30 Maggio 2024 - 16:04:59

di Redazione

“Per fronteggiare al meglio la crisi climatica ed essere più competitiva e inclusiva, l’Europa ha bisogno di
un Patto europeo per il futuro che abbia davvero al centro l’ambiente”.

A sottolinearlo è Legambiente che, in vista delle prossime elezioni europee, indica come realizzare questo nuovo patto presentando oggi a Pescara, ai candidati e alle candidate all’Europarlamento e alle rappresentanze politiche territoriali, la sua agenda per la legislatura europea 2024-2029

Sono 13 i pilastri – clima-energia; economia circolare; piano d’azione Zero pollution; agricoltura; salute dei suoli; industria; trasporti e mobilità sostenibile; biodiversità, aree protette e foreste; investimenti per la Just Transition; tutela penale dell’ambiente; giustizia climatica; ricerca e innovazione; coinvolgimento e partecipazione dei cittadini – su cui dovrà fondarsi il Nuovo Green
Deal europeo, e 16 le priorità ambientali su cui sarà importante lavorare nella prossima legislatura
europea, anche per creare nuovi posti di lavoro e migliorare la vita dei cittadini europei.

In questa partita, per Legambiente, “l’Italia deve dare il suo contributo per un’ambiziosa azione comune
europea che, se messa in campo, potrà portare ai cittadini importanti benefici economici. Secondo un
recente studio del Servizio Ricerca del Parlamento europeo (EPRS), i benefici legati ad un’azione di questo
tipo potrebbero ammontare sino a 3mila miliardi di euro l’anno entro il 2032, pari al 18% del PIL
dell’Unione europea nel 2022, pari a 6.700 euro all’anno per ciascun cittadino. Secondo il think-tank
europeo Strategic Perspectives nei prossimi 15 anni con 668 miliardi di euro di nuovi investimenti si
creerebbero 2 milioni di nuovi posti di lavoro nell’industria nello scenario europeo “zero emissioni nette
entro il 2040”; si otterrebbe un risparmio tra il 2025 ed il 2040 di 856 miliardi di euro grazie alla riduzione
delle importazioni di combustibili fossili; si ridurrebbe di due terzi la bolletta energetica di famiglie e
imprese entro il 2035″.

16 priorità ambientali: prima priorità europea, indicata nell’agenda di Legambiente, dovrà essere il clima e
tutte le azioni possibili per mitigare e adattarsi alla crisi climatica. Dall’adottare un nuovo pacchetto
energia e clima Fit for 1.5°C – in grado di ridurre le emissioni climalteranti di almeno il 65% entro il 2030,
rispetto ai livelli del 1990, e poter così raggiungere la neutralità climatica già entro il 2040, fissando le
scadenze per il phasing-out delle fonti fossili (2030 per il carbone, 2035 per il gas e 2040 per il petrolio),
escludendo il nucleare e la cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica dalle tecnologie strategiche e dai progetti prioritari del Regolamento Net Zero Industry Act – all’approvare una legge quadro sulla resilienza climatica per coordinare norme stringenti sull’adattamento, con efficaci piani nazionali e adeguate risorse economiche, in tutti i Paesi membri. Per arrivare a definire un’adeguata Strategia europea per la giustizia climatica fondata su una politica comune di accoglienza e solidarietà dando risposte concrete alla crisi umanitaria dovuta anche alle migrazioni forzate causate dall’emergenza climatica.

Tra le altre priorità, si va da un’ambiziosa Strategia industriale europea, per rafforzare la competitività
delle imprese e accelerare la transizione verso la neutralità climatica, una nuova Direttiva quadro sulla
giusta transizione in Europa, alimentando di nuove risorse economiche il Just Transition Fund, fino
all’istituzione di un Fondo europeo per gli investimenti green e sociali post-2026 di almeno 1.000 miliardi
di euro (una sorta di NextGenerationEU 2.0).

“Bisognerà dare, poi, concretezza ad un piano d’azione Zero Pollution (senza concedere deroghe alle
scadenze temporali nella lotta allo smog e prevedendo azioni stringenti per ridurre alcuni inquinanti
pericolosi per la salute nelle acque, come nel caso dei Pfas); varare una direttiva sulla gestione sostenibile
delle risorse in Europa, insieme al rafforzamento delle filiere strategiche di approvvigionamento per l gestione circolare dei rifiuti tessili e delle materie prime critiche dai rifiuti da apparecchiature elettriche
ed elettroniche (RAEE); approvare la direttiva sulla salute dei suoli, ripartendo dall’obiettivo ONU di
fermare e invertire il loro degrado entro il 2030″.

