18 Settembre 2024 - 16:59:38

di Martina Colabianchi

Dopo lo scalpore suscitato dalla delibera della Giunta abruzzese che autorizzerà la caccia selettiva di 469 esemplari di cervo, diverse associazioni ambientaliste denunciano un altro provvedimento che rischia di avere conseguenze negative sulla conservazione dell’orso bruno marsicano.

Dal prossimo 2 ottobre, infatti, come da calendario venatorio 2024/2025 approvato dalla Regione Abruzzo, sarà aperta la caccia di selezione al cinghiale che avrà durata di complessivi quattro mesi, prorogando il termine fissato dalla legge 157/92, che era fissato in massimo tre mesi totali per il prelievo. 

Tale provvedimento, – scrivono le associazioni – ha determinato un pericoloso ed inaccettabile passo indietro rispetto alle azioni necessarie ad assicurare la migliore tutela dell’orso bruno marsicano, giacché annulla i precedenti e soddisfacenti provvedimenti grazie ai quali la stessa Regione, recependo le richieste provenienti dai vari tavoli di lavoro connessi al PATOM, dalle ONG e dalle aree protette, aveva disposto l’apertura della caccia al cinghiale nelle aree interessate dalla presenza di esemplari di orso nel periodo 1 novembre – 31 gennaio, assicurando così maggiori condizioni di tranquillità nel periodo dell’iperfagia, quando gli orsi devono nutrirsi in abbondanza per prepararsi all’ibernazione“.

L’ultimo calendario venatorio annulla tutto il lavoro fatto giacché, per assicurare i 4 mesi di caccia al cinghiale previsti dal DL agricoltura, non potendo prevedere attività venatoria oltre il termine del 31 gennaio, ha ovviamente riportato l’apertura della caccia al cinghiale al 1 ottobre“.

Motivo per cui le associazioni avevano scritto una lettera ai competenti uffici regionali ed a Emanuele Imprudente, Assessore con delega a Agricoltura, Caccia e pesca, e Parchi e riserve naturali, in cui hanno chiesto di rivedere il calendario venatorio, adottando un provvedimento che, almeno relativamente alla ZPE/Area Contigua del Parco, limiti la caccia al cinghiale al periodo 1 novembre – 31 gennaio, “lettera a cui – scrivono – i destinatari non hanno dato, come succede purtroppo molto spesso, alcun riscontro ed ecco quindi la necessità di questo comunicato per far conoscere la situazione a tutti i cittadini abruzzesi“.

Nella nota sono elencate, poi, le possibili conseguenze connesse alla conservazione della specie:

“1- Tutta l’area contigua/zona di protezione esterna del Parco tornerà ad essere terreno di caccia in un periodo estremamente delicato per gli esemplari presenti, verso i quali il disturbo delle mute di cani da caccia è reale e oggettivo, disturbo che si moltiplica con il maggior numero di giorni di attività e la maggior probabilità di interazione tra le mute di cani dei “cinghialari” e gli orsi ancora tutti alla ricerca di cibo prima di entrare in tana per il letargo invernale.

2- In considerazione di quanto emerso dagli ultimi dati pubblicati sul Rapporto orso 2023 del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e dai dati raccolti dalla stessa Rete di Monitoraggio regionale, il numero di orsi presenti nei territori soggetti al normale regime venatorio e delle femmine accompagnate dai piccoli dell’anno è aumentato nel corso degli ultimi anni e questo, in relazione al disturbo che deriverebbe dall’apertura anticipata, presenta rischi potenziali anche di “semplici” incidenti legati al fatto che nel mese di ottobre il numero di orsi ancora in attività è sicuramente molto maggiore di quanto non possa avvenire a partire dalla seconda metà di novembre“.

Nessuna di queste valutazioni è stata presa in considerazione dalla Delibera Regionale con cui è stato approvato il calendario venatorio 2024/2025 che ha recepito la proroga da 3 a 4 mesi per la caccia al cinghiale, senza considerare minimamente le molteplici criticità di cui sopra. Tra l’altro, le esigenze di riduzione della popolazione di cinghiale imposte dal DL citato e dalla recente ordinanza del 29 agosto adottata dal Commissario Straordinario alla Peste Suina Africana non hanno ragione di essere applicate anche all’area in argomento per vari ed acclarati motivi (la bassa densità complessiva di cinghiali che certo non sono così numerosi come, invece, accade in aree del Pescarese o del Vastese, la scarsità di numero ed entità di danni all’ agricoltura di montagna, che è da anni poca cosa, ed il maggior controllo esercitato dai lupi sulla specie)“.

Pertanto, anche in questo caso l’operazione si configura come l’ennesimo regalo della nostra classe politica regionale alle associazioni venatorie, rappresentanti di una infima minoranza gratificata anche di fondi pubblici, come nel caso della caccia di selezione al cervo, a danno di una maggioranza vastissima di cittadini e di una specie come l’orso che per l’Abruzzo è un vero e proprio simbolo identitario, oltre ad essere specie particolarmente protetta da leggi nazionali ed europee“, concludono.

Il comunicato è firmato da Stefano Orlandini – Presidente SALVIAMO l’ORSO OdV, Filomena Ricci – Delegato WWF Abruzzo, Stefano Allavena – Delegato LIPU Abruzzo, Laura Asti – Delegato Pro Natura Abruzzo, Massimo Pellegrini – Presidente Stazione Ornitologica Abruzzese, Alessandro Piazzi – Presidente nazionale FEDERTREK, Bruno Petriccione – Presidente Appennino Ecosistema, Fabio Borlenghi – Responsabile di Altura Abruzzo, Gabriele Mastropietro – Rappresentante “ORSO & Friends”, Mimi D’Aurora – Presidente “Dalla parte dell’Orso” e Mario Cipollone – Direttore “Rewilding Apennines”.