04 Aprile 2024 - 16:41:49

di Tommaso Cotellessa

Per la quindicesima volta da quel 2009 che segnò irrimediabilmente la città dell’Aquila un altro 6 aprile torna a richiamare il capoluogo abruzzese, i suoi cittadini, la regione e l’intera nazione ad una seria riflessione.

Questa giornata sembra cogliere sempre impreparati, eppure quest’anno è Federico Vittorini, giovane aquilano impegnato nel sociale che nel 2009 perse la mamma e la sorellina a causa della tragica scossa che distrusse L’Aquila, a tornare a indicare uno spunto, una prospettiva che oltrepassa il lutto ed invita alla ricostruzione e alla rinascita.

Ha scelto di affidare il suo messaggio ad una lettera aperta rivolta all’intera cittadinanza, per far sì che le aquilane e gli aquilani si apprestano vivere non sia un altro 6 aprile, un altro anniversario di pianto e commiserazione. Federico indica invece questo 15° anniversario come un bivio importante che chiama a scegliere fra indifferenza e consapevolezza, fra passato e futuro.

L’invito che il giovane non ha mai smesso di rivolgere, assieme a suo padre Vincenzo Vittorini e tutto il comitato dei parenti delle vittime, riecheggia e si rinnova come un invito che richiama al domani, ad un domani illacrimato ma non per questo privo di memoria. Un futuro nel quale ciò che è stato resta impresso come solide fondamenta, necessarie per costruire in sicurezza e meglio di prima.

A quindici anni dal terremoto pensare di ridurre il 6 aprile ad un giorno incentrato soltanto sul tema del lutto e del ricordo di quella notte sarebbe riduttivo, quindici anni iniziano ad essere tanti, si può iniziare a vedere una nuova città, una nuova comunità che mai come prima d’ora ha bisogno di ritrovarsi perché ancora vagabonda alla ricerca di una stabilità e di una normalità che ormai non fanno più parte delle nostre vite.
Inizia ad avvicinarsi il momento in cui ci troveremo davanti ad un bivio, accontentarci e chiudere gli occhi facendo finta che tutto vada bene oppure costruire davvero un’opportunità di rinascita e una consapevolezza di avercela fatta, lasciando alle generazioni future un posto migliore di quello che stiamo abitando.
È per questo motivo che mi auguro che il 6 aprile diventi un momento di riflessione, da qui ai prossimi decenni, per l’intera comunità.
Un momento in cui tracciare delle linee per capire dove stiamo andando, cosa stiamo diventando e cosa potremmo essere, partendo da concetto base del “Fare Memoria”.
“Fare Memoria” significa parlare di un evento disastroso come il terremoto anche a chi nel 2009 non era ancora nato, ma non con l’obiettivo di spaventare le generazioni più piccole, ma di insegnare a non rimuovere ciò che ha condizionato e sta condizionando la nostra e la loro esistenza.
“Fare Memoria” significa non nascondere la sabbia sotto il tappeto ma avere la consapevolezza che anche dalle cose più brutte di riescano a creare opportunità per un futuro migliore, e questa non può e non deve rimanere soltanto un’utopia.
Quest’anno tra le iniziative che abbiamo pensato per l’anniversario i bambini e le bambine dell’Aquila sono tra i protagonisti di questi incontri ed eventi, insieme ai ragazzi e alle scuole, perché è da lì che deve partire il messaggio che la Memoria non è un qualcosa che ti fa restare aggrappato al passato ma è invece una molla incredibile verso il futuro.
Cambiare insieme il senso di questo giorno è una responsabilità dell’intera Città che oltre a ricordare per sempre chi da quella notte non è più con noi ha il dovere di far sì che da quel momento possa davvero rinascere un fiore, un fiore in grado di colorare in maniera diversa il futuro di noi tutti.

Federico Vittorini