e senza che le aziende avessero adottato strumenti di prevenzione tecnica, quali aspiratori per le polveri o maschere e tute monouso, portavano involontariamente a casa abiti contaminati con polvere e fibre di amianto, esponendo anche i familiari.
La malattia si è manifestata nel maggio 2015 e Vitullo è morto ad Ancona un mese dopo la diagnosi, lasciando la moglie Antonietta Cicchini e una profonda ferita nella sua famiglia.
L’Osservatorio Nazionale Amianto ha avviato una lunga battaglia giudiziaria. In primo grado la domanda era stata rigettata, ma in appello è cambiato tutto. La Corte ha riconosciuto il diritto della Cicchini ai benefici e alle prestazioni aggiuntive del Fondo Vittime Amianto.