06 Marzo 2024 - 23:40:59

di Tommaso Cotellessa

Il lungo percorso verso le elezioni regionali sta per volgere al termine, il 10 marzo è praticamente arrivato ed i giochi sembrano ancora aperti.

Gli addetti ai lavori sanno bene che quelli che restano sono i giorni decisivi, in cui gli indecisi e coloro che rischiano di non andare a votare sono visti come l’oggetto del desiderio di candidati ed attivisti. La caccia al voto si sta per concludere ma allo stesso tempo è ora che il lavoro si infittisce.

In questi mesi di campagna elettorale abbiamo visto palesarsi tanti volti e tanti annunci, ma una cosa è certa, qualunque sarà l’esito che emergerà dalle urne, l’inaspettato elemento di novità che connoterà negli anni a venire questa tornata elettorale sarà proprio il nome Luciano D’Amico, il professore che ha riaperto una partita data già per chiusa da tempo.

Per questo motivo vi proponiamo un’ intervista a tutto tondo al candidato presidente della coalizione Patto per l’Abruzzo nella quale abbiamo affrontato tematiche personali legate all’esperienza del tour elettorale, ma anche questioni relative alle politiche regionali come il tema della sanità e della mobilità, e anche vicende legate alla politica nazionale. Non resta che augurarvi buona lettura.

Professore per prima cosa volevo chiederle di riassumere questa campagna elettorale con un incontro ed una fotografia di questi mesi che le rimarranno impresse nella mente.

L’incontro che rimarrà importantissimo per me è quello con tutte le abruzzesi e gli abruzzesi che in queste settimane si è ripetuto ogni giorno con straordinaria emozione. Ho incontrato e percepito tante sofferenze ma anche quell’entusiasmo che spinge alla voglia di cambiare, di partecipare e di sentirsi parte di comunità. L’immagine che porterò con me da questi sei mesi di campagna elettorale è il sorriso che ritrovo nei volti degli abruzzesi.

Che Abruzzo ha trovato nel corso della sua campagna elettorale? C’è qualcosa che non si aspettava di trovare e che l’ha particolarmente colpita?

Ho trovato un Abruzzo molto diverso da quello che viene narrato dalla giunta uscente, un Abruzzo in cui non è facile trovare lavoro, un Abruzzo in cui la sanità è ridotta al collasso, un Abruzzo in cui è difficile fare qualsiasi cosa. Ma ho trovato anche un Abruzzo che vuole cambiare questa situazione, un Abruzzo che ha voglia di rimettersi in discussione, un Abruzzo che crede di poter fare ancora una volta un miracolo, sì un miracolo abruzzese, nel senso di ritrovare il sentiero dello sviluppo, il sentiero della crescita. Un Abruzzo che merita tutte le attenzioni possibili perché è popolato da una comunità coesa, un po’ stanca e un po’ ferita che si sente spesso trascurata anche dal governo regionale che avrebbe dovuto prendersene cura.

 Ecco parliamo ora di alcuni aspetti del suo programma. Una delle proposte forti che lei a lanciato è la gratuità del trasporto pubblico regionale in tutto l’Abruzzo, una proposta che ha portato un elemento di forte novità nella campagna elettorale e che va oltre la rivoluzione della mobilità ed indica una vera e propria idea di società. Quale sarebbero i vantaggi sociali e culturali oltre che economici di questa proposta?

 Il primo vantaggio è sociale, perché va nel senso di una giustizia sociale e sostanziale volta a consentire anche a chi vive situazioni economicamente svantaggiate di poter esercitare il proprio diritto alla mobilità. Penso agli studenti che si muovono per andare a studiare, agli operai pendolari che si muovono per andare a lavorare, alle persone anziane che si muovono per andare a curarsi, si tratta delle fasce meno forti della popolazione, quelle a cui bisogna assicurare la possibilità di vivere senza limiti. Poi c’è un vantaggio di tipo ambientale, la riduzione del traffico dovuto all’uso del mezzo privato a favore del mezzo pubblico porta a ridurre il traffico e dunque i consumi di carburante e l’emissione di gas climalteranti. Ma soprattutto per l’Abruzzo questa proposta significa davvero iniziare a ricucire le aree interne fra di loro ed anche con le aree costiere, con i centri più grandi. È assolutamente necessario che la nostra regione torni ad essere caratterizzata dal policentrismo che ne ha fatto la storia e che l’ha vista crescere e svilupparsi.

Un altro tema al centro di questa campagna elettorale ovviamente è la sanità, una delle tematiche più connessa all’amministrazione regionale. A L’Aquila in questi giorni si sta montando una polemica su una sua presunta contrarietà all’assegnazione del Dea di secondo livello all’ospedale San Salvatore. Può spiegarci su quale idea sta lavorando per la riorganizzazione della rete ospedaliera e per il potenziamento della sanità territoriale?

