17 Agosto 2024 - 10:29:05
di Tommaso Cotellessa
Dall’analisi delle dichiarazioni dei redditi dei ristoratori nei 21 capoluoghi italiani emerge un dato rilevante. Viene infatti riscontrata una media degli importi bassissima, con un picco in negativo nei capoluoghi del Centro Sud.
I dati, rivelati in un approfondimento del Sole 24 Ore, certifica che nei capoluoghi di regione come L’Aquila, ma anche Potenza (dato peggiore a livello nazionale) e Ancona i ristoratori hanno dichiarato, nel 2022, importi di un quarto inferiori a quelli del 2019. Si tratta di drastico e pesante calo.
Per il Fisco la media italiana dei redditi dei ristoratori nell’anno di imposta 2022 si attesta attorno ai 15.000 euro, riscuotendo dunque una lieve flessione in positivo rispetto al 2019 e dunque ai valori pre-covid.
Prendendo in analisi i valori dei singoli capoluoghi, vediamo che è la città di Bolzano a raggiungere la prima posizione con un reddito medio di 34.000 euro, cifra da oro nonostante la flessione in negativo rispetto al 2019.
La maglia nera spetta invece alla città di Potenza che si attesta ad una media di 7.615 euro.
A segnare il miglior dato relativo all’incremento è invece Milano che passa da un reddito medio di 19.161, nel 2019, ad una media di 29.367, nel 2022, con una crescita di ben 53,2% punti percentuali.
Venendo ora al capoluogo abruzzese possiamo riscontrate che nella classifica nazionale L’Aquila si colloca al quartultimo posto, con una media di 9.269 euro al 2022 ed una grave flessione in negativo rispetto al 2019, quando la media si attestava a 12.565.
Questo è il quadro nazionale e locale della condizione dei ristoratori italiani, una categoria duramente provata da quanto avvenuto negli ultimi anni e che continua a chiedere attenzione e sostegno.
Allo stesso tempo però – come viene riportato nel quotidiano economico – quelli che emergono sono redditi ufficiali davvero troppo bassi, che fanno aguzzare lo sguardo su una categoria che nella mappa del rischio evasione elaborata dal Dipartimento Finanze incassa ben il 72,8% di “inaffidabili“, intestandosi uno dei valori più alti dopo lavanderie, noleggi auto e gestione degli impianti sportivi.