17 Luglio 2024 - 17:10:04
di Martina Colabianchi
Il Passo Possibile, gruppo di opposizione in Consiglio comunale, ha richiesto una Seconda e una Terza Commissione relativamente alla sicurezza cittadina.
La richiesta arriva dopo i recenti fatti accaduti in centro storico, ultimo dei quali una rissa scoppiata lo scorso 14 luglio nella quale è rimasta ferita anche una giovane colpita da una bottiglia lanciata tra la gente.
Nello specifico, la richiesta del Passo Possibile è di discutere circa le attività di prevenzione da mettere in campo per contrastare questi fenomeni, con un focus sullo stato dell’arte della videosorveglianza in città. Entro il 2025, infatti, circa 900 telecamere in tutto dovrebbero essere installate tra centro storico, periferia e frazioni aquilane, andando a costituire la rete di videosorveglianza più estesa d’Italia.
Intanto, prosegue il dibattito sulla sicurezza in città, come di consueto con il susseguirsi delle ipotesi sulle cause e sulle possibili soluzioni affinché L’Aquila possa tornare ad avere la fama della cittadina tranquilla che un tempo possedeva.
Sulla vicenda è intervenuto oggi il comitato 3e32 che, in una nota, porta al centro i temi della disuguaglianza e della povertà diffusa come cause del disgregamento sociale e del conseguente esplodere della violenza, insieme ad un centro storico sempre più svuotato e privo di spazi di confronto e partecipazione. A fronte di questa condizione sistemica, le telecamere potrebbero non costituire una soluzione adeguata andando solo a “blindare” le piazze della città che, storicamente, dovrebbero rappresentare il principale luogo di confronto e incontro tra i cittadini:
“In un luogo dove non esistono spazi di confronto e partecipazione, il dibattito pubblico viene relegato al web perché non esiste lo spazio pubblico reale. Per questo la comunità è incapace di reinventarsi. In questo senso, consumo e microdelinquenza sono solo due facce della stessa medaglia. Telecamere, daspo e repressione sono quindi parte del problema, non della soluzione. Anche perché se povertà e violenza vengono espulse dalle mura non cessano di esistere, anzi”.
Il comitato 3e32 guarda quindi alle cause profonde del disagio sociale che esplode in violenza, più che alla più superficiale prevenzione per mezzo delle telecamere e dell’inasprimento delle punizioni. Occorre una città che torni ad essere comunità e che si occupi di creare opportunità e una vita dignitosa alle fasce più fragili della sua popolazione:
“È necessario sostenere le strutture che accolgono i minori, collaborando e incentivando quelle con le figure adatte a un lavoro delicato come questo, e marginalizzando quelle che pensano solo al solo profitto, sfruttando anche lavoratrici e lavoratori, oltre che fallendo nella loro funzione socio-educativa. La nostra comunità ha bisogno di politiche sociali coraggiose che coinvolgano innanzitutto chi subisce il peso delle disuguaglianze e che generino alternative al consumo e alla logica della prepotenza. Non abbiamo bisogno di una “città rinata” ma di una comunità consapevole delle contraddizioni e delle complessità del nostro tempo. Di una città senza comunità non sappiamo che farcene”.