02 Settembre 2024 - 11:43:43

di Tommaso Cotellessa

Si tratta di una vicenda complessa ed annosa, che – come scrive l’Associazione per i diritti degli utenti e consumatori – va avanti nell’illegalità.

È infatti dal 2006 che l’Italia non ha fatto rispettare la tanto vituperata direttiva europea Bolkestein, divenuta ormai uno spettro terrifico che incalza i decisori politici sul tema in particolare riguardo il nodo delle concessioni balneari.

Risultato di questa mancanza, sempre per l’Aduc, è quello di “azzerare la concorrenza ed affidare alla corporazione dei balneari un servizio sempre più costoso“.

Tuttavia – come si legge questa mattina in un articolo del quotidiano La Stampa- sembrerebbe che i lavori della maggioranza sul tema sarebbe in corso tanto che una soluzione per i 7.244 stabilimenti balneari italiani potrebbe arrivare già domani all’interno del Consiglio dei ministri con l’approdo in tale sede della riforma delle concessioni del demanio marittimo che verrebbe inserita nel decreto Salva-infrazioni.

Le ipotesi in campo vedono la possibilità dell’entrata in vigore di mini-proroghe, estremamente stringenti, volte a superare il 2024, ma si ipotizza anche un sistema a più velocità per l’assegnazione delle proroghe riservando un trattamento diverso alle singole regioni utilizzando il criterio della percentuale di occupazione delle coste. Se prendesse piede questa ipotesi le regioni con la quota più alta di spiagge libere potrebbero vedere rinviate le concessioni fino al 2029.

Sul tema ovviamente è in atto la una trattativa tra Roma-Bruxelles che potrebbe portare ad un compromesso che vedrebbe come termine ultimo per le proroghe l’annualità del 2027.

L’elemento certo è che le nuove concessioni dovranno avere una durata complessiva che vada dal minimo di 5 anni al massimo di 20. Inoltre nell’ultima bozza circolata -come certifica sempre La Stampa – cadrebbe ogni tipo di diritto di prelazione sulle concessioni.

Inoltre chi ambisce ad acquistare una nuova concessione dovrà considerare che si terrà conto del numero di lavoratori che il soggetto che presenta offerta si impegnerà ad assumere dal concessionario uscente.

Grande è l’attesa per un indotto che porta l’interesse di 103.620 concessioni in tutto il territorio della penisola e di 7.244 stabilimenti balneari, di cui 451 presenti nel territorio abruzzese.

Fonte La Stampa