07 Settembre 2024 - 16:48:24

di Martina Colabianchi

Prosegue forte la protesta contro la paventata realizzazione di un impianto di trattamento fanghi in località Sassa Scalo, che dai malumori espressi dai residenti passa ad azioni concrete sul piano politico.

È stata infatti richiesta dai consiglieri comunali di opposizione Simona Giannangeli e Paolo Romano la convocazione urgente di una Conferenza dei capigruppo per discutere, anche prevedendo l’audizione di soggetti specifici competenti, di tutte le criticità venute fuori dalla riunione convocata, lo scorso 2 settembre, dall’Aduc di Preturo.

L’impianto, che dovrebbe sorgere su un’area di oltre 9.000 metri quadrati, avrebbe una capacità di trattamento di fino a ventimila tonnellate annue di materiale. A prevalere, tra le preoccupazioni espresse dai residenti della zona interessata, sono state quelle relative alla salvaguardia dell’ambiente e della sicurezza. Infatti, la procedura di valutazione ambientale, secondo i contestatori, non sarebbe adeguata alla portata del progetto, richiedendo una valutazione più approfondita, mentre anche le distanze di sicurezza previste non sarebbero rispettate mettendo a rischio la salute dei cittadini.

Il sito, infatti, confinerebbe con attività agricole produttive e si collocherebbe a 280 metri da edifici residenziale e a circa 800 metri dal Progetto Case di Sassa NSI, che presto sarà riconvertito nella Scuola Nazionale dei Vigili del Fuoco ma che giace, ancora, in un totale stato di abbandono.

Lo “Studio Preliminare Ambientale” presentato alla Regione Abruzzo sarebbe stato redatto dalla ditta DiGi Costruzioni Srl. “Trattasi di una iniziativa esclusivamente privata, della quale il Comune e la Provincia non ne erano a conoscenza?“, si chiede quindi Giannangeli in una nota in cui solleva ulteriori dubbi sull’impianto.

L’impianto è stato pensato nel Nucleo Sviluppo Industriale di Sassa perché così prevede la normativa, ma questo solleva una riflessione proprio sulla presenza “industriale” di questa area e sul suo utilizzo in questi anni: sono presenti alcune attività di tipo commerciale e artigianale, uffici/servizi, ma niente fabbriche che possano caratterizzare l’aspetto industriale del sito in questione“, scrive.

Dal punto di vista ambientale i problemi riguardano l’eventuale contaminazione del suolo e danneggiamento della falda acquifera – prosegue la consigliera di L’Aquila Coraggiosa – le emissioni polverulente e odorigene, il carico di mezzi pesanti che andrebbe ad aggiungersi al traffico già esistente su tutta la viabilità che interessa l’area est-ovest del territorio aquilano“.

Simona Giannangeli smonta anche i possibili vantaggi economici e occupazionali dell’impianto, dato che “l’impianto proposto non prevede una presenza occupazionale tale da giustificarlo, considerando che la maggior parte del processo produttivo risulta essere automatizzato, così come lo stesso Nucleo di Sviluppo Industriale a Sassa che non ha mai prodotto un incremento produttivo dal punto di vista economico a differenza di quanto è stato sempre dichiarato da chi in passato lo ha voluto realizzare“.

Altra criticità di cui tener conto è che la proposta progettuale è frutto di un interesse privato il cui soggetto attuatore e gestionale è ad oggi non individuabile, quindi qualsiasi evoluzione possa prendere questa iniziativa, sarebbe di interesse privato e non pubblico, quindi ci sarebbe una totale assenza di una gestione pubblica“.

Questi i dubbi e le criticità che Giannangeli e Romano sperano di chiarire, coinvolgendo così il Comune dell’Aquila accusato, con la Provincia, di non dare ancora risposte, nella conferenza dei Capigruppo prevista per metà settembre.