27 Febbraio 2024 - 10:39:25

di Tommaso Cotellessa

Il segretario regionale del Partito Democratico abruzzese Daniele Marinelli è intervenuto questa mattina per commentare la vittoria alle elezioni regionali della Sardegna di Alessandra Todde, candidata della coalizione Pd-M5s, che viene chiamata in gergo “campo largo”.

Lo soglio è stato lungo ed avvincente, con un continuo testa a testa fra Todde e Truzzo, candidato della coalizione di centrodestra, ma alla fine Todde ha avuto la meglio con una vittoria che potremmo definire di “corto muso”, ma che vale moltissimo per democratici e pentastellati e che fa pensare all’Abruzzo.

Per Marinelli infatti “La bellissima vittoria di Alessandra Todde, neopresidente della Sardegna, racconta di una terra che dopo cinque anni di pessimo governo regionale rialza la testa e si riprende il proprio futuro. 

È una vittoria per la Sardegna, per il buon governo dell’isola, contro l’arroganza di una destra che quando è all’opposizione soffia sul fuoco delle paure e della sofferenze per alimentarle, ma quando governa non sa affrontare i problemi né individuare le soluzioni, peggiorando la condizione di vita delle persone.

Quello che arriva dalla Sardegna è lo stesso splendido vento di cambiamento che si respira in Abruzzo, dove il 10 marzo scriveremo una storia nuova per la nostra regione. Una storia che sa di futuro, dignità e speranza.

Buon lavoro alla presidente Todde. Tra pochi giorni tocca all’Abruzzo alzare le vele e dimostrare che meritiamo molto di più. Con Luciano D’Amico presidente

In Sardegna, con Alessandra Todde, vincono l’orgoglio di una terra che ha respinto le scelte calate da Roma, una candidata competente e preparata e una coalizione unita da un progetto chiaro e valido. Lo sforzo di dialogo tra forze democratiche, progressiste e civiche, l’intesa tra Pd, M5S, forze ecologiste e di sinistra ha prevalso ed è l’alleanza, da allargare anche alle forze di centro, che può battere queste destre incapaci e pericolose“. Questo il commento del senatore e tesoriere del Pd Michele Fina.

È un segnale che non può essere ignorato, – prosegue – soprattutto in vista delle elezioni abruzzesi che presentano molti punti in comune con quelle sarde, a dispetto di quello che dice il presidente in scadenza Marsilio. Anche in Abruzzo c’è un presidente delle destre calato dall’alto, anche in Abruzzo si è toccato con mano il pessimo governo locale delle destre: Marsilio come Solinas è infatti agli ultimi posti nel gradimento dei cittadini. Anche in Abruzzo il metodo Meloni ha significato la cannibalizzazione degli alleati. In Abruzzo a chi, come Marsilio, che ha preferito Roma ai problemi degli abruzzesi, proponiamo la bella candidatura di Luciano D’Amico, autorevole e legato alla sua terra per avere una sanità più efficiente, per la difesa della scuola pubblica e per dire no all’autonomia differenziata“.

Anche in Abruzzo c’è una larga coalizione, anzi più larga, perché mette insieme tutte le forze alternative alle destre, nessuna esclusa. Collaborazione e non competizione è la chiave per dare vita a un’alleanza costituzionale, saldamente radicata in valori condivisi e capace di trovare un comune programma.  Dopo un anno dalla sua elezione, la rotta tracciata da Elly Schlein appare sempre più chiara: restituire un’identità precisa al Pd, con battaglie condotte a viso aperto, dalla sanità pubblica al salario minimo, e ricercare sempre, senza stancarsi mai, l’unità del partito e della coalizione“.

Il 10 Marzo ci sarà per l’Abruzzo, come c’è oggi per la Sardegna, la possibilità di scrivere una nuova storia“, ha concluso Fina.

Per Camillo D’Alessandro, presidente regionale di Italia Viva, a legare la Sardegna e l’Abruzzo è l’idea di “prepotenza che viene sconfitta; l’idea dei padroni d’Italia, non fratelli, che pensano di poter imporre i candidati. Lì lo hanno fatto ed hanno perso ed in Abruzzo hanno una pretesa addirittura maggiore, quella di farci subire per un’altra legislatura un romano. E’ un’idea di prepotenza che non ha a che fare con il potere, ma con un’idea padronale della regione. Nessun automatismo tra Sardegna ed Abruzzo, se non un filo rosso che lega i prepotenti d’Italia da lì, dove sono stati sconfitti, a qui, dove gli abruzzesi si sono resi conto che ce ne possiamo liberare. In Abruzzo di più, perché grazie a noi si è costituita la più larga coalizione possibile, unico caso in Italia“.