 Si immagini se in un programma elettorale andrei mai ad indicare dove non fare il Dea di secondo livello, è stata chiaramente un’estrapolazione assurda di una cesura che veniva mossa perché non ci sembra adeguato collocare nel San Salvatore una casa di comunità. Queste ultime, infatti, devono servire ad altro scopo, devono offrire la medicina territoriale nei luoghi meno serviti dai servizi di assistenza e non credo che il San Salvatore si possa definire un luogo non servito da assistenza sanitaria. Il problema dell’ospedale di secondo livello va risolto e analizzato insieme a tante altre questioni che riguardano la specializzazione dei nostri presidi ospedalieri. L’Abruzzo è una tra le sei regioni italiane che non hanno un istituto di ricerca, di ricovero e cura, per intenderci istituti come l’istituto tumori, il San Matteo piuttosto che Il San Raffaele. Noi vogliamo puntare su uno sviluppo della sanità che veda, non solo nell’ospedale di secondo livello una struttura di eccellenza, ma che veda anche strutture di eccellenza diffuse sul territorio. Nessuno dei capoluoghi di provincia sarà costretto ad un declassamento della propria struttura ospedaliera, ci sono infatti tante possibilità. La nostra aspirazione, in una regione che può contare su ben due facoltà di medicina e chirurgia e una facoltà di medicina veterinaria, è quella di avere un istituto di ricerca, ricovero e cura, o magari anche più di uno, e fare in modo che tutti i territori abbiano delle strutture sanitarie di assoluta eccellenza. Devo inoltre dire che questa estrapolazione mi sembra non solo errata ma anche pretestuosa e strumentale. Soprattutto mi lascia perplesso la circostanza che venga fatta da un direttore tecnico e non politico ed ancora di più che un direttore tecnico che si occupa di sanità non riesca a capire che si stava parlando di casa di comunità e non di Dea di secondo livello. Questo lo trovo preoccupante perché un direttore che si occupa di sanità non può commettere questi errori e avere queste difficoltà di comprensione del testo, una difficoltà che purtroppo riguarda in Abruzzo quattro ragazzi in età scolare su dieci. Mi permetto di dire che adesso riguarda quattro ragazzi di terza media su dieci e un direttore sanitario.

In questi mesi abbiamo imparato a conoscerla e a prendere confidenza con il suo stile, ma volevo sapere come ha reagito agli insulti che le sono stati rivolti. Molto è stato detto sul suo operato da rettore ed è anche stato definito bugiardo e sciacallo dal suo sfidante. Sotto questo aspetto come ha vissuto questo approdo nell’agone politico?

 Sotto questo aspetto è stata una delusione, perché le accuse che mi vengono rivolte non hanno riguardato il contenuto del programma che abbiamo proposto, ma semplicemente sono state volte a costruire una realtà parallela rispetto a quella che invece è possibile toccare con mano. Mi sembra che la mia controparte sia molto brava a dissociarsi dalla realtà, in positivo quando vuole narrare un Abruzzo inesistente in cui tutto va bene ed in negativo quando le uniche cose che vanno male sono quelle che direttamente o indirettamente sono riconducibili a me. Ma tutte queste non sono altro che alterazioni e male interpretazioni. Per quanto riguarda le accuse che mi sono state rivolte non considero le offese, francamente me ne sono fatta una ragione, ma per quanto riguarda il merito sono pronto a rispondere. Riguardo l’università di Teramo possiamo dire che c’è ancora credo grazie anche all’opera di risanamento condotta durante il mio mandato da rettore. Un’operazione che è stata coordinata da me ma realizzata da tutti i colleghi docenti e dell’amministrazione, da tutti gli studenti che possono ben testimoniare quello che è stato fatto e che è possibile continuare a fare in quella università che rappresenta un presidio di alta formazione . Per quanto riguarda la fondazione di Tua possiamo affermare che oggi Tua è quello che è nonostante una gestione sconsiderata da parte di questo governo uscente. I dati possono leggerli tutti, la realtà è quella, francamente se poi si vuol sostenere che Gesù Cristo è morto di freddo lo si può fare tranquillamente.

Parliamo ora delle critiche che lei rivolge al suo avversario. Nell’iniziativa del 5 marzo a Pescara Marsilio e Meloni hanno sostenuto che gli attacchi che vengono rivolti a loro sono gli stessi cinque anni fa, inerenti solamente ad un presunto amichettismo tra Marsilio e Meloni ed il fatto che Marsilio non sia abruzzese. Cosa ha da dire in merito?