Sul fronte agricoltura, “nella prossima legislatura europea per Legambiente le politiche agricole andranno
reindirizzate verso l’orizzonte dell’agroecologia e riallineate alle Strategie europee From Farm to Fork e
Biodiversity, rimettendo anche in pista le misure ambientali strategiche e prioritarie, abbandonate dopo la
rivolta dei trattori. Occorrerà varare la Nature Restoration Law, già approvata dal Parlamento ma bloccata
dal Consiglio, e attuare il regolamento EUDR, per arrestare la perdita delle foreste entro il 2030″.

Per l’agenda di Legambiente occorrerà anche “varare un piando di investimenti per lo sviluppo del trasporto pubblico su ferro e per l’elettrificazione della mobilità, estendendo a tutte le principali città europee lo stesso percorso iniziato dalle 100 città della Climate Neutrality and Smart Cities Mission; procedere all’approvazione della direttiva sulla lotta alla corruzione, dopo averlo già fatto con quelle sulla tutela penale dell’ambiente e sulla confisca dei beni alle organizzazioni criminali. Sarà, inoltre, importante
orientare gli investimenti pubblici sugli ambiti più innovativi e con maggiore impatto sociale e
ambientali; avviare una più efficace azione diplomatica per dare un contributo concreto alla pace e
promuovere in tutti i Paesi membri una nuova stagione di coinvolgimento territoriale e degli stakeholder
per accompagnare la transizione ecologica”.

“La prossima legislatura europea – dichiara Silvia Tauro, presidente regionale di Legambiente – dovrà
realizzare un pacchetto di riforme e investimenti a sostegno di una transizione giusta e fondata su un nuovo
contratto sociale. Per questo sarà fondamentale il contributo di investimenti, soprattutto pubblici, che
garantiscano la crescita di un’economia europea decarbonizzata, inclusiva, resiliente e competitiva e il
necessario sostegno a quelle imprese che si impegnano nel rispetto di rigorosi standard sociali e ambientali.
È in questa direzione che deve andare la riforma delle principali politiche comuni che ridefiniranno le nuove
priorità di bilancio, a partire dalla riforma delle politiche agricole e di coesione che, insieme, assorbono il
63% degli oltre 1000 miliardi di euro previsti dall’attuale Quadro finanziario pluriennale.”

“Ci troviamo a fronteggiare – aggiunge Mauro Albrizio, responsabile ufficio europeo di Legambiente – una triplice crisi climatica, economica e sociale, aggravata dalle guerre in corso, e le istituzioni europee sono messe fortemente in discussione da una parte delle forze politiche in campo. Quelle sovraniste hanno costruito tutta la loro campagna elettorale contro l’Europa e contro il Green Deal, lanciato dalla
Commissione uscente presieduta da Ursula Von Der Leyen all’inizio del suo mandato a fine 2019. Il nostro
auspicio è che si ritrovi il buon senso e non si dimentichi che l’Europa, nonostante le sue contraddizioni, ha svolto un ruolo fondamentale per la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini, facendo leva sui
principi dell’azione preventiva e sul principio “chi inquina paga”, su strategie come il green deal europeo, e approvando direttive che hanno cambiato positivamente le condizioni ambientali degli Stati membri a
partire dall’Italia”.

L’Italia e le conquiste ambientali ottenute grazie all’Europa. Dal 1960 ad oggi in Italia sono aumentate le
leggi che presentano il termine “ambiente” nel titolo: passando dalle cinque del 1960 alle 77 del 1990, fino alle 189 del 2019 (fonte Istat), in quanto una gran parte della migliore legislazione italiana sulle tematiche ambientali deriva dal recepimento nel nostro ordinamento di direttive europee come quelle sulla gestione integrata dei rifiuti (CEE n. 75/442 – n. 76/e n. 78/319); quella che disciplina la gestione delle acque reflue urbane e industriali in Europa, imponendo un sistema di raccolta, trattamento e scarico adeguati (Direttiva 91/271/CEE); la Direttiva quadro sulle acque 2000/60. Altri interventi normativi fondamentali sono stati quelli a tutela della biodiversità e della natura, con la Direttiva 92/43/CEE “Habitat” (recepita con il DPR 357/1997) e della qualità dell’aria.