Sull’amichettismo voglio dire solo una cosa, non siamo noi ad invocarlo ma lo rivendica con orgoglio Marsilio quando dice che bisogna votarlo perché è in linea con il governo nazionale e questo dovrebbe comportare per l’Abruzzo un profluvio di risorse, in merito ho già detto in più occasioni che se fossi la presidente del consiglio denuncerei Marsilio perché non si può accusare il presidente del consiglio di avere figli e figliastri guardando le regioni italiane. Poi per quanto riguarda tutto quello che viene detto sulla non “abruzzesità” di Marsilio possiamo anche accettare che, per citare Flaiano, un marziano venga a governare la regione, ma è strano che in mezzo a 1.300.000 non sia possibile trovarne uno che possa svolgere questo mandato. In realtà sappiamo bene per quale motivo Marsilio è qui, perché sono stati presi accordi politici sui tavoli romani del centrodestra che tutto decidono a Roma. Rappresentazione plastica di tale situazione è proprio il palco del 5 marzo a piazza Salotto, sul quale non c’era un abruzzese che potesse parlare degli abruzzesi. Devo dire che i boatos di corridoio mi dicono che non c’erano abruzzesi nemmeno ad ascoltare, evidentemente questo cosmopolitismo che viene perseguito dalla destra credo non faccia bene all’Abruzzo

Se dovesse essere eletto quali sarebbero le tre misure che realizzerà per fermare l’emorragia di giovani che continuano a lasciare l’Abruzzo?

 Innovare, innovare, innovare. Accompagnare le imprese nell’innovazione ma le imprese di qualsiasi tipo, manifatturiere, agricole e turistiche. Ma anche innovare i servizi nella pubblica amministrazione. Dobbiamo fare un salto di qualità all’intero del sistema economico regionale di cui fanno parte non solo le imprese ma anche gli enti della pubblica amministrazione. Così si potrà creare dei posti di lavoro adeguati all’alto a livello di specializzazione che caratterizza ormai i nostri giovani ed è su questo che vogliamo contare oltre che su strumenti specifici per consentire ai nostri giovani di specializzarsi. Immaginiamo una legge regionale sui tirocini e sugli stage affinché non siano gestiti così come capita con progetti formativi non ben definiti e trattamenti economici assenti. Dobbiamo immaginare formule di premialità per l’inserimento di giovani qualificati nelle aziende e negli altri enti pubblici, riservando iniziative, spazi fisici e finanziamenti.

Bene professore, domenica è ormai dietro l’angolo e la campagna elettorale nel corso dei mesi ha sempre più assunto il carattere di una vera e propria sfida nazionale, sente il peso politico di questa elezione?

No, nessun peso politico. Per un motivo molto semplice, abbiamo già dimostrato in Abruzzo che è possibile un accordo fra le forze politiche del centrosinistra, le forze politiche riformiste e progressiste. Questo ormai è un dato di fatto indipendentemente da quello che sarà il risultato elettorale. Inoltre, credo, e lo ripeto sempre, che le cose accadono perché devono accadere e perché sono maturi i tempi. E bene io sono convinto che i tempi siano maturi già domenica prossima per l’Abruzzo, ma sono ancora più convinto che i tempi stiano maturando per l’Italia e auspico che le forze progressiste e riformiste possano replicare questa coalizione anche a livello nazionale. Ma la situazione regionale e quella nazionale restano due cose distinte, e ciò che è l’Abruzzo lo abbiamo dimostrato sin da ora senza nemmeno attendere l’esito del risultato di domenica. Sappiamo infatti che è possibile offrire agli italiani un’alternativa credibile al governo di queste destre.

Ultima domanda, le chiedo con un po’ di creatività di immaginare e descriverci come sarà l’Abruzzo tra cinque se lei sarà chiamato alla guida della giunta regionale?

 Una regione inclusiva ed accogliente, tornata a percorrere con convinzione un sentiero di sviluppo economico e quindi di grande crescita sociale. Una regione non più costretta a mandar via le sue migliori risorse e le intelligenze delle giovani e dei giovani abruzzesi. Una regione che sia capace di dialogare con il mondo, infatti ogni volta che l’Abruzzo si è aperto al mondo è cresciuto ed è riuscito a dare il meglio di sé. Auspico che possa esserci dunque una regione meno impoverita, anzi per niente impoverita, ma che con orgoglio e determinazione sia in grado di decidere il proprio futuro e che non veda più questo orribile spettacolo di un palco in cui salgono sei, sette, otto leader nazionali di cui nessuno è abruzzese, diciamo una regione non più colonia.